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IN ATTESA DELLA RIAPERTURA: NOSFERATU, IL PRINCIPE DELLA NOTTE di WERNER HERZOG

Tempo di lettura: 7 minuti

Il 15 febbraio 1979 uscì nelle sale cinema italiane il remake di uno dei film più importanti della cinematografia mondiale. La figura del vampiro, entrata nell’immaginario collettivo durante gli anni ’30 e nuovamente nei ’50 come un elegante aristocratico con canini insanguinati, ritorna alle sue mostruose origini cinematografiche in uno degli horror più intensi mai creati: Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog

Nosferatu, il principe della notte è un film del 1979 scritto, diretto e prodotto da Werner Herzog. Remake del celeberrimo Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau, capolavoro dell’Espressionismo tedesco del 1922, il film è un omaggio a quella che Herzog considerava la miglior pellicola mai creata in Germania. Con il suo Nosferatu, il regista stabilisce un collegamento tra il Kammerspiel, il cinema tedesco anni ’20, e la corrente, della quale è stato il principale esponente, del Nuovo Cinema Tedesco.

Aiutato da un giovane Bruno Ganz, da un’ineccepibile Isabelle Adjani e, per la seconda volta, dal suo “nemico più caro” Klaus Kinski, Herzog riesce a creare un film horror con forti contaminazioni di Romanticismo, nel quale Dracula risulta a tratti un personaggio più tragico che malvagio, rassegnato a rispettare quella che è la sua natura ma che non sembra aver scelto lui, vittima di un eterno ciclo.

«Io ora al sole non attribuisco più nessuna importanza, né alle scintillanti fontane che alla gioventù piacciono tanto. Io adoro solo l’oscurità e le ombre, dove posso essere solo coi miei pensieri»

Wismar, 1838. Il giovane agente immobiliare Jonathan Harker (Bruno Ganz) viene incaricato dal suo capo Renfield (Roland Tooper) di recarsi in Transilvania, una regione della Romania tra i monti Carpazi, per vendere una casa al Conte Dracula, un facoltoso speculatore finanziario. Jonathan è costretto a lasciare temporaneamente sua moglie, Lucy (Isabelle Adjani), molto preoccupata per il lungo viaggio che dovrà intraprendere il marito. Dopo un mese, l’agente immobiliare raggiunge una taverna gestita da zingari nei pressi del castello del Conte. I sinti raccontano a Jonathan storie terribili su Dracula – da loro chiamato Nosferatu, “l’inestinto” –, sul suo essere un vampiro e su cosa avvenga a tutti coloro che ci si imbattono, non scoraggiando però il giovane, sempre più deciso a incontrare l’aristocratico. Gli zingari danno all’agente immobiliare un diario con scritti tutti gli appunti sui vampiri e lo lasciano andare. Il giorno dopo, a notte fonda, Jonathan arriva finalmente al castello e viene accolto dal Conte Dracula (Klaus Kinski), una figura spettrale: pallida e fredda come un cadavere, con mani adunche, orecchie a punta, incisivi sporgenti e aguzzi e uno guardo spento.

Il nobiluomo invita il suo ospite a cenare e fin da subito si dimostra molto sinistro e bizzarro nei suoi modi di fare, ignorando totalmente il contratto di acquisto per la casa e arrivando a succhiare il sangue del giovane dopo che questo si è tagliato con un coltello. Durante la trattativa d’acquisto per la casa, a Jonathan cade il medaglione con raffigurata la moglie e Dracula si innamora della donna istantaneamente, iniziando i preparativi per il suo viaggio a Wismar. Nella notte il Conte, penetrato nella stanza del giovane, gli succhia il sangue facendolo ammalare per poi scappare per andare da Lucy. Jonathan, sempre più indebolito, scorge Dracula mentre mette delle bare nere su un carro e si nasconde in una di queste. Consapevole del pericolo, il giovane fugge dal castello e raggiunge la locanda dove avvisa la popolazione di fermare le bare nere, senza successo. Le casse vengono caricate su un vascello diretto a Wismar, ma che ci arriverà senza nessun membro dell’equipaggio vivo, sterminati dal vampiro e dalla sua maledizione: la peste. Grazie ai diari del capitano di bordo, arrivato a Wismar legandosi da solo al timone, gli abitanti della cittadina scoprono del terribile morbo nascosto nelle bare nere, che in breve tempo miete tantissime vittime.

Jonathan ritorna a casa in completo delirio e non riconosce neanche la sua amata moglie. Il dottor Van Helsing (Walter Ladengast), amico fidato degli Harker, ritiene che il giovane agente immobiliare soffra di una grave febbre cerebrale e lo raccomanda alle cure di Lucy. La donna, cercando di scoprire come abbia fatto il marito a ridursi in questo stato, trova il diario sui vampiri che gli zingari avevano donato a Jonathan, convincendosi che sia stato vittima di questo mostro. Le certezze di Lucy vengono confermate da Dracula stesso, arrivato nella casa degli Harker per ammaliare la donna e farla sua, venendo respinto dall’enorme amore che lega i due sposi. A poco a poco Wismar precipita nel caos: migliaia di topi invadono le strade della città e la popolazione, decimata e senza speranza, si lascia andare a folli banchetti e feste in pubblica piazza prima di soccombere alla peste. Lucy cerca di convincere il dottor Van Helsing dell’esistenza del vampiro, ma lo scetticismo dell’uomo la porta a prendere una decisione drastica, l’unica scelta possibile per eliminare il mostro: offrire il suo collo per una notte, in modo che Dracula si dimentichi del sorgere del sole, venendo annientato.

