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PIERA DETASSIS: IL DAVID DEVE ESSERE VOLANO PER LA NOSTRA ECCELLENZA

Tempo di lettura: 6 minuti

L’intervista a Piera Detassis, giornalista e critica cinematografica, Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello.

Le sale chiuse. È un momento difficile per il cinema, ma a noi piace guardare avanti. Immagino già si lavori per la 66esima edizione del David di Donatello…

In verità noi non ci siamo mai fermati. Abbiamo già aperto le iscrizioni, prorogando dal 31 dicembre al 28 febbraio il termine di presentazione.

Già durante la passata edizione ci siamo adoperati per traslocare sul sito, sui social. In quella occasione, in attesa della serata David, sono stati intervistati in streaming tutti i candidati, è stato dato a ciascuno un proprio spazio. Volevamo guardare anche al passato dei David e l’abbiamo fatto mediante pillole di contenuti.

Di recente abbiamo puntato sul David News, il mensile online grazie al quale informiamo e riflettiamo sul cinema.

Il mese scorso, sul David News, si ragionava sull’equilibrio di genere…

Noi lavoriamo senza sosta per un David e un cinema ancora più inclusivi. Particolare attenzione è stata infatti posta all’equilibrio di genere nel rinnovare la giuria.

Nostra iniziativa è, a tal proposito, MAESTRE, la serie streaming sui mestieri del cinema al femminile a cura dell’Accademia del Cinema Italiano. Nelle prime quattro puntate incontriamo, con l’ausilio odi molti materiali di lavoro, alcune tra le grandi professioniste che lavorano dietro la macchina da presa: Gaia Bussolati, supervisore effetti visivi VFX, membro degli Oscar, Lyda Patitucci, regista di Curon e una lunga attività di second unit, Daria d’Antonio direttrice della fotografia e Claudia Panzica esperta in post-produzione.

Torniamo alla 65esima edizione: una boccata d’ossigeno all’interno delle nostre abitazioni…

Abbiamo posticipato l’evento dal 3 aprile all’8 maggio. Si era in pieno lockdown, ma eravamo fortemente convinti che un segnale andasse dato. Non si poteva buttare via un meraviglioso anno di cinema italiano, non si poteva annullare il lavoro di migliaia di professionisti. Con la diretta condotta nello studio vuoto da Carlo Conti, i candidati collegati da casa e il messaggio bellissimo del Presidente Mattarella abbiamo voluto far presente a tutti che, malgrado le difficoltà, il mondo del cinema continuava a lottare. Un periodo di grande stress e preoccupazione, ma grazie a una grande squadra che mi ha affiancato lavorando strenuamente abbiamo testimoniato una presenza a nostro avviso necessaria. Penso alle sale che hanno riacceso le luci per una sera in occasione della consegna dei premi, penso al tono affettuoso che abbiamo scelto entrando nelle case dei protagonisti.

Considera, dunque, vinta la sfida dei David su Raiuno in prima serata?

Grazie alla Rai abbiamo vinto la sfida. Con la suspense dei collegamenti e con un grosso lavoro di regia siamo arrivati agli artisti e abbiamo creato un ponte tra loro e i telespettatori, con molte sorprese in diretta Una novità dettata dall’occorrenza, tuttavia una maniera affettuosa, empatica spero, di rimarcare la presenza del cinema in Italia.

Dopo il rinnovamento della giuria dei votanti, i cambiamenti apportati alle regole d’accesso e la commissione di selezione dei documentari si prevedono ulteriori variazioni?

Ai David di Donatello quest’anno saranno considerati eleggibili per le candidature tutti i film italiani la cui uscita era stata prevista in origine per la sala e che invece, a causa dell’emergenza epidemica e della chiusura dei cinema in diversi periodi dell’anno, sono stati diffusi attraverso le piattaforme streaming e video on demand. La scelta intende non penalizzare ulteriormente la nostra industria cine-audiovisiva e il tanto lavoro creativo dei talenti che la animano e ne determineranno certamente la ripresa. Il David vuole in questo modo esprimere vicinanza a tutti coloro che stanno affrontando con ansia, ma anche inesausta energia, modalità distributive restrittive inedite e più che mai complesse. Sono molti i film italiani già pronti ma “bloccati” a causa delle chiusure e delle limitazioni imposte negli ultimi mesi alle sale. Se non li avessimo accolti ai David avremmo nuociuto alla filiera cinematografica.

L’Accademia del Cinema Italiano, come esplicitato nell’articolo 2 del regolamento, si allinea per questa edizione alle deroghe stabilite dai decreti ministeriali, assecondando criteri di ammissione al concorso più ampi e inclusivi.

Noi speriamo sempre di tornare alla normalità, fosse anche una nuova normalità. Il David sostiene la produzione e la distribuzione. In base a come ritroveremo il panorama cinematografico dopo l’emergenza sanitaria sceglieremo se tornare o meno alla tradizionale modalità. Ma è anche importante tenere gli occhi aperti sui cambiamenti.

