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Locarno: presentazione nuovo direttore Locarno Film Festival. Nella foto da sinistra Giona A. Nazzaro, nuovo Direttore Artistico del Locarno Film Festival e Marco Solari, Presidente Locarno Film Festival, durante un momento della conferenza stampa di presentazione. © Locarno Film Festival / Ti-Press / Davide Agosta

Cinema, Cinema d'autore

IO, LOCARNO ED IL CINEMA D’AUTORE

Tempo di lettura: 5 minuti

Classe 1965. Nato a Zurigo. Laureato in Lingua e letteratura tedesca e inglese. Ancora, “grande penna” (come si dice nell’ambiente) ed autore di numerose monografie dedicate a registi di tendenza e mai banali, come Gus Van Sant, Spike Lee e Abel Ferrara. Collaboratore di numerosi festival e dal 2016, per il Sncci, Delegato generale della Settimana Internazionale della Critica della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Meglio fermarsi qui perché il curriculum di Giona A. Nazzaro rischia sempre di essere incompleto, ma l’ultima importante tappa (per il momento) è la recente nomina alla direzione artistica della 74esima edizione del Locarno Film Festival (4-14 agosto 2021).

Per chi lo conosce e per chi ha avuto modo di apprezzare le ultime edizioni della Settimana della critica di Venezia, la sua nomina rappresenta un marchio di garanzia per la kermesse svizzera, da sempre punto di riferimento del cinema d’autore.

Giona, domanda d’obbligo: ti aspettavi la nomina a direttore artistico di Locarno? E da assiduo frequentatore di festival che giudizi avevi su quella manifestazione?

Ho sempre amato il Festival di Locarno. Ho iniziato a frequentarlo come spettatore e cinefilo agli inizi degli Anni Novanta. Ricordo ancora la prima volta che ci andai, per vedere un documentario di Amos Gitai (Nel nome del Duce, ndr) sulle elezioni amministrative a Napoli. Poi ho iniziato una collaborazione professionale con il Festival a partire dal 2009, una tappa importantissima per la mia educazione cinefila. Oggi sono felicissimo di poter essere alla guida di quello che reputo il festival più importante del mondo.

Nella foto il nuovo Direttore artistico del Locarno Film Festival, Giona A. Nazzaro.
©Locarno Film Festival / Ti-Press / Alessandro Crinari

Chi ti conosce sa delle tue enormi competenze di critico e cinéphile. Tu pensi che il direttore di un festival debba essere un semplice osservatore e assemblatore di film di qualità, o debba anche esprimere una tendenza personale riconoscibile.

Per quanto mi riguarda selezionare i film, costruire programmi per festival cinematografici, rappresenta la forma di critica per eccellenza.

La carica avrà inizio dal 1° gennaio 2021, ma ho letto che ti metterai subito al lavoro nella speranza di poter riaprire Piazza Grande. Bella sfida in tempi di Pandemia. Che idea ti sei fatto sulla questione in questi tempi difficili.

L’idea che mi sono fatto per quanto riguarda il cinema in epoca di pandemia è questa: in attesa di un vaccino sanitario ve n’è uno allo stesso modo importante, e si chiama cultura. La cultura non può essere trascurata, sia per quello che significa per le nostre vite che per le nostre comunità. Sono fermamente convinto che anche in una situazione pandemica è possibile frequentare in tutta sicurezza le sale, che sono messe in totale sicurezza e nel pieno rispetto delle norme e dei protocolli sanitari vigenti. Stiamo quindi lavorando per mettere a punto un festival il più sicuro possibile per la salute degli spettatori e progettiamo di fare tutto ciò a partire dalla riapertura in Piazza Grande, la più grande sala a cielo aperto del mondo. Un luogo che può ospitare sino a 8000 persone, e se anche fossimo costretti a limitare drammaticamente il numero degli spettatori saremo comunque in grado di poterne ospitare, in tutta sicurezza, tra i 4 e i 5mila. Il mondo del cinema, quello dei festival e della cultura ha bisogno di una grande iniezione di fiducia e di ottimismo e per fare questo c’è bisogno anche dei festival per fare cultura e poter continuare a guardare avanti.

Nella foto il nuovo Direttore artistico del Locarno Film Festival, Giona A. Nazzaro. © Locarno Film Festival / Ti-Press / Alessandro Crinari

Il periodo che stiamo vivendo sta mettendo in ginocchio cinema e spettacolo, a vantaggio delle piattaforme streaming. Che giudizio dai sulla scelta di “saltare” la sala?

