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LA RIFORMA DELLO SPETTACOLO DAL VIVO; Puntiamo sull’innovazione

Seminario sulla prossima riforma dello spettacolo dal vivo con esponenti del mondo dello spettacolo, ANCI, la Direzione Generale ed il Consiglio Superiore dello Spettacolo dal Vivo

Tempo di lettura: 5 minuti

Rafforzare la centralità dei teatri nel sistema di produzione e divulgazione culturale del Paese. Politiche di sviluppo territoriali più ampie e trasversali. Possibili nuovi modelli di governance interna e la costituzioni di reti funzionali al rinnovamento in termini di innovazione, produzione e public engagement. Si è concluso da il seminario sulla riforma dello spettacolo al Lubec 2020, arrivato alla sedicesima edizione e punto di riferimento per lo sviluppo culturale e dello spettacolo dal vivo in Italia. 

Un dibattito, quello appena concluso che ha visto protagonisti personaggi di spicco del settore culturale italiano, la Direzione Generale ed il Consiglio Superiore dello Spettacolo dal Vivo. 

I saluti del Sindaco di Lucca, Prof. Alessandro Tabellini introducono il tema caldo della giornata “È fondamentale dice Tabellini, poter lavorare ad una messa insieme delle opere (teatri di tradizione e musica) per poter consentire ai teatri di promuovere la consapevolezza civile del territorio”. 

Lucio Argano Presidente del Consiglio Superiore dello Spettacolo e per l’occasione moderatore del seminario, ha lanciato molti spunti di riflessione con una serie di quesiti snocciolati dai relatori coinvolti 

“In questo periodo storico vi è la necessità di lavorare sul sostegno della domanda ed allo stesso tempo lavorare sul sostegno del mercato, intervenire sulla fiscalità, sull’IRAP, sull’IRPEF, operare su un corretto ricambio generazionale, un riordino del lavoro (ndr la risoluzione del Parlamento europeo sullo statuto sociale degli artisti è datata 7 giugno 2007), le opportunità di internazionalizzazione, il progetto di riforma del terzo settore ed il riconoscimento delle imprese culturali e creative. 

Il Presidente di Agis, Prof. Carlo Fontana rimarca ancora una volta quanto siano sicuri i luoghi di spettacolo dal vivo (ne abbiamo parlato qui), “Nel periodo estivo si sono tenuti 2218 eventi per un totale di 263.608 spettatori con un solo caso positivo rilevato dall’app immuni (ndr stima parziale) e come questo vada specificato al Comitato Tecnico Scientifico “il CTS ha escluso dal tavolo di lavoro qualsiasi forma di performing art, ci troviamo, continua Fontana, parafrasando ballo Excelsior, nell’eterno duello tra luce ed oscurantismo, noi  da quale lato vogliamo combattere? Se, come è vero siamo dalla parte del progresso e della luce e ora di dire basta al gioco delle nomine, così come mi sento di dire con estrema franchezza che i teatri non sono tutti uguali, di conseguenza pensare ad un modello unico è impossibile, dobbiamo essere in grado di rimescolare le carte in modo forte, deciso, con tavoli di lavoro mirati.  È difficile ipotizzare quello che sarà, allo stesso tempo sono convinto e lo ribadisco con forza, i teatri sono luoghi sicuri.

“La pandemia ha palesato i problemi dello spettacolo dal vivo”, prosegue Filippo FonsattiPresidente di Federvivo e Direttore del Teatro Stabile di Torino. Le strategie resilienti non funzioneranno nel prossimo futuro, è necessario approcciarsi a metodi di gestione anti fragili tenendo conto sia dei fattori interni che di quelli esterni, siamo addentrati in un secolo di ipertrofia culturale e la pandemia non ha fatto altro che metterlo in risalto. I valori dovrebbero venir prima dei denari così come la qualità prima della quantità.

In una sintesi perfetta, Fonsatti ha spiegato quanto sia necessario ridisegnare le linee guida dello spettacolo dal vivo basandosi su un concetto di qualità e fruibilità dei processi creativi, “Liberare l’energia e la ricerca per rigenerare e pianificare il prossimo decennio, guardare con più attenzione l’agenda di sviluppo europea. L’innovazione di processo degli stessi operatori è fondamentale, bisogna dotarsi di strumenti di analisi efficaci per poter essere incisivi e lavorare realmente ad un quadro normativo innovativo, sostenendo ad esempio le imprese private, armonizzando il FUS ed investendo in modo deciso sulla cultura.  Riconosciamo, prosegue, lo sforzo del Ministero e l’ascolto della Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo ma crediamo sia arrivato il momento di effettuare un salto di qualità. Da troppi anni rimaniamo in attesa di risposte concrete.

