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L’ULTIMA MANDRAKATA

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Cala definitivamente il sipario sul mattatore dello spettacolo italiano. Si è spento oggi a Roma Gigi Proietti, un attore a 360 gradi, tra i protagonisti assoluti della risata italiana. Un uomo che anche nel suo ultimo ci ha riservato un’ultima mandrakata. L’attore ha salutato per l’ultima volta il suo pubblico proprio nel giorno del suo compleanno, che coincideva con la festa dei morti.

Camicia bianca, occhi furbeschi, presenza scenica sfavillante e intrigante dialetto romanesco. Questo era Gigi Proietti. Un comico in grado di coniugare la comicità elevata e culturale appresa dal teatro d’avanguardia a una più popolare e dialettale, senza mai eccedere nella volgarità o nella pomposità. Basti pensare al suo spettacolo «A me gli occhi, please» o alla gag dello chansonnier francese. Un attore poliedrico, che riusciva a unire mimica facciale dozzinale, giochi di parole e assonanze con performance fisiche; caratteristica esaltata al massimo nella esilarante rivisitazione della Signora delle Camelie o nella gag di “Pietro Ammicca”. Oltre alle gag teatrali, la carriera comica del mattatore è costellata di piccoli colpi di genio, riassunti spesso nelle sue barzellette memorabili come quella del Cavaliere Nero, dell’asino e la barzelletta del 18.

 Un attore che è entrato nei cuori e nelle menti di tutti al punto che, come e forse anche di più della “zingarata” di «Amici miei», il termine “mandrakata” è rimasto nel vocabolario comune. Utilizzata per indicare un colpo di genio che risolve una situazione complessa nel dialetto romanesco ma anche nella lingua italiana, la mandrakata è sinonimo della furbata per eccellenza, così come è sinonimo di Gigi Proietti.

Il termine mandrakata deriva infatti da un personaggio interpretato da Proietti, lo scommettitore incallito Bruno Fioretti, detto Mandrake nel film del 1976 «Febbre da cavallo» di Steno. La pellicola narra di tre improbabili amici che si inventano ogni genere di imbroglio per poter guadagnare soldi da scommettere all’ippodromo. Le truffe, tanto comiche quanto assurde, vengono orgogliosamente soprannominate dal personaggio di Proietti “mandrakate”. Inizialmente il film non ottenne il favore della critica e del pubblico, ma venne rivalutato negli anni ’90, diventando in poco tempo una pellicola di culto.

Il termine mandrakata si fa spazio nell’immaginario comune al punto da tornare prepotentemente al cinema. Sulla scia del ritrovato successo di Febbre da Cavallo venne prodotto nel 2002 un sequel della pellicola del 1976, «Febbre da Cavallo – La mandrakata» diretto da Carlo Vanzina, con Gigi Proietti che riprende il ruolo che lo aveva consacrato al cinema 26 anni prima. Il film ottiene un successo straordinario e contribuì ancora di più alla diffusione della parola mandrakata nell’uso comune. Un termine che nonostante la scomparsa del suo inventore resterà nella storia della comicità italiana. Un pezzo tanto importante per la carriera del Maestro Gigi Proietti che nel giorno dei suoi 80 anni e della sua morte, da grande comico quale era, esce di scena regalandoci la sua ultima, amara, mandrakata.

Scritto da

Pisano di nascita e romano d'adozione. Da diversi anni ho sviluppato una grande passione per i film, il cinema e tutto ciò che si lega a esso, dalle origini con Méliès, all'Espressionismo tedesco, fino alla contemporaneità.

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