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IN ATTESA DELLA RIAPERTURA: ARANCIA MECCANICA di STANLEY KUBRICK

Tempo di lettura: 7 minuti

Il 2 febbraio 1972, dopo un’anteprima insoddisfacente, uscì nei cinema degli Stati Uniti una delle pellicole che più ha cambiato la storia del cinema. Grazie al suo assurdo protagonista e alla sua sceneggiatura distopica e violenta, il film creò uno scandalo al punto che venne ritirato dalle sale cinematografiche, segnando a suo modo una generazione: Arancia Meccanica di Stanley Kubrick.

Arancia Meccanica è un film del 1971 scritto, diretto e prodotto da Stanley Kubrick. Tratto dall’omonimo romanzo del 1962 di Anthony Burgess, Arancia Meccanica segna il secondo approccio del regista al genere fantascientifico dopo 2001: Odissea nello spazio. Con questo film, Kubrick trasporta la fantascienza nei bassifondi della società e dell’animo umano, creando un’opera distopica con ampi risvolti sociologici.

Temi centrali del capolavoro (l’ennesimo) di Kubrick sono il libero arbitrio e la violenza nella società. Il regista mostra una violenza efferata e crudele sia nei casi in cui è presente la libertà di scelta, ma soprattutto quando il libero arbitrio è soppresso in nome del bene comune. Il risultato è uno dei film più controversi e violenti della storia del cinema, ma anche uno dei migliori.

«ECCOMI LÀ. CIOÈ ALEX E I MIEI TRE DRUGHI. CIOÈ PETE, GEORGIE E DIM. ED ERAVAMO SEDUTI NEL KOROVA MILK BAR ARROVELLANDOCI IL GULLIVER PER SAPERE COSA FARE DELLA SERATA. IL KOROVA MILK BAR VENDE LATTE+, CIOÈ DICIAMO LATTE RINFORZATO CON QUALCHE DROGUCCIA MESCALINA, CHE È QUEL CHE STAVAMO BEVENDO. È ROBA CHE TI FA ROBUSTO, E DISPOSTO ALL’ESERCIZIO DELL’AMATA ULTRAVIOLENZA»

Alex (Malcolm McDowell) è un giovane teppista a capo della banda criminale dei Drughi. Ragazzo eccentrico, intelligente e sadico, insieme ai suoi drughi Pete, Georgie (James Marcus) e Dim (Warren Clarke), il giovane passa le notti a svaligiare case, aggredire senzatetto, fare il pirata della strada e picchiarsi con altre bande, trovando ristoro nel Korova Milk Bar, dove sorseggia latte allungato con mescalina. Oltre all’ultraviolenza, Alex è appassionato di musica classica, in particolare di Ludwig Van Beethoven, che lui chiama affettuosamente Ludovico Van. Una notte, i Drughi svaligiano la casa dello scrittore Frank Alexander (Patrick Magee). Fingendo che avevano bisogno di aiuto dopo un incidente stradale, i quattro entrano in casa mascherati, mettendola a soqquadro, rubando ogni bene, picchiando selvaggiamente l’uomo e violentando sua moglie. Tornati al Korova Milk Bar, Alex aggredisce con Dim, dopo che questo ha sbeffeggiato una cliente che aveva cantato la Nona Sinfonia di Beethoven. I due ragazzi si minacciano, finché Alex non propone di fare “una partita coi coltelli”, spaventando il sottoposto che si scusa. Una volta a casa, Alex mette da parte il suo lauto bottino e, con la Nona Sinfonia come sottofondo, dorme sognando scene catastrofiche. La mattina dopo, la mamma (Sheila Raynor) lo sveglia per ricordargli di andare a scuola, ma il giovane dice di stare male e volersi riposare. Riferito tutto al papà (Philip Stone), i due genitori si chiedono cosa faccia tutta la notte il figlio, mostrandosi però del tutto insofferenti.

