C’è un teatro in Italia che ogni anno raccoglie attorno a sé milioni di persone nelle strade e nelle piazze di tutte le regioni. Si tratta del teatro urbano: una delle forme di spettacolo “popolare” più antiche nel senso più ampio del termine, che richiama a una dimensione identitaria della tradizione artistica.
Prima di chiudersi nelle sale, il teatro italiano ed europeo nasce dentro la città, sviluppandosi nelle piazze e nello spazio pubblico delle grandi città e delle piccole comunità, rendendo il centro urbano il protagonista di una forma di spettacolo con un impatto profondo sul tessuto sociale e culturale cittadino.
«Quello che sconta oggi il teatro delle città, come altri settori dello spettacolo popolare in Italia, è un’attenzione non adeguata da parte della politica culturale alle istanze proprie e peculiari di questo settore». Da questa premessa l’ANAP – Associazione Nazionale Arti Performative ha avviato una campagna di sensibilizzazione “Per un teatro delle città” sul ruolo che lo spettacolo urbano svolge nelle comunità italiane, lanciando una petizione per chiedere un maggiore riconoscimento e sostegno da parte delle istituzioni pubbliche. Un appello che l’Associazione ha portato anche in Senato, giovedì 24 ottobre, in un incontro promosso dal Sen. Francesco Verducci con il patrocinio di ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. All’iniziativa si sono uniti anche alcuni nomi del panorama culturale e teatrale italiano come Eugenio Barba, Moni Ovadia, David Riondino, Jacopo Fo, Ascanio Celestini, Arturo Brachetti.
“L’’indagine Sponsor Value di StageUp – IPSOS del 2013 ha rivelato che la frequentazione dei festival del teatro di strada è la 9a attività del tempo libero degli italiani e che il pubblico di questi eventi è equivalente a quello di tutto il resto del comparto teatrale (circa 26 milioni di persone). Ogni euro speso in questi eventi è in grado di restituirne ai territori circa 7. Come è possibile che in Italia non si investa su questa incredibile risorsa?”. A domandarlo è il presidente di ANAP Carlo Alberto Lanciotti.
Secondo i dati di ANAP, attualmente il settore riceve soltanto lo 0,07% del Fondo Nazionale dello Spettacolo dal Vivo. La categoria delle artiste e degli artisti del teatro di strada non si identifica né si esaurisce nella definizione di “artisti di strada”, come istituito dal Decreto Ministeriale del 27 luglio 2017.
Allo stesso tempo – prosegue l’Associazione Nazionale Arti Performative – «le professionalità del settore sono costrette ancora a confrontarsi con una visione stereotipata del teatro di strada e allo spettacolo, nonostante le competenze riconosciute invece a livello internazionale, la formazione completa e complessa, la preparazione che queste figure mettono in campo». Le compagnie che animano piazze e spazi pubblici sono a tutti gli effetti composte da professioniste e professionisti che contribuiscono in maniera significativa all’innovazione teatrale, alla ricerca artistica e all’identità culturale del Paese.
“Il mancato riconoscimento di una figura professionale del teatro urbano e del teatro indipendente di strada è un punto centrale del nostro manifesto” spiega il direttore di ANAP Alessio Michelotti. “Dal punto di vista previdenziale, mentre altri settori dello spettacolo hanno trovato una soluzione attraverso l’iscrizione degli impresari alle casse degli artigiani e commercianti, le compagnie di teatro di strada sono ancora tutte inquadrate con la vecchia normativa Enpals – ora confluita nell’Inps – che norma il settore teatrale, ma che non è adatto alle specificità del nostro comparto”. Nel caso delle imprese dei teatri di prosa, gli artisti scritturati vengono contrattualizzati per un periodo di tempo che copre sia il periodo di prove che quello della messa in scena dello spettacolo. Nel caso del teatro di strada, le compagnie non riescono a superare più di qualche giorno come periodo di prova nei contratti con gli artisti, rendendo più difficile raggiungere il tetto dei 120 giorni richiesti nell’anno previdenziale. “È un sistema che non registra la peculiarità del nostro settore e che andrebbe riorganizzato per consentire agli artisti di lavorare con sicurezza da un punto di vista contributivo”.
La proposta avanzata dall’ANAP è quella di ragionare sulla costituzione di un organismo ministeriale, partecipato dalle Regioni e dai Comuni, che sia preposto allo sviluppo di politiche per la promozione del Teatro Urbano nei territori di tutta Italia, guardando al modello francese.
L’obiettivo – spiega l’Associazione delle Arti Performative – è quello di ottenere un adeguato sostegno nell’ambito della formazione, creazione e diffusione delle produzioni del teatro urbano in Italia e all’estero.