Oggi è inevitabile parlare di crisi del settore. Tra i grandi cambiamenti nel mondo dell’audiovisivo, quale futuro intravede per i cinema?

Il cinema, innanzi tutto, è un luogo sicuro, come i teatri. Abbiamo reagito alla chiusura delle sale per richiamare l’attenzione sulla cultura e i suoi lavoratori, ma sappiamo che uno dei fattori determinanti per la chiusura è stata la necessità di limitare gli spostamenti. È pertanto desiderabile che questi luoghi di condivisione e bellezza possano al più presto riaprire. Come è necessario che la paura passi, che si ritrovi la fiducia grazie a importanti campagne che puntino a sottolineare la sicurezza dei cinema. Il contraltare è l’inaridimento sociale, culturale e psicologico. La visione dei film in solitudine non potrà mai aspirare alle emozioni che si vivono in sala. Quello che auspico, piuttosto, è un rapporto sempre più virtuoso tra sala e piattaforme, con un ritorno economico garantito e non troppo squilibrato come è ora. Le iniziative di #Iorestoinsala, il circuito digitale cui aderiscono più di cinquanta cinema italiani, e Miocinema costituiscono un’avanguardia in tal senso.

Io sono molto fiduciosa. C’è molto da lavorare, ma credo sia possibile armonizzare sale e piattaforme, rivedere le finestre fra uscita sala e streaming o Vod. Sono mondi oggi interdipendenti, indispensabili l’uno all’altro.

Un dato positivo, che trasversalmente sfiora entrambi, è l’enorme produzione e consumo di audiovisivo, immagini, narrazioni, il che significa per il settore nuove possibilità di lavoro e l’apertura di nuovi orizzonti professionali e molto specializzati.

Si prevede un David da assegnare alle serie tv?

Con il Consiglio Direttivo se ne è discusso, ma abbiamo optato per l’apertura solo ai film su piattaforma, e in via eccezionale, vista l’emergenza, per l’edizione 2021.

Maggiori difficoltà per l’assegnazione del David dello spettatore, considerato il peso dell’emergenza sanitaria sulle presenze nelle sale?

Il David dello spettatore è confermato, il nostro compito è camminare fianco a fianco con gli artisti e con l’industria. Nel mio pensiero il David non è esclusivamente un premio, non si esaurisce in una sola serata di gala. L’Accademia declina il proprio lavoro lungo tutto l’anno in molti formati, eventi e masterclass, e guarda al tema fondamentale, oggi, della formazione dei nuovi spettatori. Il David deve essere volano per la nostra eccellenza a fianco dell’intera filiera.

Uno sguardo, esperto come il suo, sul cinema italiano…

Sono una grandissima appassionata di cinema italiano, e questo, pandemia a parte, è per i nostri autori e protagonisti un momento creativo straordinario. Nelle ultime stagioni numerosi talenti hanno superato l’autoreferenzialità, praticata per qualche tempo, e costruito un cinema d’autore di respiro internazionale, superando gli stereotipi e i cliché più abusati che avevano disaffezionato lo spettatore.

Penso agli European Film Awards 2020: “Martin Eden” ha conquistato la nomination come miglior film europeo, Pietro Marcello come miglior regista, Luca Marinelli come miglior attore, Pietro Marcello e Maurizio Braucci per la sceneggiatura. Anche Elio Germano è in gara per “Volevo nascondermi” e Fabio e Damiano D’Innocenzo sono candidati per la sceneggiatura di “Favolacce”.
Il cinema italiano di oggi racconta molto, sbriciola finalmente i luoghi comuni che l’avevano svigorito.

L’ultimo film visto prima della chiusura dei cinema?

Prima del lockdown di marzo, prima dunque che la sua distribuzione nelle sale fosse bruscamente interrotta, ho visto “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti. A luglio, all’interno del Festival di Tavolara di cui curo la Direzione Artistica, abbiamo voluto far rinascere questo film per una sera: un gesto simbolico e toccante che riportava il film ai suoi spettatori per la prima volta dopo la chiusura.
Dopo le arene estive, il ritorno in sala al chiuso dopo il lockdown è stato invece in occasione della Mostra del cinema di Venezia, la sera di apertura con il film “Lacci” di Daniele Luchetti. Ero con un’amica, indossavamo le mascherine e i posti in sala erano ovviamente contingentati. Malgrado questo le ho chiesto come mai non si sedesse accanto a me, c’era proprio un posto libero! Adesso ne rido, ma quello fu senz’altro un atto mancato, un tentativo di rimozione istintivo in un luogo che rispettava alla lettera le misure di contenimento, fondamentali. Davvero difficile rimuoverle, ma a me per un attimo è accaduto…

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