Come attore di cinema e di teatro, Aldo Fabrizi non ha bisogno di presentazioni, ma quello che mi piace ricordare di lui è il suo essere romano, nel senso bello e positivo della parola. Aldo Fabrizi appartiene alla Roma del popolo, ormai quasi sparita, che ha provato la fame e che i secoli di storia , hanno fatto sì che i suoi abitanti siano portati allo sberleffo ma anche all’ironia, allo scetticismo e alla tolleranza.
I sonetti del Maestro Fabrizi sono tanti, molti raccontano ricette, tipiche romane o di fantasia, altri si ispirano ai tempi che cambiano ai fatti del giorno (a cavallo tra gli anni 60 e 70), all’odiata dieta imposta dal medico e alla sua amatissima città.
Il grande attore romano ci ha lasciato tante testimonianze di questa sua passione, come le tre poesie riportate qui di seguito, di cui la seconda è una vera e propria ricetta in versi, tutte dedicate alla pietanza che forse amava di più: la pastasciutta.
Buon compleanno Maestro
L’indolenza
Si se magnasse solo pastasciutta,
sarebbe veramente ‘na bellezza:
la vita costerebbe ‘na sciocchezza
l’umanità se sfamerebbe tutta.
La Pasta nun cià gnente che se butta,
nun provoca diarea nè stitichezza,
è come un fiore, ‘na delicatezza
che fa scordà qualunque cosa brutta.
E si, presempio, in ore differenti
ognuno se magnasse ‘na scodella,
sarebbe pure un freno all’incidenti.
Perchè si tutti doppo avè magnato
facessero la brava pennichella
er traffico sarebbe limitato.
La matriciana mia
Soffriggete in padella staggionata,
cipolla, ojo, zenzero infocato,
mezz’etto de guanciale affumicato
e mezzo de pancetta arotolata.
Ar punto che ‘sta robba è rosolata,
schizzatela d’aceto profumato
e a fiamma viva, quanno è svaporato,
mettete la conserva concentrata.
Appresso er dado che jè dà sapore,
li pommidori freschi San Marzano,
co’ un ciuffo de basilico pe’ odore.
E ammalappena er sugo fa l’occhietti,
assieme a pecorino e parmigiano,
conditece de prescia li spaghetti.
Tratto da: La Pastasciutta di Aldo Fabrizi
“Uh, chi se vede! Hai rotto la clausura?”
“A dì la verità nun esco mai…”
“Perché?” “Ma co”sto traffico in do’ vai?”
“A uscì da casa c’è d’avé paura”
“Capisco…” “Sai, sarà l’età matura…”
“Ma dentro casa… scuseme, che fai?”
“Che fò? fò l’abbonato de la Rai…
e incretinisco dentro a quattro mura…”
“Vedemese’na sera!” “Come no!”
“Se famo du’ spaghetti “Volentieri…”
“Ciao!” “Ma telefonamese però!”
E mentre se saluteno già sanno,
che tutt’e due, pe’ l’ansie e li pensieri,
domani manco se ricorderanno.