Che l’industria musicale si sia evoluta per affrontare la sfida posta dalla quarta rivoluzione industriale, dai big data, fino ad arrivare alle nuove logiche di produzione e di ascolto, è ormai un dato di fatto. Dare uno sguardo ai numeri che stanno dietro alle grandi piattaforme di streaming può essere utile, invece, per capire meglio quale sia la struttura di questi cambiamenti. A fare chiarezza su quest’ultimo punto ci ha pensato Spotify, che recentemente ha pubblicato il suo report annuale “Loud&Clear” sull’economia dello streaming musicale nel mondo, e anche in Italia.
Il primo dato è che nel 2023 Spotify ha pagato oltre 9 miliardi di dollari in royalties in streaming alla discografia, tra etichette, artisti, autori e case discografiche. Il secondo interessa direttamente il nostro Paese e ci dice che di quel totale, Spotify ha pagato 126 milioni di euro all’industria musicale italiana. Un dato in crescita del 400% rispetto al 2017, riportato anche dal Sole 24 Ore.
«Lo streaming – sottolinea Federica Tremolada, managing director Southern & Eastern Europe di Spotify – ha permesso a un numero sempre più grande di artisti di raggiungere il successo, contribuendo a una rivoluzione che sta favorendo talenti che non avrebbero trovato spazio sugli scaffali dei negozi fino a pochi anni fa. Se si dovessero elencare tutti gli artisti su Spotify a livello globale, in ordine di guadagno, anche il 50milesimo in classifica avrebbe generato almeno 16.500 dollari solo dalla nostra piattaforma. Un dato che dimostra l’impegno concreto di Spotify nel supporto alla carriera e all’auto-sostentamento degli artisti, che, a loro volta, vedono nella piattaforma un’opportunità reale di crescita».
I dati del mercato in crescita
Quello di Spotify non è che uno dei tasselli del mosaico che rappresentano l’evoluzione del mercato discografico a livello internazionale. Il Global Music Report 2024 della IFPI – International Federation of the Phonographic Industry ha evidenziato un incremento globale dell’industria nel 2023 del 10,2%, pari a un valore totale di 28,6 miliardi di dollari. Si tratta del nono anno consecutivo di crescita e, nello specifico, del secondo incremento più alto mai registrato.
Positivo anche il segnale che viene dall’Europa e in particolare dall’Italia, che nel 2023 ha registrato una crescita del 18,8% per un totale di 440 milioni di euro di fatturato, posizionandosi al terzo posto della classifica europea, secondo FIMI – Federazione Industriale Musicale Italiana.
A trainare questo mercato nel nostro Paese è lo streaming che ricopre da solo una quota di mercato complessivo pari al 65% e i cui ricavi sono cresciuti del 16.2%, arrivando a più di € 287 milioni per un totale di oltre 6.5 milioni di abbonati premium ai servizi (+9% rispetto all’anno precedente). E Spotify è la prima fonte di business di uno scenario in cui solamente i ricavi dagli abbonamenti premium delle piattaforme streaming valgono più di 190 milioni di euro.
La crescita del digitale non ha segnato però la scomparsa dei cd e dei vinili ma, al contrario, ne ha accompagnato la crescita, posizionando l’Italia come l’ottavo mercato a livello mondiale. Si tratta di una dimensione che vale quasi 62 milioni di euro e che ricopre il 14% del mercato discografico.
Ma l’Italia non vive solo di dischi. L’ultimo report della SIAE dello scorso anno (in attesa della nuova edizione) attribuiva ai concerti di musica dal vivo (dalla classica al pop, dal rock al jazz) uno dei settori più floridi del comparto dello spettacolo in Italia nel 2022, segnando anche il quel caso una crescita costante rispetto agli anni precedenti, persino prima della pandemia. Parliamo di un totale di 54,6 mila spettacoli e di 24,3 miliardi di spettatori, per un totale di 724 milioni di euro spesi dal pubblico.
Le royalties degli artisti italiani
Altro dato interessante è che sono sempre di più gli artisti italiani ascoltati sulle piattaforme di streaming in tutto il mondo. Il documento di Spotify segnala che i ricavi generati dagli artisti italiani tramite la piattaforma sono aumentati del 20%, una percentuale superiore a quella della crescita generale del mercato (18,8%). In altre parole: Dei 66 mila artisti nel mondo che nel 2023 hanno generato oltre 10mila euro di guadagni dallo streaming sulla piattaforma, sono più di 1200 quelli italiani, secondo il Corriere della Sera.
Il caso italiano è uno degli esempi che indicano una globalizzazione sempre più diffusa della musica online, che ha ampliato notevolmente la platea di ascolti tra paesi diversi, disegnando una mappa molto più eterogenea. Oltre la metà degli artisti che hanno generato almeno 10.000 dollari su Spotify provengono da paesi in cui l’inglese non è la prima lingua. Lo stesso vale per gli artisti italiani e le band italiane. Quasi la metà delle loro royalties generate su Spotify nel 2023 provengono da ascoltatori fuori dall’Italia.
Sono grandi nomi del rock contemporaneo, come i Maneskin al primo posto, o esponenti del barocco musicale italiano come Antonio Vivaldi, al quinto posto nella classifica degli artisti italiani più ascoltati all’estero nel 2023.