Terzo capitolo della rubrica Rockstory
Sociologia del Rock
Alcuni giorni fa, rievocando antichi fasti della scena punk rock e post punk di ogni epoca come i Sex Pistols, The Clash, The Cult, The Sisters of Mercy, The Cure, David Bowie, etc, immergendomi nelle sonorità garage hard rock della nostra contemporaneità (vedi Visions of Atlantis, Beyond the Black, Amaranthe, Dynatzy, Maneskin) ho avuto l’impressione di leggere tra le righe influenze elettro-rock e new wave provenienti dai Depeche Mode.
È come se le vocalità di Dave Gahan e le “chitarrate” elettro dance di Martin Gore erano, sono e saranno il ponte originario tra due mondi: quella post punk e quello “web-rock” dei tempi attuali. La società contemporanea con le sue difficoltà geopolitiche e le disuguaglianze alle nostre porte già da tempo influenza e orienta scelte musicali, arrangiamenti e testi che ci inducano a riflettere.
Ci sono band come i Depeche Mode che insieme a tanti altri, hanno maggiormente con il loro sound “cambiato il mondo”. Quando ascoltiamo “Enjoy the silence” nella versione originaria oppure nella graffiante elevazione musicale degli italiani Lacuna Coil, ti fermi e pensi che tutto è teso al cambiamento.
“Parole come violenza rompono il silenzio, vengono a sbattere contro il mio piccolo mondo, dolorose per me, mi trafiggono”. E ancora “I piaceri rimangono, così anche il dolore, le parole sono prive di significato e dimenticabili”. E mentre il “Re” nel video attraversa le valli “dell’esistenza” irrompe la voce di Gahan “Enjoy the silence” – “Goditi il silenzio”.
I Depeche Mode hanno attraversato decenni, la società è cambiata con la loro longevità umana e musicale fino ai nostri giorni. Un fenomeno che ormai è inarrestabile che con le loro note ci accompagnano lungo la nostra esistenza dall’adolescenza fino alla tarda gioventù, presenti con i loro testi ma sempre con l’orizzonte ben piantato nel futuro.
“Dovè la rivoluzione? Forza, gente … per troppo tempo diritti abusati … il treno è in arrivo, quindi salite a bordo”. Riflessioni previgenti e nuove vie da tracciare nei labirinti elettro rock che da “Stripped” a “Black celebration” ci riportano solo un urlo: “Where’s the revolution? Come on, people”.
La Rubrica RockStory a cura di Antonio Derinaldis, è un’approfondimento di carattere scientifico e di lettura del nostro tempo su come testi, arrangiamenti, note musicali del rock nelle sue diverse dimensioni, hanno influenzato il costume e la società moderna, creando una vera e propria sociologia del pensiero rock.