Il super piano nazionale di ripresa e resilienza con il via libera del Senato (con 224 sì) e Montecitorio alla risoluzione di maggioranza (con 442 sì) passato al vaglio di Camera e Senato ed offrirà al nostro Paese l’occasione di ridisegnare luoghi, spazi e concetti che troppo spesso hanno visto l’Italia fanalino di coda all’interno della grande famiglia europea.
“Con oltre 6 miliardi la cultura guiderà la ripartenza del Paese”, il comunicato stampa del Ministero della Cultura lasciava poco spazio a fraintendimenti, d’altronde 4,275 miliardi di euro a cui si sommano nel Fondo Complementare gli investimenti del ‘Piano Strategico Grandi attrattori culturali’, per 1,460 miliardi di euro, finalizzati al finanziamento di 14 interventi non è mica roba da poco.
Con il senno di poi è fin troppo facile scrivere (direte voi) che si poteva fare di più. Sono convinto che sarebbe stato opportuno ascoltare le Associazioni di categoria del comparto spettacolo dal vivo per capire probabilmente, che il settore avesse bisogno di una “spintarella” maggiore. D’altronde sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà e la profonda fragilità del nostro comparto.
Leggendo la sezione dedicata all’interno della missione 1 risalta immediatamente la mancanza di strategia diretta nei confronti del comparto. i Piani dei diversi Paesi devono dedicare almeno il 20% della spesa complessiva per investimenti e riforme. Vista questa corretta imposizione dall’alto credo fortemente che si sarebbe dovuto fare meglio e tener conto delle necessità di un comparto che in molti casi sostiene e valorizza dal punto di vista sia culturale che turistico i territori. Mi chiedo il perché non si sia pensato ad una transizione ecologica sui servizi direttamente connessi al settore spettacolo, così come una messa a norma indirizzata specificatamente agli spazi di spettacolo in grado di renderli fruibili e pronti ad eventuali nuove chiusure. Perchè non immaginare un progetto di formazione del pubblico giovanile in grado di migliorare l’attuale offerta che lega spettacolo e istruzione rendendo il percorso formativo qualificante per educare i ragazzi alla bellezza ed alla cultura. (Queste sono alcune delle considerazioni, capite bene che ce ne potrebbero essere molte altre).
Piangere sul latte versato non va mai bene e non è questo l’intento dell’articolo, bensì mi piacerebbe pensare ad un cambio di rotta e vedere il mondo dello spettacolo dal vivo finalmente strumento centrale dal punto di vista culturale per la ripartenza del Paese.
Lo sforzo, con sostegni ed aiuti al comparto spettacolo è sicuramente encomiabile e dovrà continuare ad avere seguito. Insieme agli strumenti di sostegno introdotti crediamo sia arrivato il momento di immaginare un rilancio delle attività, magari con una grande campagna di comunicazione promossa dallo stesso Ministero in grado di ridare fiducia agli spettatori e nuova linfa alle imprese. E’ il momento di lavorare, come suggerito dall’Agis in una lettera di 6 giorni fa e dare vita tra le tante cose, al biglietto come autocertificazione per il rientro a casa oltre il coprifuoco, (voi riuscite ad immaginare un’opera lirica solo ed esclusivamente alle 19?). Questa tipologia di imposizione risulterebbe altamente limitante per tutte le realtà di spettacolo, provate a pensare tutti i festival pronti ad inondare di musica e cultura le piazze del nostro splendido Paese.
Nel frattempo, in Francia, il Presidente Macron annuncia la riapertura delle sale teatrali e cinematografiche con una % di capienza che dal 19 maggio al 30 giugno porterà finalmente ad una parvenza di normalità come segnalato questa mattina dal Manifesto.
In Italia non chiediamo la luna, bensì l’ascolto di chi questo settore lo vive, giorno dopo giorno.