Anche se il mondo dello spettacolo va avanti, indomito tra varie difficoltà, il malcontento è comune specie tra gli artisti che, più di prima, fanno massa critica per cercare di spronare le istituzioni affinchè ascoltino e agiscano di conseguenza. Il periodo è particolare ma questa è quella parte di mondo economico che ha dimostrato di resistere, a porte semi aperte, senza rischi. Non è bastato evidentemente. La sospensione delle attività con la presenza di pubblico è stata parzialmente compensata recentemente da due decreti del valore di 20 milioni di euro firmati dal ministro Franceschini in favore di attori, cantanti, danzatori, musicisti e maestranze scritturati da teatri, orchestre e fondazioni lirico sinfoniche. “Grazie alla proficua interlocuzione con l’associazione U.N.I.T.A. – dichiara il Ministro Franceschini – si è messa a punto una misura che interviene per sostenere gli artisti e i lavoratori del teatro, duramente colpito dalla pandemia, così come per il mondo della musica, della danza e del circo”.
L’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo “creata per sostenere e promuovere la centralità del mestiere dell’attore all’interno del panorama artistico e culturale e nella formazione sociale di ogni individuo – come recita il suo manifesto”, oltre a collaborare con realtà associative, rappresentanze sindacali e istituzioni, sostiene gli artisti associati nella difesa dei loro interessi morali, economici e professionali con un supporto di consulenza legale. Molti sono infatti coloro che attendono compensi dopo aver sottoscritto contratti e prestato la loro arte, artisti (e non solo) che si vedono rispondere picche per svariati motivi legati, e non, alla pandemia in corso. Altrettanti, e certamente di più sono invece quelle realtà che stanno garantendo la retribuzione agli artisti anche se le loro performance non si sono potute svolgere, adattando gli spettacoli con soluzioni idonee al particolare periodo.
Non basta, ovviamente, ne sono convinti tutti, operatori culturali e spettatori che non hanno certamente bisogno di “mance” ma di arte per vivere e sopravvivere.
Duro lo sfogo, tra i tanti, di Sergio Castellitto recentemente sulle pagine del Corriere della Sera. «Hanno chiuso sale e teatri, che da tutte le ricerche risultavano essere tra i luoghi più sicuri, hanno massacrato un intero comparto. D’altra parte, il potere si è occupato degli artisti (quelli che tornano comodi) solo in tempi di ricerca di consensi, vedi dichiarazioni di voto è così via… evidentemente chi ci comanda ritiene di doversi affidare ai messaggi degli influencer e non di coloro che hanno lavorato per 20/30 anni in cinema, teatro, opera, musei… Questo governo ci ha terrorizzato …».
The show must go on.
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