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Danza

Successo ed emozione per l’Arte di Marinel Stefanescu

Articolo a cura di Michele Olivieri

Tempo di lettura: 6 minuti

Serata fortemente voluta da Rezart Stafa unitamente a Liliana Cosi, Elena Casolari e Nicoletta Stefanescu per porre in luce – se mai ce ne fosse ancora bisogno – il talento unico del grande Maestro Marinel Stefanescu, votato come recita il titolo all’Arte intesa a tutto campo: amava la totalità delle capacità espressive, dal teatro al cinema, dalla letteratura alla pittura.

Per lui l’arte era sacra nel senso che o serviva per elevare lo spirito dell’uomo oppure non ce n’era alcun bisogno. Non solo ballerino e coreografo, ma anche figura capace di spaziare nei vari linguaggi come riprova della sua attitudine comunicativa.

Il programma ha condensato il meglio che Stefanescu ha creato per i palcoscenici più importanti del panorama nazionale e internazionale e naturalmente per i suoi allievi e professionisti della storica scuola e compagnia emiliana – fondata in tandem con l’étoile Liliana Cosi – sul repertorio classico-romantico e in quello moderno. Numerose le coreografie che ha lasciato in eredità come testimonianza di una stagione irripetibile per quel desiderio di elevare la danza a momento di spiritualità e non solo di spettacolarità.

Nello splendente e gremito Teatro Romolo Valli il “Nuovo Balletto Classico” con ospite il “Teatro dell’Opera di Roma” e il “Teatro dell’Opera di Bucarest” in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia si è ammirata una lunga carrellata di titoli capace di commuovere ed emozionare il pubblico formato da tanti giovani e da tanti nomi giunti da ogni parte d’Europa per omaggiare Stefanescu, il quale sarebbe stato sicuramente felice di questo abbraccio così sentito e partecipe.

È stato un formidabile virtuoso della disciplina coreutica nella quale ha riversato il suo mondo interiore e il suo temperamento, contraddistinto da una sensazione di struggente malinconia e di intima attenzione per i sentimenti e gli aspetti che si dissolvono con il mutare del tempo.

Nella produzione di Stefanescu troviamo in apertura di serata “Concerto di Rachmaninov” di stampo neoclassico con interprete il “Nuovo Balletto Classico”. Protagonisti “L’Arte” interpretata da Martina Dall’Asta e “Il giovane Rachmaninov” interpretato da Victor Finaurini. Al loro fianco Kiara Barjami, Giorgia Carboni, Begimai Iliasbekova, Erjola Mali, Nurzhamal Moldogazieva, Iasminakhov Muratkhanova, Enxhi Nika, Giulia Zavanone, Meerim Zhumabaeva, Leonard Cela, Klevis Spaho. Uno dei pezzi più poetici e tecnicamente brillanti per le caratteristiche della scrittura coreografica ricca di intenso lirismo dove le qualità sono quelle di naturalezza e agilità nei meravigliosi concerti per pianoforte e orchestra che Rachmaninov ha donato all’umanità. Così da determinare tra platea e palcoscenico una solida empatia grazie a quel soffio di romanticismo lunare che mai hai abbandonato Stefanescu. Alternando momenti giocosi ad altri più malinconici e dando al corpo lo strumento primario per sperimentare le possibilità sonore i danzatori diventano alleati del “ritmo” puntando ad un approccio consapevole sullo spartito.

A seguire la coreografia “Come due colombe” sempre a cura del “Nuovo Balletto Classico” sull’Adagio di Albinoni con interpreti Marika Morra, Mateo Dani e Stefi Xhelaj, Eugert Osmanaj. Il pezzo, presentato per la prima volta nel 1998 proprio sul palcoscenico del Valli, è una libera interpretazione ballettistica del capolavoro musicale mai coreografato prima di allora. Su un motivo d’accompagnamento che si protrae per tutto il brano fornendo un tappeto armonico si staglia in contrasto – poetica e sublime – la danza con il suo tempo fatto di passi lunghi e intrecci che rimandano ad una modernità immutata.

