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Tecnologia e spettacolo

La comunicazione fra strumenti musicali: MIDI/1

Tempo di lettura: 3 minuti

La nascita del MIDI

Nel 1981 all’AES, Dave Smith della Sequential Circuits presenta un articolo su “Universal Synthesizer Interface”, sviluppato in collaborazione con altre ditte.

Ciò costituì il primo momento in cui le specifiche MIDI videro la luce del sole, per poi essere introdotte al NAMM Show di Los Angeles del 1983, dove un sintetizzatore Prophet-600 comunicava con una tastiera Roland attraverso una connessione a 5 pin.

MIDI, ovverosia Musical Instruments Digital Interface, ebbe un successo straordinario, ed è ancora, come protocollo di comunicazione fra strumenti musicali, alla base di molte produzioni musicali di ogni tipo.

Il protocollo MIDI si basa sull’invio e interpretazione di controlli e dati, non sull’invio di forme d’onda. L’interpretazione di quei dati e controlli, dipende poi dallo strumento che tali dati riceve.

Tuttavia, il controllo computerizzato dei sintetizzatori ha avuto inizio anni prima del concepimento del MIDI, mediante sistemi ibridi, che combinavano controllo digitale con sintetizzatori analogici.

Al principio degli anni ’70 del ‘900, i Bell Labs svilupparono il GROOVE System che assieme al HYBRID System prodotto dall’Università dell’Illinois costituiva un esempio complesso di sistema ibrido, ma ogni sistema aveva protocolli software specifici.

Verso la fine degli anni ’70 del ‘900, fu possibile cominciare ad utilizzare microprocessori dal costo contenuto per controllare sintetizzatori. 

Conseguentemente, nuovi sistemi ibridi e digitali vennero introdotti sul mercato, ma non esisteva un metodo standardizzato di far comunicare tali strumenti fra loro, rendendoli in tal senso incompatibili.

Tale situazione portò allo sforzo congiunto di diverse compagnie che producevano sintetizzatori all’epoca (fra queste la già citata Sequential Circuits, Oberheim, Roland) di sviluppare un protocollo di comunicazione comune e standard.

Nel 1982, il Prophet-600 e il Jupiter-6 furono i primi due sintetizzatori introdotti sul mercato ad integrare connessioni MIDI con relativa capacità di interpretazione del protocollo.

Qualche dettaglio tecnico

In termini Hardware, il MIDI richiede, da specifiche, delle porte indicate come IN (per accettare messaggi in ingresso), OUT (per inviare messaggi in uscita) e THRU (invio in copia dei messaggi ricevuti nella porta MIDI IN).

Il protocollo MIDI è un protocollo seriale, ovverosia i dati vengono inviati ed interpretati uno dopo l’altro. Il messaggio MIDI fondamentale, nei termini dell’esecuzione musicale, è il cosiddetto evento nota.

Uno strumento MIDI interpreta l’esecuzione di una nota ogni volta che riceve un messaggio NOTE ON, fino alla ricezione, per la medesima nota individuata secondo un valore numero compreso fra 0 e 127, del messaggio NOTE OFF.

Ogni evento nota porta con sé un valore di dinamica, indicato col parametro VELOCITY, anch’esso ricompreso fra 0 e 127.

I messaggi MIDI, per ciascuna connessione, vengono inviati attraverso uno di 16 canali a disposizione. Si pensi al concetto di canale MIDI come se fosse una etichetta di un indirizzo elettronico a cui inviare informazioni.

L’home computing negli anni ’80 e gli ambiti di ricerca

Lo sviluppo dell’home computing già nella prima metà degli anni ’80 è andato di pari passo con l’introduzione del MIDI, consentendo un proliferare negli anni di soluzioni hardware (interfacce MIDI per Computer ad 8-bit, oppure sistemi a 16-bit con porte MIDI incorporate, tipo l’ATARI ST) e software (ad esempio: Pro-16, Notator, Cubase), alcune delle quali ancora esistono, in forma assai più evoluta, in sistemi ancora in vendita.

Fu una vera e propria rivoluzione, dato che si consentiva, con strumenti dal costo relativamente contenuto, di registrare performance, editarle e manipolarle a piacimento e riprodurle. In alcuni casi, era possibile in ambiente domestico, dai dati MIDI, elaborare partiture di discreto livello qualitativo per l’epoca.

Attorno al 1985, inoltre, Miller Puckette iniziò a lavorare a Max (originariamente noto come The Patcher), presso l’IRCAM di Parigi. Esso costituiva un software di invio di messaggi di controllo a strumenti hardware proprio per mezzo del protocollo MIDI. Max, adesso sviluppato da Cycling’74, è uno degli ambienti di sviluppo più avanzati per la musica ed il multimedia.

Scritto da

Autore, docente, sound designer e ingegnere del suono, si occupa professionalmente di disegno sonoro per il teatro d’Opera.

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