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IL 16 NOVEMBRE ALLA GNAM LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME “FRANCESCA FINI / CYBORG FATALE”

Tempo di lettura: 2 minuti

Il libro racconta dieci anni della ricerca artistica di Francesca Fini, una delle performance artist intermediali più significative della cyber performance in Italia. L’artista si muove nel territorio del contemporaneo dove le arti si ibridano, tra performance art, tecnologia dell’interazione, sound design, sperimentazione cinematografica, animazione digitale e pittura.

I suoi progetti riproducono e analizzano il rapporto tra spazio pubblico e privato, tra spettacolo e spettatore, tra rappresentazione e interazione, riflettendo sulle influenze della società sulle questioni di genere e sulla distorsione nella percezione della bellezza prodotta dal mercato e dai media mainstream.

Il volume vuole essere un’articolata monografia che attraversa la storia di quest’anima sdoppiata tra reale e virtuale, tra pratica analogica e pratica digitale illustrando i dieci anni di lavoro dell’artista suddivisi in tre grandi sezioni tematiche. Ogni sezione è affidata ad uno studioso che ha seguito il lavoro di Francesca Fini nel corso del tempo. Così, dopo l’introduzione dello storico dei media Bruno Di Marino, che ha curato il libro, segue il saggio di Lori Adragna che riguarda la pratica performativa, quello di Giacomo Ravesi sulla video arte e, a chiudere, le riflessioni del leggendario critico cinematografico Adriano Aprà sui lungometraggi dell’artista.

Difficile trovare un punto di partenza – scrive Bruno Di Marino, curatore del volume – o anche un’angolazione privilegiata da cui poter osservare e analizzare il lavoro di Francesca Fini. O, meglio, un fulcro centrale ci sarebbe, il corpo, ma si rischia di circoscrivere troppo il discorso a un elemento tanto evidente che non rende giustizia alla complessità di un immaginario che ruota sull’esaltazione stessa dell’intermedialità, sul dialogo tra immagini in movimento, performance, tecnologia e grafica. E allora sì, possiamo provare a partire dal corpo, ma da un corpo quasi vitruviano o leonardesco, come misura di tutte le cose, ma anche crocevia da cui si dipartono infinite direttrici».

Il lavoro di Francesca Fini è stato presentato al MAXXI e al MACRO di Roma, alla prima Venice International Performance Art Week, al Guggenheim di Bilbao, al Georgia Tech di Atlanta e al Japan Media Arts Festival di Tokyo. Nel 2016 ha ultimato il film sperimentale Ofelia non annega (con Istituto Luce Cinecittà), inserito da Adriano Aprà tra i migliori film italiani degli ultimi 20 anni.

Alla presentazione intervengono Francesca Fini, Bruno Di Marino, Lori Adragna, Adriano Aprà, Giacomo Ravesi.

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