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IN ATTESA DELLA RIAPERTURA: PULP FICTION di QUENTIN TARANTINO

Tempo di lettura: 7 minuti

Il 16 dicembre 1994 arriva nei cinema italiani la pellicola spartiacque degli anni ’90. Un film iconico quanto è iconico il suo regista, definito da Peter Bogdanovich «Il regista più influente della sua generazione», che ha cambiato il cinema contemporaneo: Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Pulp Fiction è un film del 1994 diretto da Quentin Tarantino e scritto da Tarantino stesso con l’aiuto di Roger Avary. Seconda opera del regista che dopo Le Iene filma il suo primo capolavoro e probabilmente il suo film più memorabile e iconico. Pulp Fiction è a suo modo un film a episodi con una narrazione intrecciata e la sua importanza è tale che ha portato alla rinascita del genere cinematografico pulp.

Oltre alla sceneggiatura, il punto forte del film sono i personaggi: ognuno dei protagonisti e comprimari si ritaglia un piccolo spazio nella storia del cinema. Nel cast figura un John Travolta nel film che ha rilanciato la sua carriera, un iconico Samuel L. Jackson, una giovanissima Uma Thurman, Bruce Willis, Ving Rhames che interpreta il misterioso Marsellus Wallace, Tim Roth, Cristopher Walken, Eric Stolz e un grandissimo Harvey Keitel nell’indimenticabile ruolo di Mr. Wolf.

«CERCARMI UN IMPIEGO? NON IN QUESTA VITA, NO»

In una caffetteria una coppia di criminali amanti sta pianificando il loro ultimo colpo. Zucchino (Tim Roth) suggerisce a Coniglietta (Amanda Plummer) di rapinare il diner dove sono in quel momento, visto che tra la cassa e i portafogli dei clienti possono guadagnare molto. E così la rapina inizia, interrotta dai titoli di testa.

In macchina due gangster in abito scuro Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) e Vincent Vega (John Travolta) si dirigono in un appartamento per recuperare una preziosissima valigetta sottratta al loro capo Marsellus Wallace (Ving Rhames), un criminale di Los Angeles, dai suoi giovani soci in affari. Vincent dice che domani dovrà portare fuori a cena la moglie del boss. I due poi entrano nell’appartamento, recuperano la valigetta e fanno una strage.

VINCENT VEGA & LA MOGLIE DI MARSELLUS WALLACE

Qualche ora dopo i due gangster, inspiegabilmente vestiti da spiaggia, arrivano nel covo di Marsellus per portargli la valigetta. Il boss non li riceve subito perché sta corrompendo il pugile Butch Coolidge (Bruce Willis), ormai prossimo al ritiro, per fargli perdere il suo prossimo incontro.

Prima di recarsi da Mia Wallace (Uma Thurman), Vincent acquista dell’eroina di prima qualità dal suo spacciatore di fiducia Lance (Eric Stolz) e poi porta a cena la ragazza al Jack Rabbit Slim’s. Mia si rivela una donna molto interessante e Vincent rimane colpito dalla sua dialettica e dai suoi modi di fare, al punto che si lascia convincere a partecipare a una gara di twist nel ristorante. Tornati a casa, Vincent si ritira in bagno per sfuggire alle attenzioni di Mia, visibilmente interessata all’uomo, convincendosi di doverla lasciar stare in quanto moglie del suo capo. Nel mentre Mia trova nella giacca del gangster l’eroina che questo aveva precedentemente comprato e la sniffa credendola cocaina, finendo in overdose. Vincent, disperato, la porta a tutta velocità a casa di Lance per praticarle un’iniezione di adrenalina che – spera – le possa salvare la vita.

L’OROLOGIO D’ORO

In un flashback degli anni ’70 il capitano Koons (Cristopher Walken), un reduce della guerra in Vietnam, si reca a casa del piccolo Butch Coolidge per ridargli l’orologio d’oro che il padre, suo commilitone, gli aveva affidato prima di morire in un campo di prigionia ad Hanoi. Il militare spiega al bambino la storia di quell’orologio: acquistato durante la Prima guerra mondiale dal bisnonno di Butch, sopravvisse alla Seconda guerra mondiale al polso di suo nonno e venne portato da suo padre in Vietnam. Il monologo del capitano fa capire al piccolo quanto sia importante per la sua famiglia quell’orologio d’oro, prima di affidarglielo.

