L’Oceano Atlantico separa Cuba e Senegal, paesi d’origine dei due musicisti, una distanza fra continenti e tradizioni differenti temperata dalla loro comune e ancestrale connessione con l’Africa.
Quando si sono incontrati per la prima volta, nel 2012, Seckou Keita è rimasto incantato dalla spiritualità musicale del Maestro cubano, mentre Sosa ha visto in lui una rara capacità di collaborare senza perdere l’identità.
“Suba” significa “alba” in mandinka, la lingua nativa di Keita: scritto e registrato nel 2020 durante il lockdown, l’album è un inno alla speranza, a una nuova alba di compassione e di cambiamento reale del mondo dopo la pandemia, un richiamo viscerale a una preghiera perenne per la pace e l’unione tra le persone.
«Anche se stai affrontando delle difficoltà, al mattino resetti il cervello, vedi l’alba come un nuovo giorno, una nuova pace, qualcosa che inizia, ed è sempre emozionante. Questa è stata la sensazione che ho avuto mentre scrivevo con Omar» afferma il musicista. La pandemia è per lui «un corso di massimo livello per vedere il mondo in un modo differente» ma il titolo richiama temi senza tempo: «è SUBA per tante cose: la musica, l’arte, gli esseri umani, la compassione, il cambiamento».
Trascinante, eclettico e infaticabile, Omar Sosa è stato nominato sette volte al Grammy Award e due volte per i BBC Radio 3 World Music Awards. Il CD Ceremony con la NDR Bigband ha ricevuto un ECHO Jazz Award nel 2011 come Big Band Album of the Year.