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ANTONIETTA SANTACROCE: “IL FESTIVAL D’AUTUNNO RIPARTIRÀ RINNOVATO E CON MAGGIORE SLANCIO”

Tempo di lettura: 5 minuti

Appassionata di arte e di musica, essendo lei stessa una valente musicista, Antonietta Santacroce persegue da anni l’obiettivo di valorizzare il territorio con il Festival d’Autunno. Da diciotto edizioni, grazie al lavoro attento nei confronti delle nuove realtà musicali, la distinguono per l’impegno con cui riesce a portare avanti un’idea in continua evoluzione.

Un progetto che riesce a muoversi liberamente nei diversi generi musicali, senza discriminazioni di alcun tipo perché come lei stessa da sempre sostiene “la cultura non ha confini”.

Un approccio naturale che distingue il Festival anche per i numerosi incontri culturali. Una visione ampia che rende il Festival d’Autunno un punto d’incontro per una Calabria che vuole crescere.

Lo scorso anno è stato vissuto senza poter “respirare” l’aria della cultura e dei concerti dal vivo. Qual è stata la sensazione vissuta in questo tempo che definirei “sospeso”?

Dopo l’iniziale sbandamento ho cercato di ribaltare la situazione, utilizzando l’enorme tempo a disposizione per riflettere su me stessa e sul festival, per ritagliarmi alcuni momenti di meditazione grazie allo yoga, e potenziare alcuni processi già in essere. Ho vissuto positivamente questa fase come momento di crescita e riflessione e penso di esserne uscita rafforzata.

Durante il lockdown ha dichiarato che il periodo di chiusura e delle conseguenti restrizioni sarebbe stato importante per riflettere sul nostro passato e per riuscire a essere più vicini e solidali. Pensa che ci siamo riusciti?

Al contrario. Ritengo che il lockdown abbia evidenziato ed esasperato le disuguaglianze della nostra società. Il risultato è un odio sociale manifesto come non era mai successo prima.

Il mondo dello spettacolo in questi mesi è stato molto penalizzato. Sono state immaginate nuove soluzioni per gli eventi dal vivo. Tra queste lo streaming. Qual è la sua idea?

Ritengo che lo streaming non possa minimamente restituire l’entusiasmo dei live, il coinvolgimento che si crea tra artista e pubblico. Indubbiamente è stato una risorsa durante il lockdown. Ha consentito a noi organizzatori di mantenere il legame con il pubblico. Al tempo stesso gli spettatori hanno avuto la possibilità di godere della bella musica e dell’arte attraverso nuove modalità di fruizione, che sono diventate di pubblico dominio. Sicuramente è da considerare un punto di non ritorno, che si continuerà a utilizzare anche quando finirà la pandemia.

Nato nel 2003, il Festival d’Autunno inizialmente ha rivolto l’attenzione alla musica barocca. Poi ha preferito allargare gli orizzonti musicali. Cosa l’ha spinta a prendere questa decisione?

La necessità di ampliarne la visione. Ho ritenuto che un festival musicale ad ampio raggio, con spettacoli di vario genere, di profilo nazionale e internazionale, potesse soddisfare meglio le aspettative di tutto il pubblico calabrese, non solo di una parte, allargando gli orizzonti musicali. In tal modo, i nostri spettatori nel corso degli anni hanno conosciuto nuovi artisti, incontrato i propri beniamini senza dover più spostarsi fuori regione. Proprio per questo ho sempre voluto che non ci fossero divisioni tra generi, è solo l’artista che crea la grande musica: ma questo concetto nel 2003 non era così ovvio come oggi. Nel tempo il festival poi si è evoluto, cogliendo gli spunti provenienti dalla società e seguendo ogni anno una tematica differente, che lo hanno portato a ospitare i maggiori rappresentanti nazionali e internazionali della musica jazz, R&b, popolare, classica, rock e pop. Un lavoro costante e attento che di anno in anno ci ha portato a essere considerati un riferimento importante e molto atteso in Calabria.

Paco De Lucia

In questi anni è riuscita a realizzare una rassegna che ha trovato consensi unanimi. Un appuntamento che fa vivere nella città e nell’intera Calabria un’aria di attesa. Il suo è un Festival che propone idee e visioni sempre diverse

La varietà delle proposte è da sempre una caratteristica del Festival d’Autunno. Ogni anno lavoriamo per mostrare una molteplicità di espressioni, puntando sulla qualità e sulla ricchezza degli eventi. Una rassegna che non vive di sola musica ma anche di appuntamenti culturali e multimediali grazie alla partecipazione di giornalisti, scrittori, esperti vari. Tutti gli ospiti interagiscono con il pubblico, contribuendo a innalzare il livello culturale e a creare un interesse enorme. A proposito di quanto detto precedentemente, i nostri eventi culturali già da diversi anni si realizzano anche in streaming. Abbiamo un po’ precorso i tempi.

