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OLTRE L’EMERGENZA SANITARIA: QUELLA, NASCOSTA, DEL TEATRO RAGAZZI E DEL TEATRO SOCIALE

Tempo di lettura: 3 minuti

La drammaturgia scritta per l’infanzia e l’adolescenza assolve una funzione altamente pedagogica,  affrontando molto spesso tematiche attuali: la diversità, la disabilità, l’ambiente, l’emarginazione. Uno sguardo quanto più possibile attento al presente e l’intento di stimolare la riflessione, lungi dall’abbassamento del senso e del linguaggio, dentro la scatola del palcoscenico.

Un lavoro, questo, che si intreccia a quello prettamente didattico, tra i banchi, e che negli anni ha costituito una proposta culturale d’eccezione, diversificata nei contenuti e nelle forme, costantemente volta alla ricerca della bellezza come mezzo di comprensione della realtà. Ove si originino domande lì v’è di fatto il trionfo delle forme artistiche e culturali.

Il ritorno tra i banchi di scuola, nel rispetto delle norme di distanziamento imposte dall’emergenza sanitaria, ha richiesto sforzi immani alle singole comunità. I mesi estivi intercorsi dall’ultima lezione online al suono della prima campanella, tra possibili soluzioni e accomodamenti, non sono stati sufficienti a sciogliere i nodi essenziali per il rientro in sicurezza. Le scuole, ancora oggi, si arrabattano come possono. E sono doppi turni, orari scaglionati, traslochi, equilibrismi di ogni sorta volti a garantire la tutela della sicurezza e quella parvenza di normalità di cui i giovani hanno più che mai bisogno.

È chiaro che in un momento delicato come questo passino facilmente in secondo piano tutte le attività complementari alle lezioni in classe e, tra le altre, il teatro ragazzi che negli ultimi decenni ha svolto un ruolo essenziale all’interno delle scuole, grazie al lavoro di compagnie, associazioni culturali e artisti che vi si sono dedicati.  

L’esperienza del teatro è essenziale ove si punti alla crescita umana delle giovani generazioni. Il teatro spalanca finestre sul mondo, scandaglia i fondali dell’animo, riflette sulla complessità dell’esistenza e, come tale, risulta una tappa essenziale nel percorso di crescita dell’individuo. All’esperienza emotiva ed estetica del teatro si educa, accendendo dapprima l’entusiasmo, poi fornendo gli strumenti idonei a vivere un’esperienza unica e irripetibile con consapevolezza e spirito critico.

Gli artisti che si rivolgono ai ragazzi sono consapevoli dell’esigenza di un adattamento costante all’universo emozionale e reale di un pubblico così giovane e incorrotto nell’approccio al teatro, nondimeno detentore di individualità e linguaggi propri che devono essere tenuti in considerazione.

Lo spettacolo è un’esperienza unica e arricchente, dopo la quale non è escluso un avvicinamento al teatro che valichi i confini scolastici e approdi negli spazi laboratoriali presenti sul territorio. Ci si avvicina così a un mondo nuovo, all’interno del quale naturalezza e libertà giocano un ruolo fondamentale. Sono veri e propri giochi espressivi a stimolare le emozioni, la libera espressività. a facilitare la consapevolezza del sé e l’interazione con gli altri.

Nell’ambito dei rapporti tra scuola e territorio rientra, per azioni e finalità, il cosiddetto teatro sociale. L’area performativa e psicosociale condividono strumenti e metodi specifici, adattati di volta in volta al contesto in cui s’innesta il teatro sociale. L’esperienza teatrale coinvolge generalmente particolari utenti, affetti da disagio fisico o psichico, in contesti sociali che richiedono attenzioni specifiche.

Grandi registi e drammaturghi, nelle più variegate declinazioni artistiche, hanno indirizzato il proprio lavoro alla promozione del benessere psicosociale di categorie svantaggiate, in contesti marginali e periferici. Etica ed estetica si incontrano a metà strada e il teatro sociale, nel rinnovamento ininterrotto di tecniche e linguaggi che per osmosi influenzano il teatro tradizionalmente inteso, contribuisce in maniera sostanziale alla cura della società altrimenti discriminata.

A seguito del protrarsi della situazione d’emergenza sanitaria e delle conseguenti misure da applicare a tutela dei cittadini, il teatro, già fiaccato dai lunghi mesi di silenzio, fa fatica a rialzare la testa.

Il teatro, tutto il teatro, per il quale la distanza interpersonale sembra un traguardo impossibile, una contraddizione in termini nelle pratiche che incoraggiano l’incontro, non sembra comunque arrendersi. Negli spazi si ragiona al millimetro per garantire la sicurezza del pubblico, i laboratori si rimodulano sulla scorta delle norme di distanziamento, certo non si abbandonano scuola e società. Si è consapevoli del resto di quanto l’individuo oggi, nel tempo sospeso dell’emergenza e più che mai a corto di certezze, abbia bisogno di spazi dentro ai quali ritrovarsi.

Le istituzioni molto spesso si dimenticano del teatro. Occorre pertanto riconoscere i meriti alle singole realtà teatrali indipendenti, le quali sopravvivono con sacrifici immani all’indifferenza di una società non esattamente volta ai bisogni culturali e sociali dell’individuo.

Il teatro ragazzi e il teatro sociale, qualitativamente pregevoli in Italia, non possono mollare adesso la presa su un’utenza che reclama attenzione a gran voce. La formazione e l’intrattenimento cui mira certo teatro deve insomma concepire, senza eludere gli obiettivi precipui, nuove formule di adattabilità e compatibilità al reale.

Il reale oggi è un’emergenza sanitaria che spazza via molte delle certezze sulle quali abbiamo eretto, negli anni, le nostre esistenze. Il reale oggi è uno scoglio, al di là del quale si fatica a vedere altro mare.

Il teatro possiede tuttavia occhi capaci di guardare oltre, di scrutare l’orizzonte come non vi fosse alcun impedimento allo sguardo. Ebbene, in un clima oggettivamente sfavorevole, per sopravvivere occorre resistere. Da lì passa quell’esistenza vera di cui si auspica, prima o poi, possa beneficiare anche il nostro teatro.

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