Fulvio Macciardi, sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna e Vicepresidente di ANFOLS inizia dallo sforzo effettuato dal proprio teatro per ridisegnare gli spazi, “Abbiamo ricreato degli spazi, con l’orchestra al centro del teatro ed il pubblico nei palchi, offrendo degli spettacoli unici in un’atmosfera rinnovata e rispettosa della propria storia, credo sia importante lavorare sulla formazione del pubblico, noi ad esempio abbiamo lavorato sulla delocalizzazione e ci siamo trasferiti al palazzetto dello sport di Bologna, applicando l’innovazione al palazzetto con un lavoro mirato per la riprodurre una qualità del suono degna di un teatro. Credo sia fondamentale applicare strategie fuori dagli schemi e mettersi in concorrenza con quello che offre il mondo

Sul fronte finanziamenti è molto chiaro Macciardi, “Dare ai grandi, si, dare ai grandi perché devono essere in grado di proporre modelli e sistemi innovativi con chiare ricadute per il territorio, basti pensare ai grandi centri produttivi in Francia ed al rapporto che hanno creato con il territorio.” 

Inutile riformare un settore se non riusciamo a tenere in vita i teatri”. Esordisce così Luciano MessiPresidente di ATIT e Sovrintendente dello Sferisterio di Macerata “Parliamoci chiaro, è un problema preesistente, dobbiamo attrezzarci per rilanciare l’esigenza di tenere in vita i teatri. 

È chiara la funzione economica e sociale degli stessi, è necessario ricercare la qualità. Il teatro è luogo di confronto per eccellenza così come lo spettacolo dal vivo aiuta senza tema di smentita la diffusione e la ricerca. Oramai la produzione lirica di alta qualità la puoi trovare dappertutto. Quando si parla di teatri di tradizione non si può non parlare del connubio teatri e territorio che danno impulso a creazione di reti. Il problema, forse, è che tra noi operatori si creano reti di omologhi perché storicamente abbiamo sempre trovato molta difficoltà con soggetti di pezzatura diversa, dobbiamo lavorare, lo ripeto, su necessità strutturali. Credo serva estrema chiarezza, così come credo sia importante un coinvolgimento preventivo delle regioni, facendo capire alle stesse l’importanza ed il ritorno che le reti del territorio possono offrire.”

Messi conclude con un pensiero alle professioni dello spettacolo, più volte ribadito da tutta l’AGIS in tutto questo periodo segnato dalla pandemia.

“I teatri di tradizione storicamente sono delle botteghe, veri e propri trampolini di lancio per giovani artisti e casa di molte maestranze, è necessario tutelare i lavoratori dello spettacolo e riuscire finalmente a conferirgli uno statuto adeguato.” 

“Bisogna formare il pubblico dell’infanzia, un ritorno alla formazione per avvicinare il pubblico al luogo dello spettacolo. Perché non pensare ad un partenariato tra scuola e ministero?.” 

In un confronto ricco di spunti di riflessione Francesca Rossini delegata ANCI nel Consiglio Superiore dello Spettacolo risalta il lavoro del Ministro Franceschini e tutta la direzione dello Spettacolo dal Vivo “Il Ministro è riuscito a dare in pochi mesi una mappatura completa del variegato mondo dello spettacolo dal vivo, è uno strumento per noi molto utile, in grado di far decollare le imprese culturali e creative. È chiaro che non si potrà far passare tutti i soggetti finanziati dall’extra FUS al FUS ma di certo, questo rappresenta un punto di partenza importante.” 

La Rossini sottolinea quanto sia importante la formazione del pubblico, “Credo sia altrettanto importante, mediante il recovery found  sostenere la spesa delle famiglie nel settore cultura.” 

In conclusione, interviene Onofrio Cutaia Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo “il merito si intreccia con le forme, questo serve per mettere in luce le esperienze del territorio.”

Cutaia ribadisce quanto detto dalla Rossini sottolineando il lavoro  del MiBACT nei confronti delle migliaia di realtà che hanno ricevuto un sostegno in questo particolare periodo storico “È chiaro che non tutti potranno rientrare nel FUS, serve capire e rintracciare i professionisti che lavorano sul territorio, abbiamo necessità di essere accoglienti, verificare ed infine delimitare il campo da gioco. La legge del 2017 è una legge che finalmente ha posto le basi di ottimi principi dove si evince che lo spettacolo è indispensabile per la società italiana. È  chiaro che oggi, inizia un lavoro dove queste norme primarie avranno bisogno di essere ridisegnate. “È arrivato il momento di strutturare per procedere e lavorare insieme a norme di sistema.” Il Direttore Generale ammette che molte risorse, spesso, sono state catapultate senza avere una vera conoscenza del territorio (richiamando l’intervento di Messi). Spezza una lancia in favore di ANFOLS e la volontà delle fondazioni lirico sinfoniche “Di perseguire una via rivoluzionaria ed innovativa. Riprende il tema della formazione del pubblico “Il rapporto tra il mondo educativo e lo spettacolo deve riuscire a strutturare e mettere a sistema un lavoro serio per l’educazione dei giovani così da far crescere una cultura dello spettacolo adeguata all’importanza del nostro Paese”

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