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DAL 14 AL 23 DICEMBRE AL TEATRO PICCOLO “ARSENICO E VECCHI MERLETTI”

Tempo di lettura: 2 minuti

Il titolo è universalmente noto, soprattutto grazie al film di Frank Capra, interpretato da Gary Grant, adattamento, a sua volta, di un grande successo teatrale di Broadway di Joseph Kesselring.

Il New York Times giudicò la commedia “così divertente che nessuno la dimenticherà mai”.

La vicenda ha come protagonista Mortimer Brewster, severo critico teatrale, che deve vedersela con la sua famiglia di pazzi assassini: due amabili, anziane zie zitelle, che uccidono i coinquilini con un vino di sambuco corretto con arsenico, un vecchio zio, convinto di essere Theodore Roosevelt, che cerca di scavare il Canale di Panama in cantina (dove, tra l’altro, sono sepolte le vittime delle sorelle), un fratello assassino, che a sua volta ha in carico un cadavere da nascondere in cantina…

Lo spettacolo è liberamente ispirato alla regia di Mario Monicelli del quale nel 2020 ricorreva il decimo anniversario della scomparsa.

Geppy Gleijeses direttore di regia afferma «La catalogazione impossibile dell’opera oscilla per me tra Dark Comedy e Giallo-Rosa. Ma non è poi così importante. Il suo autore, Kesselring, ci ha regalato quest’unica perla, ma veramente preziosa. Migliaia di repliche in tutto il mondo. Pura gioia e divertimento: come Algernon ne L’importanza di chiamarsi Ernesto disquisisce della funzione sociale dei tramezzini al cetriolo, così in Arsenico i 24 cadaveri che giostrano non hanno alcuna disturbante materialità. Sono puro cartone come i finti polli arrosto delle comiche finali. E così i nostri personaggi, tutti, sono caratteri, sì, ma non hanno psicologie da approfondire, sono “stampelle vestite” o, se preferite, “vestiti che ballano”. E devono essere recitati attraverso un metodo che Maricla Boggio definì, nella sua recensione di una nostra edizione de La palla al piede, parlando della mia recitazione, “straniamento comico”. Tecnica pura, slapstick (in certi casi), divertimento assoluto. Ma entro questi limiti, i congegni comici, i diagrammi geometrici dei rapporti tra i personaggi (che, come in Feydeau, prendono la forma di un diamante), la purezza dell’intreccio, raggiungono il massimo dell’originalità, del rendimento, dell’abilità. Un congegno di alta precisione, una meccanicità che si sublima nella genialità, nell’ebbrezza di un gioco tenuto costantemente sul limite del funambolismo.

Prosegue Gleijeses «Poi potremmo fare discorsi molto più alti sul concetto qui esasperato di eutanasia (le ziette scelgono le loro vittime tra gli anziani abbandonati) e sarebbe del tutto lecito, ma noi vogliamo pensare all’Arsenico che da Cary Grant in poi abbiamo conosciuto, a quella commedia che le truppe americane adottarono come antidoto alla paura della morte nella Seconda guerra mondiale.

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