Qual è il legame tra il mondo dello spettacolo e il concetto di sostenibilità digitale, e cosa significa ripensare il primo in direzione di quest’ultima?
Il termine “sostenibilità” racchiude al suo interno un concetto tanto complesso quanto pervasivo, che negli ultimi anni ha rappresentato una delle sfide più importanti a livello globale, in diversi settori. E il mondo della cultura e dello spettacolo non possono tirarsi indietro.
Se dare una definizione chiara e univoca di sostenibilità digitale non è facile, può essere utile domandarsi prima cosa si intende per sostenibilità, per poi capire come declinarla e calarla nel settore dello spettacolo.
Secondo il rapporto Brundtland “Our common future”, redatto nel 1987 dalla Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo, la definizione del concetto di “sviluppo sostenibile” è: «quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».
La sostenibilità non è una condizione di stabilità, ma un processo di evoluzione; un orientamento guidato allo sviluppo. Possiamo intenderlo come un punto di equilibrio tra quattro dimensioni diverse ma collegate, strettamente interdipendenti tra di loro: quella ambientale, quella economica, digitale e sociale.
Da qui è possibile delineare meglio il concetto di sostenibilità digitale come un percorso di evoluzione che si traduce non solo in un fenomeno di sviluppo tecnologico, ma che ha anche un impatto a livello culturale e sociale, mutando le strutture di senso delle nostre azioni e le loro conseguenze.
Un fenomeno che si sviluppa secondo due dimensioni: una di senso e una di processo.
La società si trasforma, non solo digitalmente, ma anche tecnologicamente, economicamente e soprattutto culturalmente. E, conseguentemente, viene investita dagli impatti di queste scelte, ridefinendo i comportamenti delle persone e anche il significato che gli individui attribuiscono a questi strumenti.
Ripensare il mondo dello spettacolo in un’ottica sostenibile vuol dire, dunque, ridisegnare il settore guardando a questi obiettivi in modo consapevole e funzionale.
Una trasformazione che non deve far rima per forza con sostituzione.
Basti pensare a come i progressi tecnologici di ieri hanno portato a un’evoluzione dello spettacolo per come lo conosciamo oggi, trasformandolo, senza andare a distruggerlo.
La possibilità di registrare i film all’interno di un dvd non ha portato all’imminente tracollo del settore cinematografico; così come la possibilità di ascoltare musica sui nostri telefoni non ha segnato la fine dei concerti dal vivo.
In tutti questi esempi, il progresso tecnologico non ha segnato automaticamente la fine dello spettacolo per com’era conosciuto fino ad allora.
Si è, invece, cercato di sfruttare al meglio le nuove tecnologie, capendo quali conseguenze avrebbero avuto per la società e indirizzando lo sviluppo. Una direzione che fosse in grado di trarre più benefici possibili, senza per questo alterare la sua natura o la sua missione principale.
Ripensare il settore attraverso la lente di lettura della sostenibilità digitale non significa sradicare la natura dello spettacolo, né tantomeno di quello dal vivo. Significa piuttosto avere coscienza dei processi e dei cambiamenti che interessano l’intero comparto e cercare di analizzarli in modo neutro, domandandosi come e in che modo essi possono migliorare o modificare il modo di fare spettacolo e quali conseguenze possono avere, e su questo calibrare la scelta su come usarle.
Approfondire, per esempio, il legame che lega la cultura e lo spettacolo – soprattutto quello dal vivo – al proprio territorio, attraverso il dialogo con le realtà locali e con un utilizzo più coscienzioso delle tecnologie digitali, permetterebbe non solo lo sviluppo di città e comunità sostenibili, ma anche uno sviluppo economico più inclusivo che favorisca la crescita del tessuto sociale e del patrimonio culturale che il mondo dello spettacolo porta avanti.