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IN ATTESA DELLA RIAPERTURA: IL PADRINO – PARTE II

Tempo di lettura: 8 minuti

Il 12 dicembre 1974 si tenne a New York la première mondiale di una pellicola sequel di uno dei migliori film della storia del cinema. Viste le enormi aspettative le possibilità di fallimento erano elevatissime, ma la genialità artistica di uno dei più importanti registi della New Hollywood ha superato sé stessa, creando un seguito forse superiore al suo predecessore: Il Padrino – Parte II di Francis Ford Coppola.

Il Padrino – Parte II è un film del 1974, diretto da Francis Ford Coppola e scritto da Mario Puzo e dallo stesso Coppola. Sequel del capolavoro Il Padrino, il film racconta parallelamente delle vicende di Michael Corleone dopo essere diventato padrino della famiglia Corleone e dell’ascesa del padre Vito all’interno della mafia italoamericana. Il Padrino – Parte II ha toni e tematiche molto più cupi a differenza del film precedente; Michael Corleone diventa un personaggio molto più negativo rispetto all’antieroe mostrato nel Padrino.

Coppola dirige un cast stellare, Al Pacino, Diane Keaton, Robert Duvall, Talia Coppola e John Cazale riprendono i ruoli originali del primo capitolo, a loro si uniscono Robert De Niro nel ruolo del giovane Vito Corleone, Lee Strasberg, il maestro di Pacino e direttore dell’Actors Studio, Gastone Moschin e Michael V. Gazzo.

«QUANDO TENTARONO DI UCCIDERMI FOSTI TU A TRADIRMI …E MI HAI SPEZZATO IL CUORE»

Nel 1901 a Corleone in Sicilia, il padre e il fratello del piccolo Vito Andolini vengono uccisi per aver insultato il boss locale, Don Ciccio. La madre, nella speranza che il suo ultimo figlio venga risparmiato, si reca dal mafioso per chiedere la grazia. Al rifiuto del Don, lei viene fatta uccidere e Vito fugge, imbarcandosi per l’America. Arrivato a Ellis Island, per un errore di traduzione, il cognome del bambino viene cambiato in Corleone.

Nel 1917 Vito Corleone (Robert De Niro) vive a Little Italy, impiegato come fattorino in una grosseria. La sua vita viene sconvolta quando un suo vicino di casa gli chiede di nascondere un sacco con delle pistole. La persona che glielo ha chiesto è il giovane Peter Clemenza, che lo introduce a poco a poco nella piccola malavita degli italiani di Little Italy, dominata dal perfido Don Fanucci (Gastone Moschin).

Dopo tre anni Don Fanucci ricatta a fine di estorsione il giovane Vito che, fingendo di assecondarlo, lo uccide a colpi di pistola. Inizia così la sua ascesa nella criminalità e in pochi mesi diventa uno dei più importanti boss di New York.

Ormai adulto, Don Vito ritorna a Corleone e vendica la famiglia uccidendo barbaramente Don Ciccio.

Nevada, 1958. Durante la comunione del figlio Anthony, Michael Corleone (Al Pacino) riceve la visita del suo vecchio amico Frank Pentangeli (Michael V. Gazzo), caporegime dei Corleone a New York, che chiede vendetta per la morte di Peter Clemenza per mano dei fratelli Rosato. Michael rifiuta la richiesta, non volendo problemi in vista di un grosso affare in corso con il capitalista ebreo Hyman Roth (Lee Strasberg), per lo sdegno del vecchio Pentangeli.

Quella stessa sera, Michael sopravvive a un attentato da parte di due sicari nella sua villa sul lago Tahoe. Il padrino, capito che tra i suoi uomini c’è un traditore, per non mettere in pericolo la moglie incinta Kay (Diane Keaton) e i figli, lascia il controllo della famiglia nelle mani del fratello Tom Hagen (Robert Duvall) e scappa. Pochi giorni dopo Fredo Corleone (John Cazale), fratello maggiore di Michael, viene contattato al telefono da un uomo di Roth che richiedeva nuovamente il suo aiuto, venendo però liquidato in fretta.

