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TEATRI DI TRADIZIONE PROTAGONISTI DI “SPETTACOLO OLTRE IL COVID”

Tempo di lettura: 5 minuti

Il secondo appuntamento di “Spettacolo oltre il Covid”, salotto social di Notizie di Spettacolo ed AGIS condotto dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino ha ospitato il Dott. Luciano Messi, Sovrintendente dello Sferisterio di Macerata e Presidente di ATIT e l’On. Alessandra Carbonaro, membro della VII Commissione – Cultura, scienza ed istruzione – alla Camera dei Deputati.

Si è parlato del ruolo dei Teatri di Tradizione sul territorio italiano, dove Luciano Messi è intervenuto raccontando la propria esperienza, e quella degli altri teatri, in questa ripartenza oltre il Covid. «Tanti teatri come il nostro – ha detto il Presidente ATIT – hanno deciso di resistere e di reagire nel migliore dei modi. I Teatri di tradizione sono stati istituiti nel 1967 dalla legge 800 e sono diffusi in 14 regioni con 27 realtà presenti nei capoluoghi di provincia. Il legame tra questi teatri ed i territori è strettissimo proprio per loro genesi, poiché nascono per promuovere le attività musicali della propria terra, e ciò significa quindi fare comunità. Questa nostra genesi ci ha portati letteralmente in prima linea nella ripartenza in estate, dal momento in cui abbiamo dovuto provare a guidare una ripresa con la ferma volontà di dare un segnale forte della nostra presenza».

Salvare il teatro, infatti, significa salvare anche tantissimi posti di lavoro. «I teatri di tradizione – ha continuato Messi – sono soggetti di produzione, e questo fa sì che tutto l’apparato sia particolarmente importante dal punto di vista numerico. Il rapporto tra il valore-lavoro ed il valore di produzione è molto stretto e legato alle identità dei propri luoghi. Il prodotto ha il sapore di quella comunità perché è fatto con le mani di quel territorio. Allo Sferisterio di Macerata durante un anno ‘normale’ raggiungiamo le 20mila giornate lavorative. Quest’anno, nonostante la chiusura e le restrizioni dovute al covid, abbiamo superato quest’anno le 15mila giornate lavorative anche grazie ad un accordo siglato con le maestranze e con tutti i lavoratori dello spettacolo, ripartendo il lavoro tra tutti, di modo che nessuna persona venisse tagliata fuori in un momento così delicato e che quindi tutti potessero avere l’opportunità di ricominciare a lavorare».

«Io vengo proprio da questo settore – ha affermato la deputata Alessandra Carbonaroho studiato al conservatorio e sono una musicista. Conosco purtroppo le grandi difficoltà di questo mondo perché, ben prima dell’arrivo della pandemia, avevo avviato una indagine conoscitiva a commissioni congiunte – lavoro e cultura – che potesse essere una base per un aiuto concreto affrontando in maniera frontale il problema. Dopo diverse audizioni abbiamo redatto quasi 80 pagine di documento che verrà presentato, se tutto va bene, nel mese di gennaio, e che spero sarà utile sia come riflessione collettiva che per lanciare che è utile sia come riflessione collettiva che per lanciare il disegno di legge “Disposizioni per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo”. Allo stato attuale un lavoratore dello spettacolo per poter accedere all’indennità di malattia deve avere almeno 100 giornate lavorative, che sono un’infinità, noi nella proposta di legge abbiamo ridotto a 40 giornate, anche se spero questo numero possa essere portato a zero. Anche per quanto riguarda l’ottenimento della pensione, ad oggi servono 120 giornate lavorative annue, un numero troppo alto dal momento in cui le prove, ad esempio, non sono conteggiate ai fini pensionistici. È previsto un ammortizzatore sociale nei momenti in cui il lavoro dello spettacolo è fermo, perché come ben sappiamo lo spettacolo non è fatto solo dall’esibizione: quest’ultima altro non è che la punta dell’iceberg rispetto a tutto quello che c’è dietro, ossia prove, formazione, studio. Una tutela per i lavoratori per cercare di arrivare ad un modello che vada a semplificare tutte le procedure, come ad esempio l’istituzione di uno sportello per lo spettacolo occasionale, ed un’altra serie di provvedimenti».