Nel presente Butch affronta il combattimento truccato e, fregandosene delle minacce di Marsellus Wallace, sconfigge il suo avversario – uccidendolo – e scappa. Il pugile aveva fatto sapere che il combattimento era stato falsato, così da far salire enormemente le quote sulla sua vittoria per poi scommettere a suo favore moltissimi soldi. Consapevole della reazione del boss criminale, Butch si reca in un motel dove ad aspettarlo c’è la sua fidanzata Fabienne (Maria de Medeiros) con le valige già pronte per scappare in Tennessee il giorno dopo. La mattina Butch si rende conto che Fabienne ha dimenticato di prendere il suo orologio d’oro e decide, pur consapevole dei rischi, di tornare nel suo appartamento per recuperarlo. Una volta a casa, ripreso l’orologio, Butch nota una mitraglietta lasciata con noncuranza sul tavolo della cucina capendo che c’è un killer in casa sua, e quando quest’ultimo esce dal bagno viene subito ucciso. Mentre Butch sta tornando da Fabienne, gli attraversa casualmente la strada davanti Marsellus Wallace, che lo riconosce subito e prova a sparargli, venendo però investito.

I due, feriti, si rincorrono per le strade di Los Angeles finché il pugile non riesce a bloccare Marsellus in un negozio di pegni di un certo Maynard dove inizia a picchiarlo. Il gestore del negozio interrompe i due, li tramortisce e chiama un poliziotto, Zed. Al loro risveglio, Marsellus e Butch sono legati davanti a Zed e Maynard che si rivelano essere due sadici stupratori omosessuali. Mentre il boss criminale viene violentato, Butch in un’altra stanza riesce a liberarsi. Armato di katana il pugile uccide Maynard e ferisce Zed che sarà finito da un vendicativo Marsellus. Per avergli salvato la vita, il gangster lo risparmia a patto che non ritorni più a Los Angeles e non racconti ciò che è successo. Butch, riunitosi con Fabienne, fugge dalla città.

IL PROBLEMA DI BONNIE

Durante l’uccisione dei soci in affari di Marsellus da parte di Jules e Vincent, uno dei giovani si era nascosto in bagno e, cogliendo di sorpresa i due killer, spara su di loro a distanza ravvicinata un intero caricatore di pistola, mancandoli miracolosamente. Dopo averlo ucciso Jules inizia a credere che i proiettili siano stati deviati da dio in persona, per l’ilarità di Vincent che ritiene il tutto un fortuito caso del destino. La discussione tra i due continua in macchina insieme all’unico superstite della strage, il loro infiltrato Marvin. Appreso che Jules vuole lasciare il lavoro per diventare un asceta, Vincent per errore spara un colpo in faccia al giovane Marvin, uccidendolo e insozzando i vestiti e la macchina di sangue e cervella. Jules per sistemare il problema chiama il suo amico Jimmy Dimmick (Quentin Tarantino) che li ospita a casa sua per il tempo necessario a pulire la macchina. L’isterico Jimmy ha però il problema della moglie Bonnie, che entro un’ora dovrebbe rincasare dal turno di notte e se trovasse i gangster a casa chiederebbe sicuramente il divorzio.

La situazione viene risolta dall’asso nella manica di Marsellus Wallace: Winston Wolf (Harvey Keitel), un metodico e brillante ometto che in mezz’ora riesce a sistemare con estrema precisione la situazione, pulendo la macchina e dando dei vestiti da spiaggia ai due malavitosi.

Mentre riportano la valigetta a Marsellus, Vincent e Jules si fermano a fare colazione e ne approfittano per riprendere il loro discorso teologico. I due vengono però interrotti da Zucchino e Coniglietta, che stanno rapinando la caffetteria. Vincent vorrebbe uccidere i due amanti, ma Jules, immedesimandosi in un asceta decide di dialogarci. Concluso il lavoro, Vincent e Jules consegnano finalmente a Marsellus Wallace la valigetta.

