Giunti al giro di boa, il Festival del cinema di Venezia si avvia verso la seconda metà con l’attesissimo “The Brutalist” di Brady Corbet, con Adrien Brody, Guy Pearce, Felicity Jones, Joe Alwyn e Alessandro Nivola. A seguire, sempre in concorso, “Ainda Estou Aqui” di Walter Salles, sul dramma dei desaparecidos brasiliani dal punto di vista di chi resta, mentre a prendersi la scena in serata è stato “Wolfs” di Jon Watts, con la coppia di super divi Brad Pitt e George Clooney insieme sul tappeto rosso di Venezia.
Oggi invece è il giorno di “The Room Next Door” di Pedro Almodovar e di “Vermiglio” di Laura Delpero.
Sensazioni dal Lido del concorso principale
Per il momento nel concorso principale non sembrano esserci vincitori o film che si staccano nettamente dagli altri (anche se primi commenti “The Brutalist” potrebbe essere un candidato interessante). “Maria” di Pablo Larrain ha in gran parte convinto ma forse non abbastanza per pensarlo come possibile Leone d’Oro, per quanto l’interpretazione di Angelina Jolie invece profumi di coppa volpi, così come l’interpretazione fluida e surreale di Nahuel Pérez Biscayart in “El Jockey” di Luis Ortega, finora quasi unanimemente apprezzato per la sua capacità di spiazzare e divertire il pubblico dal primo all’ultimo minuto. “The Order” di Justin Kurzel, con Jude Law e Nicholas Hoult, è un solido neo-noir con atmosfere alla “True Detective”, ben fatto ma forse non abbastanza fresco e innovativo per lasciare più di tanto il segno e durare alla prova del tempo nelle memorie degli spettatori. Se le recensioni per “Babygirl” con Nicole Kidman sono perlopiù negative e anche quelle di “Trois Amies” sembrano non convincere appieno, sono ancora molti i film da aspettare nella prossima settimana.
“Queer” di Luca Guadagnino, ispirato dal romanzo del padre della Beat Generation William Burroughs con Daniel Craig protagonista; “Diva Futura” di Giulia Louise Steigerwalt, sull’omonima casa di produzione pornografica e con Pietro Castellitto nel cast; “The Room Next Door”, nuova pellicola di Pedro Almodovar con Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro e Alessandro Nivola e l’attesissimo ritorno dopo il Leone d’Oro del 2019 di “Joker: Folie A Deux” di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga per cui si aspetta l’ennesimo bagno di folla.
Orizzonti, Giornate degli Autori e Settimana della Critica, i film da recuperare
La mostra del Cinema di Venezia, oltre ai 21 titoli della competizione ufficiale, offre varie sezioni, magari con nomi meno famosi ma altrettanto interessanti a livello qualitativo, con ulteriori concorsi e premi. Nella sezione Orizzonti ha sorpreso sia la stampa italiana che estera “Diciannove”, film d’esordio di Giovanni Tortorici, un racconto autobiografico di un giovane studente fuori sede che si isola dal mondo, colpendo sia per le scelte di regia coraggiose e piene di libertà creativa, che per l’interpretazione del protagonista esordiente Manfredi Marini. Non sarà però facile per lui vincere un premio dato che dovrà vedersela anche con Eduard Fernández Serrano, che nel film “Marco” letteralmente diventa nelle movenze, nel modo di parlare e nell’aspetto Enric Marco, sindacalista spagnolo che per anni ha finto di essere sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, storia (assurda ma reale) che ha sconvolto la Spagna nel 2005 e di cui parla anche l’intellettuale spagnolo Javier Cercas nel libro “L’Impostore” (2014). Divertente il ritorno di Péter Kerekes, miglior sceneggiatura sempre nella sezione Orizzonti al Festival di Venezia nel 2021 per il film “107 Mothers”, con “Wishing on a Star”, che mostra il bizzarro lavoro dell’astrologa napoletana Luciana De Leoni e dei suoi clienti, in un tono ironico e dolce, quotidiano e straordinario allo stesso tempo.
Nella Settimana della Critica colpiscono in positivo diversi corti della sezione SIC@SIC, in particolare “The Eggregores Theory” di Andrea Gatopoulos, primo film co-creato con l’intelligenza artificiale al Festival di Venezia e “Playing God” di Matteo Burani, brutale ritratto di un burattinaio crudele che nella ricerca della forma perfetta crea un esercito di mostri di creta in stop motion urlanti, doloranti e terrorizzati. Tra i lunghi molto apprezzato “Peacock”, opera prima di Bernhard Wenger che guarda a Ruben Ostlund, e “Homegrown”, documentario sulla “Trump’s America” che segue un gruppo di complottisti e neo-fascisti dalla fine della campagna elettorale del 2020 fino all’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021, che entra senza stereotipi nella vita quotidiana di diversi Proud Boys, in quello che è un documento importantissimo per capire l’America dei giorni nostri.
Tra le proiezioni proposte dalle Giornate degli Autori assolutamente degno di nota è “Soudan, Souviens-Toi” di Hind Meddeb, forse uno dei film migliori di tutto il festival finora, documentario/reportage che ci porta nei sit-in pacifici del 2019 in Sudan, assorbendo la cultura, la musica, la poesia, le speranze di questi rivoluzionari pacifici che danzano, cantano e sognano assieme per poi mostrare la durezza spietata della repressione attraverso found footage e riprese sul campo, in un lavoro fondamentale per ricordare la tragedia quotidiana di una parte di mondo che sembra dimenticata.