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IN ATTESA DELLA RIAPERTURA: TORO SCATENATO di MARTIN SCORSESE

Tempo di lettura: 9 minuti

Dopo l’insuccesso di New York, New York, il regista Martin Scorsese cadde in depressione, finendo in ospedale per dipendenza da cocaina e perdendo la voglia di fare film. Il suo amico e attore feticcio Robert De Niro gli propose una sceneggiatura di un nuovo progetto. Il film, arrivato nei cinema italiani il 12 febbraio 1981, doveva essere il testamento del regista e invece fu la sua rinascita: Toro Scatenato di Martin Scorsese.

Toro Scatenato è un film del 1980 diretto da Martin Scorsese e scritto da Paul Schrader, già sceneggiatore di Taxi Driver. Ispirato dalla biografia di Jake LaMotta, pugile italoamericano celebre negli anni ’40 e ‘50, Toro Scatenato segna la rinascita e uno dei punti più alti della carriera di Martin Scorsese. Una storia di ascesa e caduta che da questo momento ritroveremo spesso – anche se in abiti diversi – nella cinematografia scorsesiana.

Il regista, aiutato per la quarta volta dal suo attore feticcio Robert De Niro in una delle sue più grandi interpretazioni e da un semi esordiente Joe Pesci, realizza un film sul pugilato dove il ring è totalmente in secondo piano, lasciato da parte per raccontare la violenza, l’orgoglio e la paura che portano alla rabbia e all’isolamento.

«ME LI RICORDO ANCORA GLI APPLAUSI, ME LI SENTO ANCORA NELLE ORECCHIE E ME LI PORTERÒ DIETRO PER TUTTA LA VITA… MI RICORDO TUTTI I K.O., TUTTI I GANCI, TUTTI I JAB»

1964. Jake LaMotta (Robert De Niro), in età avanzata, prepara uno dei suoi consueti spettacoli comici in un piccolo locale, ripensando alla sua passata carriera di pugile.

Durante gli anni ’40 LaMotta è un giovane pugile italoamericano nato e cresciuto nel Bronx. Insieme al fratello minore Joey (Joe Pesci), che gli fa da manager, Jake sogna di diventare il campione del mondo di boxe. Dopo aver divorziato dalla moglie, si innamora della giovane Vickie (Cathy Moriartry) con la quale si sposerà dopo poco. In pochi anni LaMotta riesce a farsi strada nel mondo del pugilato, nonostante le difficoltà causate dal non volersi affidare ad alcuni mafiosi del quartiere che, in cambio di alcuni incontri truccati, lo avrebbero aiutato ad essere proclamato sfidante ufficiale per il titolo di campione mondiale dei pesi medi. Persuaso dai gangster, il pugile accetta di sostenere diversi combattimenti per loro e dopo diversi match, tra i quali quelli con Sugar Ray Robinson (Johnny Barnes), Jake arriva finalmente a poter contendere il titolo al campione del mondo dei pesi medi.

La vita coniugale di LaMotta è però piena di difficoltà. L’uomo è stressato dal dover mantenere il suo fisico e dalla sua fortissima gelosia nei confronti della moglie Vickie. La rabbia che il pugile nutre si scatena in ogni piccola situazione, come quando prima di un incontro la moglie fa ingenuamente notare che lo sfidante del marito sia un bel ragazzo. Per ripicca, durante il combattimento LaMotta colpisce con una tale brutalità l’avversario da sfigurarlo, lanciando durante la proclamazione del vincitore un inquietante sguardo alla moglie.

Dopo aver vinto il titolo mondiale, le paranoie divorano Jake, che si isola sempre di più dagli amici e dal fratello. Joey infatti, che era arrivato a picchiare dei suoi amici per delle avances nei confronti della cognata, viene accusato da Jake di andare a letto con Vickie. I rapporti con Joey si fanno sempre più tesi, anche perché quest’ultimo cerca continuamente di far seguire la dieta al fratello, finché un giorno Jake, dopo che la moglie aveva detto ironicamente di essere andata a letto con tutti i suoi amici e pure con Joey, lo picchia selvaggiamente. Da quel giorno i rapporti tra i due LaMotta si interrompono.

