Nel 2020 con il visionario Là la compagnia Baro d’evel, ritenuta dalla stampa internazionale tra le più interessanti del circo contemporaneo, ha mostrato come l’acrobazia o il “nuovo circo” possano assumere le sembianze di un oggetto misterioso, lirico e profondamente poetico: un universo fatto di materia, di polvere, di musica, voce e di frammenti di vita.
Le radici di questo universo possono essere facilmente rintracciate in Mazùt, tra i primi spettacoli del duo costituito da Blaï Mateu Trias e Camille Decourtye, il cui riallestimento è presentato in prima nazionale al REf21 dal 27 al 31 ottobre al Teatro Vascello. Un’opera in cui circo, teatro, danza, musica si mescolano scavalcando i confini delle singole discipline per mettere in scena una forma d’arte che sia totale.
Un nuovo sogno fragile e sospeso come una bolla di sapone in cui il tempo assume la qualità di un romantico passo a due (tra gli interpreti MarlèneRosaing e Julien Cassiers) o di una visione dal sapore surrealista che scava e scova il nostro essere animali: un uomo e una donna, eroi e prigionieri, un cavallo selvaggio e un cantante, case di cartone, cieli e pareti di carta. Tutto in Mazùt è materia, sensazione ed emozione, un percorso alla ricerca di sé stessi, un affondo nella nostra più profonda realtà ma attraverso le lenti della magia. Un’immersione totale nel quadro che è lo spettacolo.