Durante la mattina, Alex incontra il signor Deltoid (Aubrey Morris), l’ispettore giudiziario minorile, che ricorda al giovane di tenersi a distanza dai guai: la prossima condanna per lui significa il carcere. Più tardi il teppista si incontra coi Drughi, che hanno deciso di cambiare le cose, chiedendo che la divisione del bottino sia più equa, anziché lasciare la parte più grande al capo. Mentre i ragazzi si dirigono al Korova Milk Bar, Alex teme che vogliano detronizzarlo e inizia a picchiare Georgie e Dim, ferendo quest’ultimo alla mano. Ristabilite le gerarchie, i drughi parlano del colpo in programma quella sera a una clinica per dimagrire, dove vive solo la ricca proprietaria. Con le stesse modalità della sera precedente, i teppisti cercano di entrare nella villa. La proprietaria, però, riconoscendo nelle parole dei ragazzi un’analogia con quelle lette sul giornale circa l’aggressione allo scrittore, non li fa entrare e chiama la polizia. Alex entra da una finestra e, durante una colluttazione, colpisce la donna con una scultura. Udite le sirene, il giovane scappa dalla casa ma viene tradito dai Drughi che lo feriscono con una bottiglia negli occhi, lasciandolo alla mercé della polizia. Alla centrale, Alex viene picchiato dalle forze dell’ordine e poi informato da Deltoid di essere un omicida, in quanto la donna è morta all’ospedale. Il ragazzo viene condannato a 14 anni di carcere.

Dopo due anni di prigione, tra maniaci e criminali crudeli quanto e più di lui, Alex scopre la cosiddetta Cura Ludovico, che gli permetterebbe di uscire di galera in poco tempo. Fattosi notare dal Ministro degli Interni in visita al carcere, il ragazzo viene scelto per testare la cura. Alex è costretto a subire continue iniezioni di farmaci e vedere ripetutamente film violenti con delle pinze che gli impediscono di chiudere gli occhi. Durante le visioni, il giovane inizia a soffrire di nausea, provando ribrezzo non solo per le scene che vede, ma anche per la musica di sottofondo: la Nona Sinfonia di Beethoven. Dopo quindici giorni di cure Alex viene mostrato alla comunità, venendo umiliato e malmenato da un attore, provando fortissima nausea qualora volesse reagire. Il test continua con l’ausilio di una ragazza seminuda: quando Alex prova a palparle il seno, viene ancora una volta assalito dalla nausea. Davanti a una platea soddisfatta, l’unico che si oppone è un cappellano, che contesta l’eliminazione del libero arbitrio.

Rimesso in libertà, Alex scopre che la sua camera è stata affittata a un altro ragazzo, che scaccia il giovane dicendo che ha portato solo dolore ai suoi genitori. Alex vorrebbe picchiarlo, ma la nausea glielo impedisce, così fugge. Nel suo vagare, l’ex teppista viene riconosciuto da un senzatetto in passato selvaggiamente pestato dai drughi, il quale lo aggredisce insieme ad altri vagabondi. Soccorso da due poliziotti, si accorge che gli agenti sono Dim e Georgie, ora tutori della legge. I due, portato il loro vecchio capo fuori città, gli immergono la testa in una vasca piena d’acqua, manganellandolo. Ferito e senza un riparo, Alex trova asilo in casa di Frank Alexander, ora paraplegico e vedovo dopo la morte della moglie a seguito dello stupro. Alex, che all’epoca indossava una maschera, viene riconosciuto dallo scrittore, feroce oppositore del governo, solo come la vittima dell’esperimento Ludovico e non come suo assalitore. Durante un bagno, il ragazzo si mette a cantare Singin’ in the rain, che aveva cantato anche durante l’intrusione a casa Alexander, venendo perciò riconosciuto dallo scrittore, che escogita una crudele vendetta. Scoperto che Alex ogni volta che sente la Nona Sinfonia ha forti istinti suicidi, lo fa narcotizzare e chiudere in una stanza, trasmettendo a tutto volume Beethoven. Il giovane, straziato dal dolore, si butta dalla finestra.

Risvegliatosi in ospedale dopo un lungo coma, Alex si rende conto di non provare più gli effetti della Cura Ludovico. Il Ministro degli Interni, accusato di utilizzare metodi inumani nella cura dei detenuti, fa visita ad Alex, facendo ogni tipo di concessione affinché lui collabori col governo e faccia cessare lo scandalo, trovando il favore del giovane. La propaganda quindi si attiva: uno sciame di fotografi e giornalisti entra nella stanza dove i due, con una stretta di mano simbolica, placano l’opinione pubblica. Alex intanto immagina uno stupro, capendo di essere guarito.