Michael arriva a New York per dire a Frank Pentangeli che il mafioso ebreo aveva cercato di assassinarlo. Corleone chiede quindi al suo caporegime di fare pace con i fratelli Rosato, alleati di Roth, per calmare le acque mentre tentava di smascherare il traditore all’interno della propria famiglia. Ma durante l’incontro con i Rosato, Pentangeli viene quasi ucciso, credendo sia stata una mossa del doppiogiochista Michael.

Il padrino si reca poi a Miami da Hyman Roth, vecchio e malato, per parlare con lui circa il loro grande affare: una trattativa d’affari con il corrotto governo cubano di Fulgencio Batista, in modo che gli Stati Uniti non possano interferirvi. L’ambizioso piano, secondo il parere di Corleone, potrebbe essere sventato solo dalle attività dei ribelli di Castro, per questo a L’Avana Michael è inizialmente restio a portare la sua quota per l’affare. Messo alle strette da Roth, il padrino fa arrivare a Cuba il fratello Fredo con i soldi e gli chiede di intrattenere i senatori degli Stati Uniti invitati da Michael per consolidare l’alleanza con il presidente Batista.

Durante la festa di Capodanno 1959, Fredo – che inizialmente aveva negato di conoscere Roth e i suoi uomini – si lascia sfuggire per leggerezza con i senatori che in precedenza aveva già visitato Cuba insieme a un socio del capitalista ebreo. Michael, ascoltato ciò, capisce che è stato il fratello a tradire la famiglia facendo entrare i sicari che hanno tentato di ucciderlo. Il padrino però lascia perdere momentaneamente la questione per concentrarsi sul far ammazzare Roth, vero orchestratore del fallito attentato, che voleva vendicarsi per l’uccisione di Moe Greene, che Michael fece liquidare anni prima.

Il vecchio mafioso riesce a salvarsi dall’attentato e, mentre i rivoluzionari di Castro rovesciano il governo di Batista, scappa in patria insieme alla maggior parte degli americani che stavano a Cuba. Tornato a Tahoe, Michael dopo aver appreso da Tom che Kay ha perduto il bambino che aspettava, affronta una commissione d’inchiesta senatoriale, dietro alla quale c’è Roth. La commissione accusa Michael avvalendosi del pentito Frank Pentangeli, il quale tace al momento dell’interrogatorio dall’imprevista presenza in aula del fratello Vincenzo, che fa scattare in lui la legge dell’omertà. Assolto dalle accuse di associazione criminale, il padrino trama la propria vendetta contro Roth, che fa uccidere all’aeroporto di Miami. Successivamente, spinge Frank Pentangeli al suicidio, con la promessa di risparmiare la sua famiglia. Michael ha poi un colloquio con Fredo che rivela di averlo tradito per vendicarsi del suo essergli passato sopra – secondo la volontà del padre – e del non dargli mai incarichi degni del suo nome. Il padrino ripudia il fratello, ma ordina che non gli sia fatto del male finché sarà viva la madre. Alla morte di quest’ultima, Fredo viene fatto assassinare.

Michael ha dunque trionfato sui suoi nemici, ma la moglie Kay, stanca della vita violenta e dell’ambiente di assassini in cui vive, gli rivela di aver abortito di proposito per non mettere al mondo un altro figlio che sarebbe diventato un mafioso come il padre. La rabbia di Michael è tale che aggredisce la moglie fisicamente. Kay decide quindi di abbandonare per sempre il marito.

Il padrino si ritrova dunque solo nella villa sul lago, senza più una vera famiglia, immerso nei ricordi.

«I TEMPI CAMBIANO…»

Nonostante fosse difficile eguagliare il capolavoro del film precedente, Francis Ford Coppola riesce nell’impresa, creando una pellicola per certi aspetti superiore. Se il primo capitolo puntava più a descrivere – in modo perfetto – la criminalità italoamericana anni ’50 e i suoi intrighi, Il Padrino – Parte II utilizza la famiglia Corleone per parlare del sistema capitalistico e dell’altra faccia della mafia, ossia ciò che fa perdere. Coppola nel suo secondo film costruisce una narrazione che si concentra sui personaggi e sulle loro filosofie esistenziali, più che su grandi scene emozionanti o leggendarie. Attraverso le storie dei due Corleone il regista crea un muro di separazione tra le epoche, ciò che uno costruisce l’altro lo distrugge nel tentativo di mantenerlo: Michael difende gli affari della famiglia ma così facendo la sfascia. La messa in scena di Coppola enfatizza il cambiamento dei tempi, le scene che raccontano di Vito hanno una fotografia calda, che restituisce un’idea di passato. La violenza e la morte nelle vicende del vecchio padrino non spaventano ma sono mostrate con enfasi perché riguardano fatti storici, in quelle sequenze l’assassino si tramuta in eroe, per volontà registica.

