Ferdinando Taviani è stato uno dei più grandi studiosi – forse il più grande – della scorsa generazione, e soprattutto uno dei più innovativi. È stato tra i rifondatori degli studi sulla Commedia dell’Arte e sul Grande Attore ottocentesco. Ha indicato molti possibili livelli nuovi del teatro fino a quel momento trascurati, che vanno anche al di là del momento dello spettacolo vero e proprio: relazioni all’interno delle compagnie, bisogni che portano le persone verso il teatro.
È stato un intellettuale complesso, che ha coniugato la severità nella ricerca con una partecipazione attiva, e combattiva, alle vicende del teatro pratico, schierandosi in particolare a fianco di gruppi teatrali ancora molto discussi (come l’Odin Teatret degli anni Settanta), o non riconosciuti (come il cosiddetto Terzo Teatro dello stesso periodo), o soggetti a seri attacchi (come gli allora Magazzini criminali). È stato anche tra i primi a capire l’importanza di un uso diverso del teatro: come il teatro in carcere di Armando Punzo.
I due volumi gemelli pubblicati dopo la sua morte (Il rossore dell’attrice. Scritti sulla Commedia dell’Arte e non solo, a cura di Mirella Schino, Roma, Bulzoni 2021; Le visioni del teatro. Scritto sul teatro dell’Otto e Novecento, a cura di Mirella Schino, Roma, Bulzoni 2021) vogliono rendere la complessità e la poliedricità del personaggio, alternando scritti di ricerca accademica a scritti di intervento sul contemporaneo.