«LA QUESTIONE È SE QUESTA NUOVA TECNICA RENDA VERAMENTE BUONI O NO. LA BONTÀ VIENE DA DENTRO, LA BONTÀ È UNA SCELTA: QUANDO UN UOMO NON HA SCELTA CESSA DI ESSERE UOMO»

Ambientato in un futuro distopico, il film è un’analisi sociologica sulla violenza della società in ogni suo aspetto: l’indifferenza della famiglia tradizionale; l’alienazione giovanile; la solitudine; la violenza delle forze dell’ordine; la violenza della galera; la violenza dello stato che per farsi bello agli occhi dei “bravi cittadini” si propone di sradicare il libero arbitrio; la violenza di chi sfrutta i deboli per i propri interessi personali. Non ci sono personaggi positivi in Arancia Meccanica. A differenza del romanzo di Burgess, Kubrick si allontana dalla visione cristiana e, nella sua prospettiva pessimistica, mette in scena un governo che cinicamente recupera Alex per guadagnare consensi, ingaggiando i peggiori elementi della società per rinforzare il suo controllo sui cittadini. Non è un caso che Dim e Georgie, i due  drughi abituati a picchiare, siano diventati poliziotti: la critica del regista è palese. È dal 1957 con Orizzonti di Gloria che Kubrick denuncia lo strapotere dei politici, militari, scienziati e tutti coloro che obbligano le persone a conformarsi. Alex è colui che si ribella al conformismo, allontanandosi da tutti i buoni canoni che impone la società. Il suo comportamento sconcerta i bravi cittadini e la sua etica è spregevole, ma è comunque umano. Utilizza il suo libero arbitrio per fare del male alla società, che è la prima a fare del male agli altri – in nome della morale. Eppure, nonostante la sua cattiveria, lo spettatore si affeziona ad Alex, che, come un moderno Riccardo III, ci porta all’interno della sua mente tanto lucida quanto perversa con una narrazione quasi shakespeariana. Il suo punto di vista consapevole, il linguaggio, ricco di slang, così amichevole e la retorica del protagonista portano lo spettatore a compatire il giovane per la sua situazione, finendo per essere contenti per la sua “guarigione” finale. Questo perché Alex in realtà rappresenta l’inconscio dell’uomo: il voice over del protagonista è la voce più oscura che si cela in ogni essere umano, libera da ogni etica o morale.

Dal punto di vista tecnico, Kubrick dirige il film utilizzando una tecnica registica che amplifica il carattere grottesco dell’opera, senza dimenticare la potenza espressiva. La prima scena ne è la prova: il primissimo piano del volto cupo e serio di Alex, seguito da una lenta carrellata all’indietro che mostra la perfetta simmetria della scenografia – tanto ricercata dal regista fotografo – sulle note inquietanti e ansiogene di Funeral of the Queen Mary, colonna sonora del film. L’estetica della pellicola è ispirata alla pop art anni ’60, con frequenti accenni alle opere di Piet Mondrian e alla optical art che rendono un senso straniante e surreale. Nella scenografia sono frequenti i rimandi alla sessualità, tra le sculture a forma fallica, i quadri di nudo, i manichini del Korova o i gelati di due ragazze che il protagonista incontra nel negozio di dischi. Kubrick ha inserito questi riferimenti sia per tenere sempre vigile lo spettatore sia per criticare i mass media e la mercificazione che fanno dei corpi – femminili soprattutto. Il montaggio è frenetico e allusivo, su modello del “padre del montaggio” Sergej Ėjzenštejn, e restituisce scene memorabili come gli zoom sulle statuine di Gesù o la colluttazione tra Alex e la vecchia proprietaria della clinica. Per la prima volta nella sua carriera, il regista sceglie di utilizzare rallenty e velocizzazioni in modo opposto alla norma: il ménage à trois di Alex viene velocizzato per durare, dai 28 minuti originali, 40 secondi scarsi; la rissa con i drughi, molto dinamica, viene filmata interamente in slow motion.

Girato con un budget di circa 2 milioni di dollari, Arancia Meccanica ottenne un grande successo di pubblica e critica, nonostante le numerose accuse per l’eccessiva violenza, guadagnando quasi 27 milioni di dollari. Il capolavoro di Kubrick venne candidato a quattro Premi Oscar, non vincendone però nessuno.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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