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RUGGERO SINTONI: IL PUBBLICO SA CHE IL TEATRO È UN LUOGO SICURO

Tempo di lettura: 2 minuti

L’intervista a Ruggero Sintoni, produttore teatrale e cinematografico, co-direttore della Compagnia di Produzione Teatrale Accademia Peduta/Romagna Teatri.

Ci si aspettava la chiusura dei teatri contenuta nel Dpcm del 24 ottobre?
In Italia sono attivi 1500 teatri, 6 dei quali sono gestiti da Accademia Perduta/Romagna Teatri: Teatro Diego Fabbri Forlì, Teatro Goldoni Bagnacavallo, Teatro Masini Faenza, Teatro Il Piccolo Forlì, Teatro Walter Chiari Cervia, Teatro Dragoni Meldola. Solo in questi 6 teatri abbiamo dovuto rinviare 13 spettacoli. In qualità di Direttori Artistici, io e Claudio Casadio ci siamo inventati la prima parte della stagione e abbiamo voluto chiamarla “APeRTure”, perché rendesse bene lo spirito con il quale avevamo ricominciato a programmare dopo la precedente chiusura dei teatri. Speriamo naturalmente sia contenuta la pandemia e mettiamo al primo posto la salute, ma al contempo auspichiamo le ulteriori misure da adottare in termini di contenimento e le eventuali restrizioni tengano conto del fatto che il teatro è un luogo sicuro. E lo è per due ragioni: la prima riguarda l’utenza, responsabile e sempre rispettosa delle normative; la seconda i teatri, dove sono stati fatti enormi investimenti per contingentare gli spettatori, per la sicurezza di pubblico e lavoratori, con il consequenziale aumento del personale di sala, di quello preposto per l’igienizzazione, la misurazione della temperatura. Il Dpcm risulta penalizzante.
Adesso ci aspettiamo particolare attenzione per il mondo dello spettacolo.

Si guarda forse al mondo dello spettacolo come a un mondo puramente ricreativo?
Solo in Emilia Romagna sono quasi 11.000 i lavoratori dello spettacolo. Si tratta di una grande industria, composta dalle figure professionalmente più diversificate: dagli autonomi agli
intermittenti, dagli artisti ai tecnici, ai trasportatori. Occorre salvaguardarli. Tutti noi abbiamo bisogno di tornare a lavorare in modo sicuro.

Paventa, alla riapertura, una minore partecipazione del pubblico agli spettacoli?
In provincia gli spettatori vengono a teatro con i mezzi propri e questo può essere un dato positivo.
L’uno ottobre il pubblico ha riempito i posti contingentati al Teatro Masini di Faenza, in occasione dello spettacolo di Claudio Bisio e Gigio Alberti. Forti anche di questi numeri noi abbiamo riprogrammato. Certo non aiuta l’allarmismo dei media, non aiuta il fenomeno imbarazzante dei virologi che litigano in TV. Ma il pubblico, in mezzo a questo trambusto, sa comunque che il teatro è un luogo sicuro.

Una riflessione sui teatri indipendenti così provati negli ultimi mesi e realmente a rischio di sopravvivenza?
I piccoli teatri, quelli indipendenti, sono parte integrante del sistema teatrale italiano e, come tali, hanno bisogno di essere compresi in un sistema di ristori. Non possiamo fare distinzione tra lavoratori dei teatri pubblici e lavoratori dei teatri indipendenti. Sono tutti lavoratori, indipendentemente dai numeri. Lo spettacolo dal vivo, del resto, non è fatto solo di grandi star.

Cosa spera accada nei prossimi mesi?
Spero si torni a lavorare. Spero finisca questa orribile vicenda del Covid. Spero inoltre che il nostro Parlamento cominci finalmente a pensare alle prospettive dei lavoratori dello spettacolo. Da quattro anni è sul tavolo una riforma necessaria. È ora che si diano una mossa. Occorre una legge sullo
spettacolo, non possiamo più aspettare.

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