«LA VERITÀ È CHE TU SEI IL DEBOLE, E IO SONO LA TIRANNIA DEGLI UOMINI MALVAGI. MA CI STO PROVANDO, RINGO, CI STO PROVANDO, CON GRANDE FATICA, A DIVENTARE IL PASTORE»

Pulp Fiction è probabilmente uno dei film più iconici che gli Stati Uniti abbiano mai creato negli ultimi 26 anni. Il film ha una struttura intrecciata: parte da una storia semplice e realistica, la sviluppa e poi sposta l’attenzione su un altro racconto, apparentemente scollegato se non da pochissimi elementi ricorrenti, lo elabora e infine torna da dove era partito, in una perfetta narrazione circolare a 360 gradi che solo alla fine si ricompone, spiegando in tal modo tutti i retroscena della trama. 

Un altro aspetto che colpisce di questo metodo di lavoro è che per ottenere questo risultato Tarantino utilizza un linguaggio cinematografico al massimo, spaziando attraverso i generi filmici che il regista più apprezza, mischiandoli tra loro. Le diverse componenti si incastrano tra loro come in un puzzle che alla fine appaga tutti i gusti, dal più semplice al più esigente. I dialoghi tra Jules e Vincent spesso sono esilaranti e degni di una commedia, altre volte ricordano i dialoghi di Bergman, per poi lasciare spazio a brutali esecuzioni in stile gangster. La sequenza in cui Marvin viene ucciso è uno spettacolo di black humor, così come è ansiogeno il rientro a casa di Butch che non sa se c’è qualcuno che lo ucciderà, o ancora l’overdose di Mia ha vette di tragicomicità altissime. Tarantino cita anche il cinema di arti marziali orientali facendo impugnare a Bruce Willis una katana per uccidere i due stupratori che lo avevano intrappolato. Un’altra citazione è il monologo di Ezechiele, 25:17, tratto da Karate Kiba, un film di arti marziali del 1976 con protagonista Sonny Chiba. Pulp Fiction risulta quindi un’opera universale ricca di generi cinematografici, che riescono abilmente a convivere ed esaltarsi tra loro.

Tarantino in questo film raggiunge una maturità artistica molto superiore al suo esordio. Riesce tramite semplici movimenti di macchina a girare scene estremamente complesse, come si vede nella sequenza del “risveglio” di Mia il cui montaggio è di altissimo livello eppure estremamente naturale. Si notano inoltre i colpi di genio tarantiniani: con una semplice camera fissa il regista riesce a dare un’incisività quasi solenne durante alcuni dei dialoghi più belli (il capitano Koons o Marsellus che corrompe Butch). Oltre alla regia l’abilità di Tarantino viene fuori in ogni dialogo del film, scritti in modo ineccepibile e divenuti negli anni assolutamente indimenticabili. I personaggi sono la punta di diamante di Pulp Fiction. Per quanto criminali, vengono tutti mostrati nella loro debolezza, ogni personaggio alla fine del film è cambiato: dal mistico Jules, un criminale che decide di diventare asceta; agli stessi Marsellus e Butch, che mostrano reciprocamente pietà l’uno verso l’altro; l’unico che non cambia è Vincent e il suo epilogo è forse la conferma delle parole di Jules, probabilmente era stato dio a deviare i proiettili per dargli la possibilità di cambiare vita. Un’altra domanda alla quale Tarantino non risponde direttamente, così come tace sul contenuto della preziosissima valigetta di Marsellus Wallace.

Girato con un budget di circa 8 milioni di dollari, Pulp Fiction è stato un successo strepitoso sia in patria con un guadagno di circa 108 milioni, sia nel resto del mondo. Il guadagno totale è stato di 214 milioni di dollari. Il successo al botteghino è paragonabile al successo di pubblico e critica. Pulp Fiction venne candidato a ben sette premi oscar: Miglior regia, miglior film, miglior montaggio, miglior attrice e attore non protagonista, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura originale, vincendo solo quest’ultima statuetta.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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