Qualcosa di molto strano è avvenuta la scorsa settimana: in tantissimi, in diverse parti del mondo, hanno scoperto dell’improvvisa scomparsa di Mattew Perry e hanno provato la strana sensazione di aver appena perso un vecchio amico. Magari, un amico che non vedevano da tempo, di cui avevano ormai perso i contatti, oppure che andavano a trovare di tanto in tanto, ma comunque un amico con cui avevano condiviso avventure incredibili in quel complicato periodo della crescita che ti vede passare da adolescente a giovane adulto.
Con Mattew Perry è andato via l’interprete di un personaggio che, attraverso il piccolo schermo, è entrato nella vita di ragazze e ragazzi cresciuti tra gli anni Novanta e i Duemila condividendo con loro amori, rotture, feste, viaggi e soprattutto tante chiacchierate davanti a un caffè al Central Perk. Chandler Bing era questo: un amico introverso e un po’ emarginato che ti faceva morire dal ridere mentre, con il suo cinismo, raccontava e ci mostrava le disavventure di un ragazzo come tanti, con un lavoro tanto comune da essere indefinito, che viveva in una grande città in compagnia della sua seconda famiglia, i friends.
Un amico che ha riso (tantissimo), pianto e lottato con noi e che alla fine era riuscito a diventare adulto. Lo avevamo lasciato così: sposato con Monica, la donna che amava, padre di due gemelli, che lasciava il suo appartamento di New York e con esso la vita da “giovane”. Un finale triste quello di “Friends” ma inevitabile: si cresce… Chandler lo aveva fatto, e così anche noi.
Un successo quello di Friends che è andato oltre la generazione Millennials. Tantissimi i commenti commossi sui social dei più giovani, che hanno sentito il bisogno di dare l’ultimo saluto a quello strano amico vestito in modo vintage che passava il tempo libero in una caffetteria. Cambiano le mode ma le esperienze sono sempre quelle.
È la magia dello spettacolo: può accadere che ci si affezioni a personaggi di film o serie tv e di sentirli come fossero parte della propria vita. Può apparire poco sano, ma la sensazione di tristezza provata con la morte di Mattew Perry non mi è sembrata qualcosa di bizzarro, in fondo anche le risate che mi procurava erano reali.