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MACERATA OPERA FESTIVAL SECONDO LUCIANO MESSI? 100 ANNI DI BELLEZZA

Tempo di lettura: 5 minuti

“100×100 Sferisterio”, un’edizione iconica quella in programma per Macerata Opera Festival 2021, a cento anni dalla prima opera in scena allo Sferisterio.  Arte, innovazione e forte ispirazione identitaria danno corpo alla cifra distintiva di un festival storico, conosciuto e apprezzato nel mondo, che ha fronteggiato la pandemia e la crisi scegliendo di non fermarsi. Salvando cultura, lavoro, bellezza. “Perché se non riparte la cultura non riparte il Paese”, dice Luciano Messi, sovrintendente dello Sferisterio, che con professionalità, passione e determinazione ha dato nuovo impulso, in anni recenti, alla prestigiosa storia del festival e del teatro maceratese, e nel 2020 ha, appunto, deciso, pur tra mille limiti e difficoltà, di non cancellare la rassegna. E il mensile “Classic Voice” lo ha inserito tra i dieci personaggi più importanti a livello internazionale nel mondo della musica per il 2020. Lo abbiamo intervistato per “Notizie di Spettacolo”.

Che edizione sarà questa del 2021?

Questa è un’edizione importante, significativa, che traccia un percorso simbolico lungo 100 anni. Dalla messa in scena dell’Aida nel 1921, la prima opera lirica allestita allo Sferisterio, grazie a Pier Alberto Conti per amore di Francisca Solari, fino ai giorni nostri, passando per il 1967, quando l’amministrazione comunale trasformò definitivamente Sferisterio in un teatro all’aperto e la stagione lirica maceratese cominciò a svolgersi ogni anno. Da maceratese sono fiero di fare parte di questo percorso e di quello che continua a essere un atto d’amore verso la comunità, verso l’arte, verso la bellezza. Assieme a tutte le maestranze rinnoviamo oggi il nostro impegno per un presidio culturale identitario del nostro territorio e del nostro Paese. L’edizione di quest’anno è ricca di contenuti artistici innovativi con due spettacoli di assoluto livello come l’Aida, debutto il 23 luglio, firmata dall’argentina Valentina Carrasco, e il 25 luglio La Traviata degli specchi, di Svoboda-Brockhaus, che va in scena da 30 anni con grande successo e che, in un’edizione celebrativa come questa, ci sembrava giusto riproporre. L’Aida di Verdi non solo è l’opera con cui tutto ebbe inizio allo Sferisterio cento anni fa ma è pure l’opera di cui si celebrano proprio quest’anno i 150 anni dal debutto assoluto, nel 1871, al Cairo. Quindi una doppia, importante celebrazione.

Come impattano su questo programma le misure anti-covid?

Non vogliamo che la crisi vada a colpire l’arte e neppure il lavoro.  Già nel 2020 abbiamo salvaguardato le nostre maestranze e quest’anno lo faremo ancora di più. L’Italia non riparte senza la cultura, su questo dobbiamo fare uno sforzo tutti e ci aspettiamo che il governo, anche quest’anno, dia un sostegno economico forte al settore e riapra i teatri in modo “irreversibile”, non assoggettandoli alle dinamiche dei colori delle regioni, salvo il ritorno in zona rossa. Quanto ai protocolli per garantire la riapertura in sicurezza, insieme ad AGIS e Federvivo abbiamo dettagliato le nostre proposte e speriamo di avere risposte positive.

Per quanto riguarda i posti, il distanziamento e i biglietti, quale situazione si registra allo Sferisterio?

Penalizzante è l’ulteriore riduzione dei posti, rispetto allo scorso anno, visto che la legge prevede la possibilità di occupare solo il 25 per cento della capienza, con un tetto massimo di 400 posti. Per un teatro grande come lo Sferisterio riteniamo sia davvero poco; per i teatri all’aperto misure così limitanti non sono necessarie. Già lo scorso anno abbiamo gestito senza problemi capienze molto maggiori. Abbiamo già chiesto un ampliamento, speriamo si ottenga. Il nostro festival si finanzia per più del 50 per cento con la vendita dei biglietti, la pandemia quindi ha portato con sé perdite ingenti: da una media di incasso di oltre 1 milione e 300 mila euro, l’anno scorso siamo scesi a 300 mila euro. Per fortuna comunque il pubblico risponde con affetto e partecipazione commoventi, sponsor e mecenati non arretrano e le istituzioni ci sostengono pienamente a tutti i livelli.

Cosa rappresentano lo Sferisterio e Macerata Opera Festival per le Marche?

Lo Sferisterio e Macerata Opera Festival sono, in qualche modo, una grande “impresa” collettiva, un atto d’amore dicevo prima, un successo con un’importante ricaduta economica, oltre che artistica e d’immagine, su tutto il territorio regionale. Regione e Comune investono mediamente 1 milione di euro sul MOF. La ricaduta economica diretta è di 3,2 milioni e il valore aggiunto generato è stimato in 7,7 milioni per un totale di 10,9 milioni e un effetto moltiplicatore di oltre 10 volte. Inoltre, ci lavorano 500 persone (2/3 dei quali marchigiane) per 20.000 giornate lavorative! Parliamo quindi di un importante ritorno in termini di sviluppo socio-economico per l’intera regione. Non possiamo che ringraziare comune e regione, ma anche i Cento Mecenati che sostengono attraverso Art Bonus l’attività del festival.

Di recente Agis e Facebook hanno siglato un accordo per il sostegno alla cultura attraverso gli strumenti offerti dal digitale. Lei cosa ne pensa delle opportunità del web in relazione allo spettacolo dal vivo?

Il mondo del digitale apre frontiere inaspettate, interessanti, anche per lo spettacolo dal vivo, ma dobbiamo pensare a prodotti nuovi, non alla semplice trasmissione in streaming di quello che già facciamo, dobbiamo pensare e ideare proprio per il web, quindi con un linguaggio e con l’uso di strumenti idonei. Lo spettacolo dal vivo manterrà comunque sempre la sua unicità; la condivisione di uno spettacolo è catarsi: il pubblico non è semplice spettatore, non è passivo, è esso stesso parte dello spettacolo. Ogni serata di teatro, dal vivo, è diversa, perché diverso è il pubblico, diverso è il feedback, diversa l’energia che si genera tra artisti e pubblico. E la gente, tra pandemia e chiusure, ha bisogno di tornare alla condivisione, alla bellezza dello spettacolo dal vivo. Ma è chiaro che sapere usare bene gli strumenti dell’innovazione e del futuro, nel modo che abbiamo descritto, non può che giovare all’amplificazione della cultura, nelle sue varie forme.

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