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“ANNA”, LA SERIE TV DI NICCOLO’ AMMANITI

Tempo di lettura: 3 minuti

«È la speranza a muovere Anna e la storia. All’inizio è offuscata, ma via via diviene la spinta propulsiva di tutto. Anna crede che ci sia qualcosa al di là dell’isola, al di là del mare. Pensa ci possa essere un futuro per lei e per l’umanità. Non si rassegna. E questa è la molla determinante». Così Niccolò Ammaniti, in conferenza stampa, presenta Anna, la serie, tratta dal suo omonimo romanzo (Einaudi, 2015). Sei puntate, in onda su Sky e Now dal 23 aprile, di cui Ammaniti firma sceneggiatura – con Francesca Manieri – e regia. In una Sicilia ammaliante e decadente, i bambini sono i sopravvissuti di un mondo devastato dal virus, detto “La Rossa”, che ha ucciso gli adulti e farà lo stesso con loro non appena saranno cresciuti. Un mondo in cui tutte le regole sono saltate e a dominare sono l’innocenza e la crudeltà dei bambini, mentre la natura – quasi in parallelo – si espande, bellissima e selvaggia, scenario post apocalittico di sentimenti estremi. Protagonista è Anna, costretta a prendersi cura di sé e del fratellino Astor, nella vita senza la mamma al Podere del Gelso, nel bosco protettivo e immaginifico. Ma i pericoli, nell’universo quasi ferino dei bambini, sono in agguato e Anna, sulle tracce del fratellino rapito, incontra Pietro, i Blu, Angelica, la Picciridduna «Dopo il romanzo per anni ho pensato e ripensato a questa storia, ad Anna e alla sfida di crescere e di proteggere il fratellino. Pensavo che tanti personaggi meritassero di essere raccontati di più, anche nel loro “prima”, così è nato questo lavoro corale – spiega Ammaniti –. Anna è forte, determinata, ha un carattere indomabile e coraggioso, ereditato dalla madre che, per proteggere lei e il piccolo Astor, prima di morire, scrive “Il libro delle cose importanti”, con tutto quello che devono sapere per cavarsela da soli». Il rimando all’attualità della pandemia è inevitabile, ma bastano pochi minuti per venire trascinati nelle visioni di una “favola dark” poetica e agghiacciante, in cui, da subito, la malattia appare solo il pretesto per raccontare i sentimenti senza argini dei bambini, smarriti, increduli, cattivi, impegnati in una primordiale lotta per la sopravvivenza.

Giulia Dragotto

«Lo scoppio della pandemia, quando avevamo ormai iniziato le riprese da mesi, mi ha molto impressionato. Ma “La rossa” non ha molto in comune con il covid. In realtà il virus, nell’economia della narrazione, era stato il mezzo per poter immaginare un mondo abitato solo da bambini, entrare nelle dinamiche psicologiche e sociali che ciò comporta» dice Ammaniti. Nei panni di Anna, l’esordiente Giulia Dragotto, 14 anni, palermitana; Astor è interpretato da Alessandro Pecorella, 9 anni, mentre la mamma ha il volto di Elena Lietti (Il Miracolo, Tre piani). Nel cast anche Clara Tramontano e Giovanni Mavilla, rispettivamente la perfida Angelica e Pietro, e Roberta Mattei (Veloce come il vento, Il Primo Natale) che interpreta “La Picciridduna”. La serie è prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli con Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del gruppo Fremantle, in coproduzione con ARTE France, The New Life Company e Kwaï. Fremantle è il distributore internazionale.

Laureata in Scienze Politiche, giornalista pubblicista, si occupa di comunicazione culturale e sociale. Collabora con le redazioni di testate giornalistiche, televisive e case editrici. Organizza e conduce eventi culturali. Cura il blog "Connessioni" e il blog collettivo "Apostrofi a Sud".

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