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Bozzetto dello scenografo Guido Buganza

Festival

Festival Toscanini – Edizione I

Tempo di lettura: 3 minuti

1 opera – 16 concerti – 5 conferenze – 1 convegno

La Fondazione Arturo Toscanini

Istituzione musicale della Regione Emilia-Romagna che agisce con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stata costituita nel 1994 per iniziativa della stessa Regione, del Comune e della Provincia di Parma e rappresenta la naturale evoluzione dell’omonima Associazione costituita nel 1975 dai Comuni e dalle Province dell’Emilia-Romagna e riconosciuta dallo Stato nel gennaio 1977.

Oggi una delle maggiori e più dinamiche Istituzioni musicali italiane, la Fondazione è attiva nel campo della produzione sinfonica, della produzione lirica e della formazione professionale dei giovani nelle arti e nei mestieri dello spettacolo, la Fondazione porta il nome di Arturo Toscanini, onorandone il lascito artistico e la tradizione di eccellenza esecutiva, ed ha sede a Parma, città natale del grande direttore d’orchestra.

Prima edizione

Il festival, incentrato sulla figura e sul ruolo storico oltreché artistico di Arturo Toscanini, abbraccia lo scorcio del XIX secolo e i primi decenni del Novecento.

È concepito come dialogo tra espressioni artistiche diverse, in un singolare contrappunto di punti di vista tra musica, arti figurative e applicate, colte in uno straordinario periodo della storia culturale del nostro Paese e del continente europeo.

Il cartellone si inaugura il 5 giugno alle ore 21.00 all’Auditorium Paganini di Parma, e si concluderà il 12 luglio nella splendida Piazza del Duomo di Parma.

Il Festival di quest’anno dà avvio al percorso di avvicinamento alla figura di Giacomo Puccini, del quale nel 2024 ricorreranno cento anni dalla morte.

Il programma

«L’intreccio dei temi che percorrono il cartellone del festival è ben riflesso dalla varietà e diversità dei luoghi che ne ospitano le serate.

Spazi simbolici, iconici e identitari, ma anche reinventati sulla base di stratificazioni storiche e sociali, perché un festival è un crocevia che ripropone occasioni di riflessione, incontri, rielaborazioni, anche di memoria e di aspirazioni collettive.

Luoghi d’arte, paesaggi e depositi di memoria. Uno straordinario palcoscenico diffuso e circolare, che si spalanca intorno alla musica. Anzi, alle musiche.

In fondo, ci pare anche questo un modo per onorare il lascito morale di Arturo Toscanini, emblema dell’artista italiano engagé, le cui vicende tornano improvvisamente a rivelarsi di inquietante attualità».

Alberto Triola Sovrintendente e Direttore Artistico Fondazione Arturo Toscanini

Dal momento che non può esserci festival se non “contemporaneo”, molto
forte sarà il collegamento con la complessa e fragile realtà del nostro tempo.
Pertanto, anche se inteso come omaggio a Puccini – oltre che alla memoria della
voce pucciniana par excellence, Renata Tebaldi, di cui ricorre il centenario della
nascita – il Festival Toscanini 2022 si pone in stretta ed evidente relazione con
il presente e i suoi drammi.

Il doloroso e lacerante rapporto tra ideale e reale, tra bellezza dell’arte e brutalità delle azioni umane costituiscono il filo rosso sommerso che tiene unite le proposte del ricco cartellone.

È anche il tema riflesso nel manifesto d’autore scelto per l’edizione di quest’anno:
l’immagine fotografica di Mustafa Sabbagh, che ritrae un gesso canoviano
della Gypsoteca di Possagno mutilato dai bombardamenti della Prima Guerra
Mondiale, è il punto di partenza ed è stata esposta all’intervento della mano
di Omer Meir Wellber, che la reinterpreta con un gesto grafico di particolare
intensità.

Un caso di duplice ri-mediazione di materiale artistico: la ripetuta
violazione/contaminazione dell’ideale di intangibile bellezza neoclassica rende
l’opera di Canova straordinariamente contemporanea.

Il manifesto del festival

«Affrontando Le Willis di Puccini che aprono il Festival, ritengo sia più interessante capire non quanto della Bohème o di Tosca contengono, ma quanto Verdi racchiude la prima opera pucciniana.

Ed è tanto: nei temi, nell’accompagnamento, ma soprattutto nell’orchestrazione, nei raddoppi delle parti, le scelte dei soli.

Ne Le Willis si coglie il suo stile speciale sviluppato in seguito, e tuttavia stupisce la verdianità racchiusa nella partitura che vorrei fare uscire con la mia interpretazione.

Sarebbe bello che ognuno, ascoltando Le Willis, pensasse ad un’opera che potrebbe aver composto Verdi, se fosse vissuto per altri 15 anni. Insieme a queste riflessioni ribadisco la mia passione per Puccini come colui che ha fatto nell’opera italiana ciò che Wagner ha fatto nell’opera tedesca avendo dato alla drammaturgia, sviluppata in senso cinematografico, un’importanza pari alla musica». 

Omer Meir WellberDirettore Musicale del Festival
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