IL PROGETTO CITERNE BEIRUT – TALK CON OMAR RAJEH
Citerne Beirut è un centro per le arti performative nato nel 2017 a Beirut. Questo spazio – una struttura in acciaio modulabile secondo le caratteristiche dei progetti che venivano accolti – era stato ideato per ospitare la creazione contemporanea nelle sue forme più innovative e per mettere in connessione la scena artistica locale con quella internazionale.
Nel 2019 il mancato sostegno da parte delle istituzioni pubbliche ha però purtroppo determinato lo smantellamento del centro. Omar Rajeh e Mia Habis, direttori artistici di Maqamat, hanno comunque deciso di non abbandonare il progetto e di trasferirlo in una dimensione virtuale. Hanno così dato vita a Citerne.live, uno spazio interdisciplinare online progettato per proporre un programma di eventi in streaming e per fungere da hub culturale aperto alla riflessione critica su temi legati alla creazione artistica, alla cooperazione, alla condivisione, alla solidarietà, con un approccio transnazionale
OMAR RAJEH – MAQAMAT – THE ODOR OF ELEPHANT AFTER THE RAIN
Il progetto comprende un film, un solo di danza e una lecture-performance che raccontano Beirut, la sua cultura e le sue contraddizioni attraverso le strutture, le strade, le persone che ne sono il cuore pulsante.
Partendo dalla considerazione che il primo gesto di uno spazio architettonico è quello di accogliere il corpo umano offrendogli un luogo da abitare e un’idea da vivere, Omar Rajeh, con The Odor of Elephants After the Rain, si interroga sul ruolo del corpo nei momenti di crisi o di calamità naturali, sulle sue possibilità residue, sulla sua vulnerabilità, sulle sue capacità di resilienza, ribellione o, semplicemente, sul suo esistere in relazione a una catastrofe.
Questi interrogativi sono nati con lo smantellamento forzato, nell’agosto 2019, di Citerne Beirut, centro culturale nel cuore della città, con il crollo politico ed economico del Libano causato dalla pandemia, con la tragica esplosione che nell’agosto 2020 ha distrutto Beirut uccidendo e ferendo migliaia di persone.
Il lavoro racconta di un corpo alla ricerca di un proprio spazio, di un rifugio, ma per il coreografo libanese è anche una retrospettiva personale, politica e sociale. Gli accadimenti tragici, i disordini, le manifestazioni, le diseguaglianze ovunque nel mondo, ci costringono ad affrontare la questione della nostra stessa architettura come esseri umani in crisi e a confrontarci con le nostre idee e con i nostri comportamenti, riflessi della realtà o di una realtà distrutta.
PROGRAMMA
Mercoledi’ 13 Ottobre ore 18:00 – PARC Performing Arts Research Centre, piazzale delle Cascine 4 – Firenze
Giovedi’ 14 Ottobre ore 21:00 – Teatro Cantiere Florida, via Pisana 111/r – Firenze