La visione sosta nello sguardo che attraversa gli eventi, in cerca del nascosto che vi risiede. Il desiderio è humus che trasforma in arte questo tempo straordinario e tragico. Insieme ci siamo chieste cosa fare, per non essere spettatrici della pandemia, ma scheggia attiva e partecipante. Per offrire, a chi dinanzi alla grandezza della Storia resta impietrito, un movimento del sentire. Lo abbiamo costruito, parola per parola, forti della nostra pregressa esperienza “teatrante” con uno spettacolo ironico e giocoso, ma che, anche allora, esplorava sentimenti e bisogni, dentro una sintonia consolidata. Preceduto da un confronto continuo sul nostro sentire e vedere e su quanto sta accadendo fuori e dentro ciascuno, l’abbecedario è un processo del cuore e della ragione, dentro una narrazione in equilibrio tra ironia e delicatezza, dove la parola e le storie permangono centrali. Dove risiede forte la consapevolezza di “dire”, come atto di catarsi e rielaborazione del dolore. Originariamente doveva essere uno spettacolo itinerante da fare nei cortili condominiali, tra il circense e la narrazione. Forma scelta per evitare assembramenti (ognuno avrebbe potuto assistervi dalle finestre e balconi), ma che comunque garantiva un contatto visivo. Pochi giorni prima del debutto, la Calabria è stata dichiarata zona rossa.
Da qui la decisione di rappresentarlo on-line. Impresa non facile. “Arrivare” al pubblico attraverso lo schermo richiedeva uno sforzo di attenzione ed empatia maggiore. In sostanza maggiore attenzione ai gesti, maggiore attenzione alle parole e sempre una costante osservazione del vario sentire, in questo tempo “nuovo” e in continua evoluzione. C’è una comunicazione altra, che è essa stessa esplorazione. I volti degli spettatori sono oscurati nei loro quadrati visivi, i microfoni mutati. Entrambe siamo in luoghi diversi, ci affidiamo all’intuito e all’immaginazione, al gioco, alle storie narrate cui ci vengono in soccorso i libri, alla forza visionaria e al coraggio degli incoscienti. Non accettiamo più di sei presenze, al termine dello spettacolo ci guardiamo tutti e tutte. Parliamo, sorridiamo, c’è chi applaude, come segno tangibile del proprio esserci stato, “nonostante”. Ed è proprio da quel “nonostante” che siamo partite, dalla virgola che delinea il dopo. La stessa virgola che segna i nostri esperimenti temporanei, in attesa di riporre gli schermi e ritornare presenza di alfabeto e corpi.
“Abbecedario di una pandemia” – Spettacolo Itinerante on-line. Di e con Tiziana Bianca Calabró ed Eleonora Uccellini