Delle molte cose che si possono dire della straordinaria attività musicale di Vangelis, probabilmente una delle più interessanti è il contatto diretto con il suono elettronico, ed è un tipo di contatto assai sottile ed elaborato.
Vangelis, musicista autodidatta che raramente concedeva interviste e non aveva, fra i suoi interessi principali, quello di mettersi in mostra (o vendersi) come personaggio, ha coltivato nei decenni il rapporto con gli strumenti elettronici.
Lui stesso raccontava di come, dopo una prima fase di contatto con il pianoforte e alcune percussioni o qualunque cosa che producesse “rumore”, il suo primo strumento elettronico–un organo Hammond B3– gli avesse consentito da subito di “ottenere un interamente nuovo spettro di suoni”.
Sempre Vangelis, parlava di come la sua preoccupazione principale, fin dagli esordi, fosse eseguire la sua musica, e non quella di altri.
Vi è quindi, sostanzialmente, fin dal principio, la necessità di esprimere le proprie idee musicali agendo direttamente sullo strumento, uno strumento che gli potesse fornire timbri nuovi.
Di fondamentale importanza, nella carriera di Vangelis–per sua stessa ammissione– è uno strumento particolarissimo: lo Yamaha CS-80, un sintetizzatore che Vangelis dichiarerà essere “l’unico sintetizzatore che si possa descrivere come uno strumento vero, principalmente a causa della tastiera”.
Lo Yamaha CS-80, prodotto fra il 1977 e il 1980, fu il primo sintetizzatore polifonico commerciale (8 voci), con due oscillatori per voce, ciascuno dotato di una propria serie di controlli – un po’ come se fossero due strumenti differenti combinati.
Una caratteristica molto particolare di tale sintetizzatore consisteva nel fatto che la tastiera era dotata di polyphonic after touch: ciò significa che ogni tasto della tastiera poteva inviare, indipendentemente dagli altri, un segnale finalizzato al controllo di un parametro particolare del suono (ad esempio, il vibrato).
Immaginate di suonare una semplice triade, e di azionare il vibrato per ciascuna nota dell’accordo cambiando la pressione su ciascun tasto, con una corrispondenza diretta fra la quantità di pressione e la quantità di vibrato.
Inoltre, il CS-80 era dotato di un grande controllo a nastro che consentiva l’esecuzione di glissandi di ambito molto esteso.
Il delicatissimo rapporto che Vangelis aveva con la performance spontanea ed il timbro trovava una fiorentissima possibilità di espressione in quello strumento.
Per tutta la vita Vangelis indagherà il rapporto fra la spontaneità dello sgorgare dell’idea musicale e gli strumenti tecnologici che gli consentissero tale possibilità.
Quella di Vangelis è stata una intera carriera artistica fatta di un continuo toccare il suono.