Questa pandemia, ha proseguito il Presidente di ATIT Luciano Messi, ha portato alla luce problemi strutturali che il mondo dello spettacolo aveva dentro da sempre «problemi legati anche a questa grande atipicità del lavoro, a questa grande fragilità con troppi distinguo e troppe differenze contrattuali. Quello dello spettacolo è un universo fragile ma bellissimo, che è stato messo a durissima prova. L’auspicio di tutti è che si vada verso uno studio più approfondito per mettere questo mondo maggiormente a fuoco e creare strumenti necessari per organizzarlo in maniera più robusta. Non tutto quello che già esiste può essere applicato allo spettacolo dal vivo poiché necessita di alcune specificità che ne esaltino le diverse peculiarità, le quali sono poi l’aspetto più bello e che ci sta a cuore. Questo studio così approfondito, realizzato dalla Commissione Cultura, ci darà modo di riflettere e soprattutto di reagire».

Uno sguardo al futuro più prossimo: verrà prorogata la chiusura di teatri e cinema? Per l’On.le Carbonaro i teatri non si sarebbero mai dovuti chiudere. «Mi ero espressa in tal senso perché per me i teatri sono importanti come le scuole. Sono dei presidi di cultura importantissimi. Ci troviamo in una situazione di pandemia globale e il governo spero riapra il prima possibile in sicurezza. Abbiamo potuto vedere come questo sia possibile anche grazie ai dati di AGIS che hanno dimostrato come, nei mesi di riapertura, il contagio tra il pubblico sia stato pari a zero. La situazione a livello globale è drammatica, ma l’auspicio è che si possa ripartire il prima possibile. Bisogna riportare il teatro al pubblico. C’è bisogno del ritorno della cultura e dell’arte nella vita di tutti perché aiuta tutti noi, e servirà soprattutto nel post pandemia che ha lasciato dei segni indelebili in tutti. Sarà importante riuscire a fare squadra tra politica e mondo dello spettacolo. Dentro il Recovery Fund abbiamo chiesto come Commissione centralità dei teatri con maggiore tutela per i lavoratori dello spettacolo».

Il futuro, come ha detto il Presidente di Federvivo Filippo Fonsatti in audizione alla Camera, vedrà il mondo dello spettacolo cambiare le proprie coordinate, ed è questa la vera sfida che dovrà saper raccogliere. «I teatri – ha dichiarato Luciano Messi – continueranno a essere luogo di confronto e relazione, e questo non deve interrompersi neanche in questi mesi sebbene ci si debba affidare a mezzi alternativi. I teatri devono restare aperti anche adesso per quanto possibile, per esempio per provare o per attività formativa. La parete del teatro deve essere virtualmente abbattuta dalle comunità che li circondano, perché sono luoghi fucina di idee ed incubatori di valori, delle vere e proprie piazze e luoghi di confronto, sempre e comunque. Questo è stato il ruolo del teatro in passato, lo è adesso e deve tornare ad esserlo anche grazie a quella miscela incredibile che è l’insieme di artisti e di pubblico. I teatri hanno dimostrato di saper rispettare delle regole ferree in maniera egregia. È molto più difficile gestire il palcoscenico rispetto al pubblico. Se c’è stato qualche contagio, infatti, vi è stato solo nei complessi artistici come l’orchestra, i cori, mentre nel pubblico come già dimostrato è stato pari allo zero. Insieme a Federvivo abbiamo firmato un accordo con le sigle sindacali nazionali che vale come protocollo anti-contagio per lo spettacolo dal vivo e che consente delle deroghe ai protocolli che già conosciamo. Abbiamo bisogno che non ci sia più uno stop and go. Lo strumento del Recovery Fund sarà importante, oltre quanto detto, ad aiutare la ripresa del consumo culturale. Sarà importante, quando passeremo da questa fase in cui è necessario aiutare tutti a quella in cui sarà necessario fare alcuni distinguo, trovare le giuste chiavi per valorizzare il professionismo, proteggendolo e rendendolo visibile. Andrà aiutato anche il mondo del cosiddetto dilettantismo, anch’esso encomiabile, ma che va promosso in maniera differente. Nulla come la cultura può ricollegarci tutti insieme. La pandemia ci sta decentrando e allontanando da alcune riflessioni profonde, e la cultura è il miglior strumento disponibile per metterci in contatto e superare le distanze che questa deriva ha creato tra noi e gli altri soggetti della nostra comunità. È sicuramente assurdo parlare di tempi certi di riapertura, ma bisogna comunque pensare alla prossima riapertura per tempo».

La seconda puntata di Spettacolo Oltre il Covid
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Lavoro nel campo della comunicazione e mi occupo di teatro come regista e attore e di radio come speaker e conduttore. Ho scritto e scrivo su numerose testate.

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