La sala va tutelata e difesa ad ogni costo. La sala cinematografica è il luogo per eccellenza dove vivono i film, così come il giradischi è il luogo per eccellenza dove vive la musica. Che poi il tipo di fruizione cinematografica possa passare anche attraverso altri canali ci può stare, ma, per quanto mi riguarda, la difesa della sala cinematografica è prioritaria e non esclude in nessun modo lo sfruttamento dell’innovazione tecnologica.

Abbiamo letto bellissime parole, non appena sei stato nominato direttore artistico, da parte del Presidente del festival, Marco Solari. Immagino lavorerai a stretto contatto con il tuo staff, peraltro già ufficiale. Sai che nella storia dei festival campeggiano figure mitiche di direttori solitari, decisionisti, quasi tirannici. Secondo te è possibile oggi lavorare in questo modo? E in ogni caso, tu che direttore sarai?

Nella foto da sinistra Giona A. Nazzaro, Direttore artistico del Locarno Film Festival, Nadia Dresti, coordinamento Locarno Pro, Marco Solari, Presidente, Simona Gamba, Vice direttrice operativa e Raphaël Brunschwig, Direttire operativo.
© Locarno Film Festival / Ti-Press / Alessandro Crinari

Credo che il lavoro di un direttore artistico all’interno di un festival non può che essere svolto in sintonia con una squadra.  Ovviamente il direttore artistico si riserva come unico privilegio il diritto all’ultima parola qualora non ci fosse l’unanimità.  Ma, per esempio, in tutti questi anni di lavoro alla Settimana della Critica tutto ciò non è mai accaduto e non vedo perché dovrebbe accadere in futuro.  Penso che si sia più intelligenti quando si è insieme. Avere alle spalle una squadra che lavora in armonia, con dedizione e con un obiettivo è un plus valore incommensurabile. Spero di essere un direttore che abbia la saggezza di valutare e rispettare i talenti delle persone con le quali lavorerà. Questo è un mio impegno.

Anche per la responsabilità avuta con la SIC, negli ultimi tempi hai avuto la possibilità di girare e conoscere molte realtà cinematografiche internazionali. Dal tuo osservatorio che giudizio dai sul momento del cinema contemporaneo? Cosa sta accadendo? Ci sono delle novità emergenti e, se sì, in quale parte del mondo?

Le novità più interessanti del cinema contemporaneo vengono dal Medioriente, dall’America Latina e dall’Africa subsahariana. Il problema è che, America Latina a parte, queste realtà si appoggiano a situazioni produttive che purtroppo non godono della medesima stabilità di altre e quindi sono costrette di sovente a ricorrere a forme di coproduzione o appoggi istituzionali. In assoluto, comunque, credo che il cinema attraversi un buon momento a livello di mera creatività e di mero potenziale progettuale. Il problema è che questa pandemia ha messo in ginocchio proprio queste realtà cinematografiche che sono più fragili da un punto di vista economico ma che sono ricchissime dal punto di vista di idee, di visione e di possibilità di futuro.

Senti Giona, in molti sono preoccupati dal fatto che lavorerai per la Svizzera e, ad esempio, sarai costretto ad abbandonare il tuo ruolo di Delegato Generale della Settimana Internazionale della Critica. Puoi rassicurare sul fatto che sarà comunque garantita una continuità?

Io non posso assicurare che ci sarà una continuità in seno alla commissione della Settimana della Critica in quanto non faccio parte degli organi collegiali chiamati a individuare coloro che dovranno portare avanti il lavoro della manifestazione. E’ evidente che continuerò ad essere un membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani e che come tale continuerò sia a lavorare alla rivista Cinecritica, una delle più interessanti del panorama cinematografico italiano, sia alle numerose attività del Sindacato. Questo è il mio impegno e al tempo stesso una promessa facile da mantenere.

E comunque tu resterai sempre un “critico cinematografico” convinto, giusto?

Critici cinematografici ci si nasce, ci si resta, raramente ci si diventa. Mi ricordo il primo film che vidi. Corsi a casa perché volevo conservare sul quaderno le emozioni e i pensieri relativi a quello che avevo appena finito di vedere. Scrissi moltissimo e andai a letto contentissimo. Poi, rileggendo la mattina quello che avevo scritto provai abbastanza orrore. Strappai tutto, e per fortuna non se n’è conservata traccia… Però diciamo che si può sempre migliorare, giusto? (E noi siamo d’accordo con te Giona, ndr).

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