La parabola discendente di Jake presto investe anche lo sport, facendogli perdere il titolo contro il suo rivale Sugar Ray Robinson. Rimasto solo con sua moglie, LaMotta comincia a ingrassare fino a ritirarsi dal pugilato, comprando un night club per lavorarci come intrattenitore. Stanca della vita col marito, Vicki decide di divorziare e portarsi via i figli. Jake, rimasto solo, si dedica al suo night club, venendo presto accusato di sfruttamento della prostituzione. Per pagare la cauzione, l’ex pugile distrugge la sua cintura da campione del mondo per vendere le gemme, non riuscendo ugualmente a racimolare abbastanza soldi. Finito in prigione, Jake libera la sua rabbia contro le pareti, la climax di disperazione di un uomo che ha perso tutto. LaMotta è rimasto solo al mondo, e riesce a malapena a scusarsi con il fratello, incontrato per caso in strada. Joey però non ha interesse nel riappacificarsi.

Nel 1964, il vecchio Jake è di nuovo nel suo camerino, provando allo specchio il monologo che dovrà fare sul palco, tratto da quello di Marlon Brando in Fronte del porto; un uomo viene a chiamarlo in scena per i suoi cinque minuti di spettacolo.

JAKE LAMOTTA, IN ETÀ AVANZATA, PREPARA UNO DEI SUOI CONSUETI SPETTACOLI COMICI IN UN PICCOLO LOCALE, RIPENSANDO ALLA SUA PRECEDENTE CARRIERA DI PUGILE.

LAMOTTA È UN FORTE E TENACE COMBATTENTE, PROVENIENTE DAL BRONX, CON IL FRATELLO MINORE JOEY COME SUO MANAGER. ALL’INIZIO JAKE È SPOSATO, MA POCO DOPO, ANCHE A CAUSA DEI FORTISSIMI LITIGI CON LA MOGLIE, E DELLA STORIA D’AMORE CON LA BELLA VICKI, IL SUO MATRIMONIO FALLISCE. CONTEMPORANEAMENTE LAMOTTA SALE I GRADINI DEL MONDO DEL PUGILATO, ANCHE SE CON UNA CERTA FATICA POICHÉ ALL’INIZIO NON VUOLE METTERSI SOTTO LA PROTEZIONE DI ALCUNI INFLUENTI PERSONAGGI DEL QUARTIERE CHE, IN CAMBIO DI ALCUNI INCONTRI INDIRIZZATI A LORO PIACIMENTO, LO AVREBBERO AIUTATO AD ESSERE PROCLAMATO SFIDANTE UFFICIALE PER IL TITOLO DI CAMPIONE MONDIALE DEI PESI MEDI. ALLA FINE, DOPO ALCUNI MATCH, TRA I QUALI QUELLI CON SUGAR RAY ROBINSON, E DOPO AVERNE PERSO INTENZIONALMENTE QUALCUNO, PER FAVORIRE I SUOI “PROTETTORI”, JAKE ARRIVA FINALMENTE A POTER CONTENDERE IL TITOLO AL CAMPIONE DEL MONDO DEI PESI MEDI.

NEL CONTEMPO LA SUA VITA COMINCIA AD ESSERE COSTELLATA DA GROSSI PROBLEMI, PRIMA QUELLI DI PESO, CHE DEVE MANTENERE SOTTO CERTI LIVELLI PER POTER COMBATTERE, POI QUELLI FAMILIARI; INFATTI, NONOSTANTE IL MATRIMONIO E I FIGLI, JAKE È DIVORATO DA UNA FORTE GELOSIA, E TEME CONTINUAMENTE CHE LA MOGLIE VICKI LO TRADISCA. POCO PRIMA DI UN INCONTRO LA MOGLIE VICKI FA INGENUAMENTE NOTARE CHE LO SFIDANTE DEL MARITO È UN BEL RAGAZZO: I DUE LITIGANO PESANTEMENTE, E DURANTE L’INCONTRO JAKE SI SCATENA CONTRO L’AVVERSARIO, RIDUCENDOLO IN UNO STATO TALE DA NON POTER ESSERE PIÙ CONSIDERATO BELLO DA NESSUNO.

NONOSTANTE LA VITTORIA DEL TITOLO, JAKE PIOMBA COSÌ ANCORA DI PIÙ IN UNO STATO DI PARANOIA, CHE INVESTE ANCHE GLI AMICI E IL FRATELLO; JOEY INFATTI, CHE AVEVA SEMPRE FATTO DI TUTTO PER AIUTARLO, FINO A FARE A PUGNI PER EVITARE CHE LA COGNATA SI DIVERTISSE CON DEI SUOI AMICI, ATTIRA LE IRE DEL FRATELLO, CHE LO SOSPETTA ADDIRITTURA DI ANDARE A LETTO CON LA MOGLIE. I RAPPORTI CON JOEY SI FANNO SEMPRE PIÙ TESI, ANCHE PERCHÉ QUEST’ULTIMO CERCA DI FAR SEGUIRE UNA DIETA AL FRATELLO, FINCHÉ UN GIORNO JAKE LO PICCHIA, IN PREDA A UN RAPTUS, SCATENATO DALLA BATTUTA DELLA MOGLIE, ESASPERATA DALLA GELOSIA DI LUI, SUL FATTO CHE LEI ANDASSE A LETTO PURE CON JOEY.

