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Cinema

Pellicole di cartapesta

Tempo di lettura: 3 minuti

Dal 24 al 26 gennaio la Casa del Cinema di Roma
ha organizzato una piccola rassegna cinematografica
dedicata a quattro pellicole
“Berlino – appuntamento per le spie” di Vittorio Sala;
“Le avventure di Pinocchio” di Gianni Guardone;
“La pazza gioia” di Paolo Virzì;
“Viaggio al pianeta Venere” di Charles Lamont
che immortalano scene del Carnevale di Viareggio.

La rassegna ha introdotto la mostra “Carnevale di Viareggio & cinema”, che sarà ospitata nello spazio “Sergio Amidei” e nello spazio “Cesare Zavattini” della Casa del Cinema di Roma dal 26 gennaio al 13 febbraio.

La mostra

Dedicata a una selezione di opere dedicate al mondo del cinema che hanno sfilato per le strade di Viareggio in occasione delle edizioni del Carnevale tra il 1928 e il 2021, la mostra di Roma vedrà l’esposizione di oltre 80 opere allegoriche, tra gigantografie di carri carnevaleschi e mascherate (di gruppo e singole), arricchite da una serie di inedite testimonianze iconografiche conservate presso l’Archivio Storico della Cittadella del Carnevale di Viareggio.

Il percorso spazia nella storia del cinema attraverso la sua rappresentazione carnevalesca ad opera dei maestri viareggini. Un viaggio iniziato nel lontano 1928, quando il mascherone di Re Carnevale azionò la prima cinepresa in cartapesta raffigurata in un carro allegorico. Da Charlie Chaplin, ritratto nel 1929, a Stanlio e Ollio, da Topolino a Biancaneve e i sette nani, da Tarzan a King Kong, fino alle grandi dive degli anni ’50 Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Ava Gardner e Rita Hayworth, il Carnevale di Viareggio non ha mai smesso di nutrire il suo campionario allegorico attraverso l’immaginario cinematografico.

Non sono stati solo i volti iconici delle star del cinema a ispirare gli artisti viareggini. Molte pellicole d’autore sono alla base dell’ispirazione con cui i maestri del carnevale hanno sbeffeggiato il potere e raccontato il presente con gli strumenti carnevaleschi della parodia dissacrante e della lucida satira.

Anche i temi cogenti del nostro tempo, come i nuovi media e la questione ambientale, sono stati riletti allegoricamente attraverso la rivisitazione dei classici del cinema, in una commistione di linguaggi artistici e di riferimenti alla cultura pop.

D’altro canto, se il Carnevale si è ispirato a storie e protagonisti del grande schermo per le sue rappresentazioni allegoriche, anche il cinema, così come la letteratura, deve molto all’immaginario carnevalesco. Si pensi al sovvertimento delle regole sociali e delle gerarchie ufficiali, alla libertà dei comportamenti, alla parodia irriverente e derisoria del potere (esplicita nell’incoronazione e scoronazione del re del carnevale), al rovesciamento dei ruoli, alla malinconia sottesa tipiche del Carnevale, un momento in cui – per citare il grande teorico del carnevalesco, Michail Bachtinsacro e profano, sublime e infimo, grandioso e meschino, saggio e stolto” si mescolano inestricabilmente dando vita a una forma di “mondo alla rovescia”.

I Vitelloni – Federico Fellini -1953

Non è un caso, allora, che uno dei più grandi registi di sempre, Federico Fellini, il cui immaginario cinematografico e poetico è fortemente intriso di una visione onirica e malinconica riconducibile ad una matrice carnevalesca, ebbe un intenso rapporto di stima e affetto con i maestri viareggini, a cui ricorse spesso per realizzare alcune celebri scene dei suoi film, e da cui fu puntualmente omaggiato nelle costruzioni che negli anni hanno sfilato lungo i Viali a Mare di Viareggio.

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