Prima del terzo pezzo in programma è stato consegnato il Premio alla Carriera in memoria del Maestro ad Eleonora Abbagnato, già étoile dell’Opéra di Parigi e attuale Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma che ha ricevuto il riconoscimento dalle mani del Prefetto di Reggio Emilia, Maria Rita Cocciufa, siciliana come la premiata che visibilmente emozionata ha espresso parole di elogio verso l’arte di Tersicore e naturalmente alla carriera della Abbagnato che a sua volta ha raccontato i propri sentimenti legati a questa nobile professione e al raggiungimento del successo conseguito con disciplina, rigore e duro lavoro.
A seguire la Direttrice dell’Opera di Roma ha introdotto in anteprima il “pas de deux” dalla scena della camera tratto da “Il rosso e il nero”: titolo che tra pochi giorni debutterà sul palcoscenico capitolino del Costanzi nella celeberrima coreografia di Uwe Scholz con interpreti d’eccellenza l’étoile Rebecca Bianchi e il primo ballerino Michele Satriano.
Ispirato al romanzo di Stendhal del 1830 il balletto trasposto dalla letteratura fu messo in danza dal geniale coreografo tedesco in tre atti nel 1988 infondendo una struttura di straordinaria intensità.
I due applauditissimi artisti hanno regalato passione e dramma sulle evocative musiche di Hector Berlioz.

Dopo l’intervallo durante il quale il pubblico ha potuto ammirare la Mostra allestita al primo piano nella Sala ottagonale di una cospicua collezione di quadri dipinti da Marinel Stefaneuscu a riprova della sua poliedricità, lo spettacolo ha ripreso con “Patetica”, una delle più famose coreografie del Maestro sulla musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij nell’esecuzione del “Nuovo Balletto Classico”, in particolare Giorgia Carboni nel ruolo de “La Vita”, Leonard Cela in quelli de “L’Amore” e Klevis Spaho nei panni de “Il Destino”, al loro fianco Kiara Barjami, Maria Igonina, Erjola Mali, Iasminakhov Muratkhanova, Stefi Xhelaj, Meerim Zhumabaeva.

Come ha ben narrato Liliana cosi in palcoscenico (travolta da grande affetto del pubblico presente), “Patetica” nasce nel 1975 in debutto assoluto a Martina Franca per il Festival della Valle d’Itria. Nel 1985 vede la luce un nuovo allestimento sul palco del Valli e oggi a distanza di quasi quarant’anni si ripresenta sulla medesima ribalta per encomiare il coreografo nel suo ruolo prediletto. La Cosi ha proseguito ricordando che lo stesso Stefanescu, seguendo i temi musicali connessi all’animo del compositore, identificava mediante il linguaggio coreografico i tre personaggi del balletto (Vita, Amore e Destino). Attraverso le reazioni del gruppo, dei solisti e i loro sentimenti nei confronti del dramma musicale, il coreografo ha infuso la possibilità agli spettatori di vivere comprensibilmente l’azione scenica. Pur conoscendo dall’inizio l’impossibilità di sfuggire all’ineluttabilità del destino, l’esistenza ama fino al totale sacrificio di sé.

Liliana Cosi ha sottolineato che se qualcuno uccide la vita dove questa morirà nelle braccia dell’Amore, vivrà quindi in eterno, perché l’Amore è a sua volta eterno. In questo balletto la giovane Cosi vide una novità ma con un senso profondo dove anche la morte era ‘bella’.

È un balletto che ai tempi la Compagnia ha danzato tantissimo e la Cosi ha ricordato che una sera in camerino, dopo uno spettacolo una signora anziana le disse: “non ho più paura di morire, è bello morire per amore!”. La coreografia rivista oggi conserva un aura sempre attuale, fresca, ed è “orchestrata” con prodigiosa sapienza. La costruzione varia continuamente negli slanci restituendo la pienezza delle immagini e la portata degli esecutori. Secondo pezzo in programma “Doina” su musica popolare rumena con il solista Leonardo Likollari del “Nuovo Balletto Classico”. La coreografia di Stefanescu è lirica e malinconica, quasi fosse una silenziosa lamentela sull’amarezza della vita. Il maestro considerava questa forma musicale “l’essenza di tutta la musica rumena e tra le migliori espressioni artistiche della sua cultura”. La danza appare libera nella struggente solitudine e la gestualità diventa viatico per alleviare l’anima. Lo spettatore ritrova nell’assolo differenti temi come il desiderio, i sentimenti, l’amore per la natura, il dolore sulla cupezza dell’esistenza terrena ma anche l’invocazione celeste a Dio nel dolore.

