A un mese dalla chiusura dell’ultima edizione, che ha mostrato la capacità del festival di resistere e il suo legame consolidato con il territorio e con il pubblico anche nel panorama complesso dell’emergenza sanitaria, Mittelfest si presenta con un volto nuovo: quello del direttore artistico Giacomo Pedini, che succede ad Haris Pašović, e quello di una nuova progettualità pronta a rilanciare la funzione della manifestazione quale volano per il territorio e con il territorio.
Giacomo Pedini, nato ad Assisi 37 anni fa, allievo dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia, ha conseguito il dottorato di ricerca in teatro all’Università di Pavia. È attualmente docente a contratto di Storia della regia e Istituzioni di regia all’Università di Bologna, è stato dramaturgo, dal 2017 al 2019, di Ert, Teatro Nazionale dell’Emilia Romagna, dove già dal 2012 ha coordinato e curato molti importanti progetti di teatro partecipato (come Il ratto d’Europa di Claudio Longhi, Premio Ubu 2013), di formazione del nuovo pubblico e dei giovani artisti, dove infine, come dramaturg, ha collaborato alle attività internazionali, a partire dal VIE Festival. È stato anche regista assistente in spettacoli di successo, accanto a Claudio Longhi, neo direttore del Piccolo Teatro di Milano. Svolge di suo l’attività di saggista, di regista e drammaturgo di spettacoli spesso con musica dal vivo come Chi non muore si ripete (2016, Festival di Torrechiara Renata Tebaldi/regia e drammaturgia), I pugni ricolmi d’oro (2016, Teatro della Toscana / drammaturgia con Lino Guanciale e Silvia Rigon), La fattoria degli animali (2018, ERT Fondazione e FestivalFilosofia / regia e drammaturgia), mentre per Luca Sossella Editore, ERT Fondazione, Unipol e Rai Radio 3 ha curato nel 2019 la regia e la drammaturgia del ciclo Oracoli, Saperi e pregiudizi ai tempi dell’IA.
“La scelta di un volto giovane esprime la volontà di un Mittelfest rinnovato, che intende continuare a interpretare in modo chiaro la missione che è contenutanel suo nome,ovvero rappresentare la Mitteleuropa, ma con una svolta di identità che porta il festival a una nuova dimensione: non più solo vetrina di un prodotto di nicchia ma soggetto attivo, propositivo, economico che coinvolgela città di Cividale e i territori adiacenti quali le Valli del Natisone e le Valli del Torrein maniera globale e continuativa, investendoli di una speciale ed esclusiva missione che motivi anche soggetti non culturali a lavorare per un obiettivo comune.Questi soggetti saranno le istituzioni, le realtà commerciali, l’enogastronomia e il territorio, per cui il festival farà da aggregatore degli sforzi comuni”. Spiega il Presidente di Mittelfest Roberto Corciulo.
Il centro del ragionamento del Cda in questo rinnovamento è dunque quello di ridare attrattività a Mittelfest, creando una realtà a “largo gradiente empatico: un luogo produttore di cultura e valore aggiunto”, al quale i soggetti coinvolti affidano la propria voce.
“Cividale del Friuli deve diventare “Mittelfest”, un nuovo territorio immaginario, un’officina delle idee e degli scambi, del dialogo e della cultura della Mitteleuropa: una vetrina internazionale di esperienze e di proposte che, lungo tutto il corso dell’anno, possono essere viste, vissute, acquisite”, prosegue Corciulo. Il Festival teatrale diventa così la punta dell’iceberg di un percorso lungo dodici mesi, dove il teatro sarà chiamato ad assolvere nuovamente la sua storica funzione di strumento per il racconto e l’interpretazione della realtà, un medium per renderla leggibile a tutti.
Mittelfest cambia pelle, restando forte però della sua storia e delle relazioni costruite in 30 anni, per fare un salto nel domani. “Accogliamo con soddisfazione la nomina del nuovo direttore artistico di Mittelfest, socio storico di Italiafestival – così il presidente dell’associazione dei festival italiani Francesco Maria Perrotta -, un grosso plauso al presidente Roberto Corciulo e al suo consiglio di amministrazione che ha selezionato Giacomo Pedini, un giovane ma già affermato regista e drammaturgo; si è messa in atto concretamente l’apertura verso le nuove generazioni di manager più volte annunciata nel mondo delle istituzioni culturali ma spesso disattesa anche per mancanza di coraggio . Il nostro auspicio è che si possano moltiplicare tali occasioni osando e puntando sulle nuove professionalità”.