L’Italia è prima in Europa, ma il suo è un primato abbastanza triste. Secondo il recente rapporto pubblicato dall’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale – incaricato di gestire i marchi UE, i disegni e modelli comunitari registrati – la contraffazione e la pirateria sono oggi più che mai forti nel vecchio continente. Un vero e proprio business che, sul web, ha raggiunto il valore di quasi 1 miliardo di euro e che vede l’Italia al primo posto sul mercato dei film pirata con il 58% della quota di mercato dei paesi UE.
Una cifra mastodontica e senza paragoni che mette con le spalle al muro tutto il mondo dello spettacolo, ancor più in difficoltà dopo un anno e mezzo di quasi totale stop dovuto alla pandemia da covid-19.
La relazione, che riguarda la violazione del diritto d’autore online nell’Unione europea, attingendo anche ai dati Eurostat e dell’Osservatorio sull’audiovisivo, ha preso in esame il consumo di contenuti lesivi del diritto d’autore nei 28 Stati membri dell’UE, passando dai programmi televisivi alla musica ed ai film, utilizzando diversi dispositivi di accesso, siano essi da PC o smartphone, ma anche smart tv, ed includendo l’attività di streaming e download diretti di file e di torrent e software per lo sharing di file pirata in un arco di 21 mesi.
Insomma, il mondo dello spettacolo in questo momento è già di per sé come un palombaro ancorato con delle zavorre molto pesanti sul fondale di un fiume, a sua volta attraversato da rapide correnti. A quelle profondità ed in quel tipo di acque il limo disciolto la rende impenetrabile alla luce portando la visibilità a meno di un centimetro. La pirateria, in questo parallelismo, funge da zavorra extra ed impedisce al palombaro, già stanco e provato, di risalire e riemergere dal fondo.
Se del totale di pirateria nei paesi UE il 58% è la quota italiana significa che, nel nostro paese, persiste un serissimo problema culturale e sociale. Un vero e proprio virus che ci ha contagiati, di cui non disponiamo degli anticorpi per combatterlo e debellarlo, probabilmente anche a causa di una classe dirigente troppo “vecchia” e che quindi non dimostra di essere in grado di riconoscere il problema, causa scatenante di altri mille. Un effetto domino che va assolutamente arrestato.