Particolarmente applaudito Leonardo Likollari che ha saputo immergersi vigorosamente in questo “canto del corpo” restituendo la sensazione di una coreografia “da ascoltare” mediante le vibranti corde dell’anima. Esistono differenti “Doine” che nelle parole di Liliana Cosi sono canti di dolore senza lacrime nati nel cuore del folklore rumeno divenuti famosi grazie alla interpretazione del grande flautista di Pan Gheorghe Zamfir. A seguire il pas de deux da “Spartacus” sulla musica di Aram Il’ič Chačaturjan con Martina Dall’Asta nel ruolo di Frigia e Leonard Cela in quelli di Spartacus, interpreti speciali nella scena d’amore. Questo capolavoro di Stefanescu si è sempre distinto per la forte presenza scenica dove la musica trabocca di melodia e vitalità, i momenti languidi si alternano a sezioni di travolgente dinamismo ritmico e i corpi suonano ad una velocità dove la tenerezza è minata solo da accenni minacciosi a venire. Stefanescu si è ispirato alle caratteristiche della musica, senza cambiarne il senso, ma cercando di esprimerlo al massimo. La sua versione non vuole porre in luce l’eroe alla sovietica ma bensì far risaltare i suoi tratti umani.

Penultimo pezzo in scaletta il pas de deux da “Lo Schiaccianoci” con interpreti la ballerina solista Irina Chiriacescu e il ballerino solista David Datu entrambi in forze al Teatro dell’Opera di Bucarest. La coreografia di Stefanescu si basa sul linguaggio neoclassico dove rivede la giovane Clara danzare con il principe lasciandosi ispirare dalla musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij e dalle sorprendenti armonie sui colori orchestrali. Il Maestro trasforma la partitura del passo a due in un movimento profondo, vivo, radicato sino alla festante apoteosi della coda dove la poesia e la forza si sposano mentre il virtuosismo e l’eleganza dialogano tra loro. In generale i “pas de deux” di Stefanescu conducono costantemente ad omaggiare la bellezza del balletto classico accademico, mediante i capolavori che non hanno epoche, barriere o frontiere.

A concludere in maniera scoppiettante e trascinante l’articolata serata il brano “Nostalgia” su musica di Franz Liszt (seconda rapsodia) con esecutori Martina Dall’Asta (La Patria) e Rezart Stafa (Il giovane Liszt) al fianco di Giorgia Carboni, Enxhi Nika, Sophie Perkovic, Mateo Dani, Victor Finaurini, Eugert Osmanaj. Estratto dal balletto “Radici” firmato da Stefanescu nel 1990 sulle struggenti melodie ungheresi dove è preponderante il nostalgico cammino dalle proprie origini verso l’arte universale. Protagonista Rezart Stafa, che dopo aver dato l’addio alle scene circa sette anni fa è ritornato trionfante a danzare per l’occasione in ricordo del suo Maestro di cui ne è oggi meritevole e capace prosecutore.

La coppia e il restante gruppo del “Nuovo Balletto Classico” ha chiuso con un brano di grande effetto dove la sfavillante destrezza e l’estrosa invenzione si intrecciano alle incalzanti suggestioni ritmiche. Tanti gli applausi giunti dal teatro arricchito da prestigiose presenze, come quelle del Maestro Amedeo Amodio e del nuovo Direttore della Scuola del Balletto di Toscana Hektor Budlla unitamente alle tre figlie del Maestro e ai suoi affetti più cari, alle autorità politiche ed ecclesiastiche, e a Ileana Iliescu (prima ballerina emerita del Teatro dell’Opera Nazionale di Bucarest e partner artistica per molti anni di Stefanescu), affiancati da numerosi ex allievi oggi in buona parte docenti e direttori di scuole di danza che proseguono nella missione lanciata da Stefanescu-Cosi quale veicolo artistico e culturale per tutti e in particolare per le giovani generazioni dove il passato si trasforma in custode dell’attuale valore.

L’augurio è che questa serata possa diventare un appuntamento fisso nel cartellone del Teatro Romolo Valli e della città di Reggio Emilia, a perpetua memoria.

di Michele Olivieri

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