Il piano ha successo ma Lucy, dissanguata, muore. Van Helsing, distrutto per non aver dato retta alla sua amica, finisce una volta per tutte il vampiro conficcandoli un paletto nel cuore. Alla morte di Dracula però la maledizione del Nosferatu non si interrompe, l’anima dell’inestinto alberga in Jonathan, che assume i tratti somatici del Conte e si dichiara pronto per un nuovo viaggio.

«Il tempo è un abisso profondo come lunghe infinite notti, i secoli vengono e vanno. Non avere la capacità di invecchiare è terribile. La morte non è il peggio: ci sono cose molto più orribili della morte. Riesce a immaginarlo? Durare attraverso i secoli, sperimentando ogni giorno le stesse futili cose»

A differenza della visione del Nosferatu che aveva Murnau nel 1922, che attraverso il vampiro parla della Prima guerra mondiale e dell’incombente nazismo, Herzog pone l’accento non sui pericoli del futuro ma sulla natura umana e sull’impossibilità di sradicare il male dal mondo. Il Dracula di Kinski però non è solo il Male assoluto, si tratta di un personaggio molto più sfaccettato e complesso – per la prima volta il vampiro è rappresentato anche nel suo lato umano, non solo un mostro sanguinario come quello interpretato da Bela Lugosi o Christopher Lee -, a tratti tragico. La sua condizione di immortale lo ha obbligato a un ciclo infinito delle stesse azioni, incapace di amare e incompreso da ogni essere umano, costretto a vivere nelle tenebre: un uomo senza libero arbitrio e che per questo ne soffre. Il personaggio è giocato sui contrasti, il primo dei quali è cromatico con la sua carnagione pallida celata sotto le vesti nere, la sua figura mostruosa ma al tempo stesso triste, il suo risultare patetico e terrificante, la sua ricerca dell’amore quando è in grado di donare solo morte, il suo desiderio di vivere una vita mortale per assaporare tutte le effimere semplicità della vita quando è costretto a una malinconica immortalità.

La fine di Dracula sopraggiunge nel momento in cui riesce a spezzare la sua monotona routine e può mordere il collo della donna che ama, una scena magistrale in cui si nota la passione sessuale che provano entrambi i personaggi. Dopo l’orgasmo (che in questo caso coincide nel dissanguare Lucy) Dracula muore, libero finalmente dalla vita eterna, e Nosferatu trova posto dentro Jonathan Harker. Herzog critica enormemente la bramosia dell’essere umano, dannando sia il giovane agente immobiliare, che si spinge fino ai Carpazi in cambio di un’enorme commissione con la quale “comprare una dimora ancora più grande per la moglie” sia Dracula, che muore per la sua estrema brama di sangue. Se Harker si fosse accontentato di ciò che aveva non sarebbe arrivata la peste a Wismar, e, una volta che il Male si è diffuso nella società, questa ne viene irrimediabilmente infettata, lasciandosi morire tra feste e banchetti. Per questa ragione – oltre a dare un tono lugubre al film – le prime inquadrature della pellicola mostrano le mummie di Guanajuato, morte nel 1833 in Messico durante un’epidemia di colera. Herzog punisce Jonathan duramente per la sua bramosia, condannandolo a portare il fardello del Male assoluto. Un male ancora più potente di quello di Dracula, come fa intendere l’ultima scena: il nuovo Nosferatu a cavallo nel deserto sotto il sole, il giorno non può più annientarlo e lui sopravvivrà all’umanità stessa (non a caso la musica di sottofondo è la Messa Solenne di Charles Gounod).

Visto il tono romantico della pellicola, la fotografia del film, a opera di Jörg Schmidt-Reitwein, ha cercato di assumere le tonalità, le tematiche e le caratteristiche dei quadri del Romanticismo. Si nota in particolare l’influenza delle opere di Caspar David Friederich nelle inquadrature sui Carpazi o in riva al mare, dove la natura è vista come potenza incontrastabile (sensazione accentuata dalle splendide musiche dei Popol Vuh). O ancora nella sequenza del morso di Dracula a Lucy: la ragazza, pallidissima, distesa su un letto e cosparsa di foglie e fiori minacciata dalla scura figura del vampiro, del quale emergono dall’oscurità solo mani e testa. Tutte le inquadrature di Wismar e della casa degli Harker ricordano i quadri di artisti romantici, soprattutto Charles James Lewis. Laddove non c’è l’influenza del Romanticismo, l’occhio di Herzog compone inquadrature giocate su fantastici contrasti di luce e buio sul volto di Kinski, i cui sguardi sono sufficienti a lasciare un perpetuo senso di paura e inquietudine in ogni scena dove il mostro appare. Una coppia, Herzog e Kinski, in grado di creare un capolavoro capace di tenere testa, e in certi momenti superare, la grandezza dell’opera di Murnau.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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