LA PARABOLA DISCENDENTE DI LAMOTTA PRESTO INVESTE ANCHE LO SPORT, E PRESTO PERDE IL TITOLO CON IL SUO ACERRIMO RIVALE SUGAR RAY ROBINSON; RIMASTO SENZA IL FRATELLO, CHE DOPO IL LITIGIO LO ABBANDONA, SENZA CHE JAKE LO CERCHI PIÙ, LAMOTTA COMINCIA A INGRASSARE FINO A RITIRARSI DALL’AGONISMO DOPO POCHI ANNI. MA NEMMENO NEL LUSSO IN CUI VIVE, CON I FIGLI E LA PAZIENTE MOGLIE AL FIANCO, RIESCE A CONDURRE UNA VITA SERENA; LAMOTTA COMPRA E GESTISCE IL LOCALE OMONIMO, TRASCORRENDOVI MOLTO TEMPO, DANDOSI AL DIVERTIMENTO, FINCHÉ VICKI NON DECIDE DI DIVORZIARE E PORTARSI VIA I FIGLI. JAKE, RIMASTO SOLO, SI DEDICA AL SUO NIGHT CLUB, DOVE FA L’INTRATTENITORE, MA PRESTO SUBENTRANO PROBLEMI ECONOMICI E LEGALI: VIENE INCASTRATO IN UN’ACCUSA DI SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE, E PER RACIMOLARE I SOLDI E METTERE TUTTO A TACERE SPACCA ANCHE LA SUA CINTURA DI CAMPIONE DEL MONDO PER VENDERNE LE GEMME.

A CAUSA DI QUESTA DENUNCIA FINISCE IN PRIGIONE, DOVE LIBERA LA SUA RABBIA CONTRO LE PARETI, NELL’IRA DI UN UOMO CHE PIANO PIANO STA PERDENDO TUTTO QUELLO CHE DI BELLO AVEVA AVUTO. LAMOTTA È RIMASTO SOLO AL MONDO, E RIESCE A MALAPENA A SCUSARSI CON IL FRATELLO, INCONTRANDOLO PER CASO; IL FRATELLO PERÒ NON VUOLE SAPERNE DI LUI.

IL VECCHIO JAKE È DI NUOVO NEL SUO CAMERINO, E PROVA ALLO SPECCHIO IL MONOLOGO CHE DOVRÀ FARE SUL PALCO, TRATTO DA QUELLO DI MARLON BRANDO IN FRONTE DEL PORTO; UN UOMO VIENE A CHIAMARLO IN SCENA PER I SUOI 5 MINUTI DI SPETTACOLO.

«PER CUI DATEMI UN’ARENA, JAKE IL TORO SI SCATENA. perché OLTRE AL PUGILATO, SONO ATTORE RAFFINATO. QUESTO È SPETTACOLO»

I titoli di testa di Toro Scatenato, sulle note della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, sono l’anticipazione perfetta di quello che rappresenta il film: un uomo solo su un ring che si prepara ad affrontare un incontro; LaMotta, senza nessuno vicino, che sfida sé stesso. Scorsese incentra tutto il film sulla sfida interna del suo protagonista, sulla sua capacità di autodistruggersi e sulla sua rabbia violenta che ribolle. Jake LaMotta viene dipinto come un uomo insicuro, irrequieto, violento, orgoglioso e incapace di controllare la sua ira, che esplode non sul ring ma tra le mura di casa, dove il protagonista rivela la sua vera natura, picchiando, insultando e fregandosene di tutti: amici, moglie e fratello. LaMotta è presentato in modo eloquente nella sua entrata in arena, Scorsese, in un lungo piano-sequenza, tratteggia il carattere di un uomo insicuro, corroso dalla gelosia per la giovanissima e affascinante moglie, in competizione con il fratello e manager e ossessionato dal peso e dall’avere le mani troppo piccole. Jake crede di avere la forza per sconfiggere tutti i suoi avversari, ma si vende ai mafiosi locali per poter diventare campione del mondo, cadendo sempre di più nelle paranoie. Allontanato da tutti e sconfitto sul ring, LaMotta si rende conto solo in galera che è lui il responsabile delle sue disgrazie. Nel finale, allo specchio, Jake guarda in faccia l’unico avversario che non è riuscito a sconfiggere: sé stesso.