Nel presente narrativo Coppola mostra invece Michael come un vampiro, insistendo su di lui con lunghi primi piani che esaltano tutti gli spigoli della sua faccia pensierosa e cupa. Gli occhi freddi e senza emozioni arrivano a spaventare con un solo sguardo, il giovane padrino rivela una crudele aggressività nelle trattative, un’estrema durezza nei rapporti familiari e soprattutto una furia vendicativa che non mostra pietà per nessuno. Padre e figlio sono simili, a cambiare sono i tempi in cui le storie si svolgono, e nei 30 anni di differenza Coppola descrive il cambiamento della società: il ruolo delle mogli, le discordie tra fratelli, l’attitudine dei parenti verso la malavita e la mafia stessa. Quella stessa mafia che nella Little Italy di Vito Corleone nasce come rivalsa dai soprusi e aiuto per i bisognosi indifesi, mentre nel Nevada del 1958 è il mezzo più vile per fare denaro, calpestando chiunque si metta in mezzo, famiglia compresa. Michael è l’anello di congiunzione tra il rigore del passato e la decadenza morale moderna che si insinua anche nella famiglia Corleone. E la sua rigidità, invece di arrestare la decadenza, non fa altro che accelerarla, perché applicare i valori del padre a un mondo cambiato non può che peggiorare le cose e isolare sempre di più il nuovo, oscuro padrino.

Laviolenza, che durante la storia di Vito viene mostrata in modo quasi carnevalesco, diventa fredda nelle vicende grigie di Michael. Esecuzioni brutali, suicidi forzati, persone uccise solo per poter ricattare un senatore, questa è la vita del giovane. I nemici del padrino non mirano a distruggere i Corleone come nel primo film, sono solo il frutto di violenza arretrata e incomprensioni: Hyman Roth vuole vendicarsi di Michael per aver ucciso un suo caro amico e socio; Frank Pentangeli, credendo di essere stato tradito, si era costituito al FBI per far arrestare il padrino; Fredo Corleone, personaggio degno di una tragedia recitato da John Cazale in modo perfetto, stanco di non essere considerato da nessuno cerca una rivalsa per dimostrare quanto vale. Tre personalità dalle motivazioni perfettamente comprensibili, le cui esecuzioni sono frutto di una vendetta personale piuttosto che della una necessità di salvaguardare la famiglia. Gli assassinii di Vito sono invece compatiti dallo spettatore, sia Don Fanucci che Don Ciccio meritavano la morte e i loro omicidi vengono spettacolarizzati nella loro freddezza. Una forzatura cinematografica ennesima occasione per dimostrare la decadenza generazionale.

La scrittura dei personaggi insieme alla regia sono sicuramente il punto di forza più grande di questo film. Tuttavia non sono da sottovalutare anche le atmosfere, soprattutto quelle della Little Italy, che risultano fantastiche e immergono lo spettatore tra il chiasso e i colori degli italiani in America di inizio Novecento. Una sequenza su tutte è la processione di San Rocco, dove il giovane Vito si vendica di Don Fanucci, accompagnata da una colonna sonora leggendaria (per la quale Nino Rota e Carmine Coppola vinsero l’Oscar).

Girato con un budget di 13 milioni di dollari, Il Padrino – Parte II solo negli Stati Uniti ne incassò poco più di 57, arrivando fino a 193 milioni nel mondo intero. Il film fruttò a Francis Ford Coppola l’Oscar per la miglior regia, il miglior film e la miglior sceneggiatura non originale oltre a regalare a Robert De Niro il suo primo Oscar come miglior attore. Inoltre anche la scenografia e la colonna sonora conquistarono l’Oscar nel 1975. Riconoscimenti più che meritati per un film che ha eguagliato e forse superato il suo predecessore, quel capolavoro del cinema che è Il Padrino.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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