Immagino che ancora voglia mantenere segreto il prossimo cartellone a cui sta lavorando. E’ interessante, però, capire come si è mossa in questo periodo e anche come immagina il Festival tra dieci anni. Pensa sia possibile una evoluzione di una rassegna che in questi anni si è confermato come “luogo” di cultura imprescindibile per la sua terra?

Il nuovo cartellone è in linea di massima già definito, anche se siamo ancora in attesa del bando regionale di promozione culturale. Il festival infatti si sostiene essenzialmente grazie ai fondi pubblici e alla vendita dei biglietti. Quest’ultima voce, però, quest’anno avrà una decurtazione importante a causa della normativa anti-covid. Purtroppo non potrà essere recuperata diversamente. Il fragile tessuto economico calabrese rende da un lato, necessaria una calmierazione del costo dei ticket, dall’altra consente sponsorizzazioni molto contenute, a differenza di quanto avviene nelle altre regioni italiane. Riguardo al futuro, nei prossimi anni mi piacerebbe continuare a proporre generi e stili diversi, con artisti di fama nel campo della musica, del teatro e della danza, incrementando la parte extra musicale e le produzioni, come già si vedrà dal nuovo cartellone.

The Manhattan Transfer

Nel corso degli anni, oltre a ospitare artisti italiani di prestigio, ha sempre presentato musicisti stranieri di spessore internazionale come Paco de Lucia, The Manhattan Transfer, Dionne Warwick, Al Di Meola, Herbie Hancock, Dee Dee Bridgewater, Tania Maria, Steve Hackett. Personaggi che hanno fatto la storia della musica nei loro generi.

Festival d’Autunno in tanti anni di programmazione, ha proposto molti eventi in esclusiva nazionale con grandi interpreti che hanno dato lustro alla nostra rassegna e alla regione tutta. Presenze che, oltre ad avere aumentato il livello culturale del territorio, hanno creato un maggiore interesse nei confronti della Calabria intera. Infatti, grazie agli spettatori provenienti da tutta Italia, il nostro territorio ha beneficiato anche nei mesi di programmazione, di una ricaduta turistica, dimostrando concretamente la valenza del binomio cultura – turismo, in una regione che ancora dal punto di vista turistico punta purtroppo esclusivamente sulla promozione del mare incontaminato, come dimostrano i recenti spot. La promozione del territorio, la ricerca e divulgazione della storia della Calabria, invece, è sempre stata una finalità del festival e degli eventi promossi.

Il Festival d’Autunno ha esaltato il territorio con una sua produzione che ha riscosso molto successo.

La produzione del documentario “God blessed Calabria”, realizzato dal famoso regista Erminio Perocco, è un po’ il nostro fiore all’occhiello. Il film, presentato con grande successo al Salone Internazionale del Libro di Torino e in alcuni istituti italiani di cultura all’estero, si focalizza sulla Calabria bizantina, culla del monachesimo e di una cultura che ha lasciato in tutta la nostra regione opere di inestimabile bellezza. Tutte ancora poco conosciute e per questo da divulgare e valorizzare. Oltre al documentario vorrei ricordare l’importante incontro con lo storico tedesco Armin Wolf, autore di una interessante teoria sulle rotte di Ulisse in Calabria.

Non trascurerei le masterclass, veri propri momenti di incontro tra il pubblico e gli artisti.

Le masterclass, gli incontri e le produzioni culturali, la promozione dei giovani talenti, attraverso il talent “Next generation”, arricchiscono il cartellone principale con i grandi eventi musicali e offrono nuove opportunità di crescita. Infatti il festival oltre a proporre i grandi nomi del mondo della musica, del teatro o della danza, ha sempre valorizzato i giovani artisti e si è impegnato a innalzare il livello culturale, attraverso gli incontri con i protagonisti dello spettacolo,   le masterclass, la divulgazione nei musei, i dibattiti culturali, l’impegno sociale, le degustazioni enogastronomiche, la ricerca storica: tutti elementi che lo rendono un festival di qualità, fortemente radicato nel territorio, multitematico e  attivo a trecentosessanta gradi nel panorama calabrese e nazionale.

Scritto da

Giuseppe Panella è giornalista e critico musicale. Da sempre non limita i suoi interessi alla musica, scrivendo anche di teatro e di libri. Da circa venti anni è addetto stampa di alcuni festival, artisti e radio. Tra le sue collaborazioni quella con MusicalNews, Classic Rock, Vinile, Gazzetta del Sud, Il popolo del blues, Tutto Sud News e Muzi Kult. Nel 2011 ha contribuito con una scheda al libro "Da Mameli a Vasco. 150 canzoni che hanno unito gli italiani", curato da Maurizio Becker e pubblicato da Coniglio Editore. Nel 2011 e 2012 è stato direttore responsabile di Onda Calabra. Ha un suo blog (www.giuseppepanella.it)

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