Scorsese con Toro Scatenato ha creato un film sulla boxe in totale antitesi con Rocky di Sylvester Stallone, uscito al cinema nel 1976. Il regista sconvolge il modo di vedere un incontro di pugilato, non c’è eroismo, non c’è epica o rivalsa, solo violenza e dolore; lo specchio dei sentimenti del protagonista. Scorsese catapulta lo spettatore tra i guantoni dei pugili, riuscendo a dare un fortissimo senso di realismo. Anziché utilizzare la classica ripresa del ring “da spettatore” (ossia inquadrando i due pugili da dietro le corde), in Toro Scatenato la macchina da presa si trova in mezzo al ring: prende pugni, viene bagnata dagli schizzi di sangue e sudore, fa vedere i volti sofferenti degli atleti e lo stato d’animo del protagonista. Lo sport non esiste durante questi incontri di pugilato, c’è solo un Jake LaMotta sempre più autodistruttivo, che si lascia massacrare come se non sentisse dolore, come se sapesse che merita di soffrire vista la sofferenza che infligge agli altri fuori dal ring. I combattimenti hanno una lunghezza ritmica, la frequenza dei pugni diventa un sistema di battute musicali. I primi incontri sono rumorosi e lucenti, più il film prosegue e più il rumore viene sostituito con ampi silenzi, spezzati solo dal crudo realismo dei colpi, che rimbombano sul ring come cannonate. Le cariche di violenza di LaMotta sono accompagnate in sottofondo da barriti, nitriti e ruggiti, che rimarcano la furia animale del protagonista. Il tocco finale dei combattimenti è il montaggio, eseguito dalla montatrice storica di Scorsese, Thelma Schoonmaker. Regista e montatrice lavorarono insieme per oltre un anno per perfezionare le varie inquadrature, riuscendo a creare delle vere e proprie climax durante gli incontri di pugilato che esplodo in un montaggio estremamente frenetico e ritmato, in grado di far soffrire lo spettatore assieme al protagonista.

La perfetta riuscita di un personaggio così complesso è dovuta, oltre a una grande sceneggiatura, anche al miracolo di recitazione compiuto dal cast intero ma soprattutto da Robert De Niro, in uno dei momenti migliori della sua carriera. Il suo personaggio è tanto odioso durante la sua ascesa, quanto miserabile nel suo declino, e De Niro riesce a trasmettere tutte queste sensazioni; dall’inseguimento in piano sequenza del fratello che lo ha ripudiato, all’esplosione di disperazione in carcere, all’efferatezza delle liti familiari e alla furia scatenata sul ring. L’attore, per immergersi nella parte, assunse il vero Jake LaMotta come coach di pugilato per sei mesi, frequentando la Gramercy Gym di New York e allenandosi con l’ex campione del mondo. Ma la vera trasformazione di De Niro avvenne per l’interpretazione dell’anziano LaMotta, ritiratosi dal mondo della boxe e ingrassato: per girare quelle scene l’attore ingrassò di 30 chili, donando quel realismo che Scorsese ha ricercato in modo maniacale in ogni aspetto della pellicola.

Altro punto di forza di Toro Scatenato è la sua ammaliante fotografia neorealista con tinte espressioniste, diretta da Michael Chapman. Dall’aspetto perlaceo, lucente ed elegante, il bianco e nero è stato scelto dal direttore della fotografia e dal regista per vari motivi: attenuare la violenza visiva e le maschere di sangue che vengono mostrate durante certi incontri, evitare la censura, differenziarsi col sopracitato Rocky e infine ricercare un realismo legato all’autenticità temporale, in quanto le foto e i filmati dell’epoca di LaMotta non avevano colori. L’ispirazione per la fotografia fu il film del 1960 Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, uno dei registi di riferimento per Scorsese, ma si possono notare anche dei tagli di luce espressionisti, come nella scena della prigione.

Girato con un budget di 18 milioni di dollari, in patria Toro Scatenato non fu un grande successo commerciale, guadagnando circa 24 milioni dollari. La critica invece lo riconobbe subito come un grande capolavoro, ricevendo otto candidature agli Oscar e regalando la statuetta del miglior attore protagonista a Robert De Niro e del miglior montaggio alla Schoonmaker.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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