“Solo in Teatro” si va in scena. Sembrerebbe la classica frase di apertura di una delle tante riflessioni su questo periodo di lockdown totale del mondo della cultura, ma in realtà è una grande storia di resilienza, di passione, di ricerca, di rinascita.
Una grande storia, composta da venticinque storie di altrettanti artisti di teatro, danza, musica e circo che, grazie al progetto della regista e coreografa Caterina Mochi Sismondi realizzato per Fondazione Cirko Vertigo, si mettono in gioco in una produzione inedita e innovativa per rispondere, con il loro linguaggio, al mutato contesto dello spettacolo dal vivo e per riappropriarsi degli spazi teatrali.
“Solo in Teatro”, come racconta la sua ideatrice, è un progetto nato durante il primo lockdown, da una profonda crisi che ha portato a dover chiudere tutto, a rimanere in casa e iniziare a sentire questo grande senso di solitudine che oggi tutti, artisti o meno, conosciamo. Non solo una stagione teatrale, quindi, ma un vero e proprio manifesto ideale: gli artisti vogliono tornare solo in teatro, e non magari fare gli spettacoli da casa o altrove. Importante, quindi, non è solo il messaggio ma anche il luogo da cui esso viene lanciato.
L’idea è proprio questa: venticinque artisti, provenienti da tutto il mondo, sono chiamati a lavorare in solitudine dove, ognuno, è chiamato a vivere una settimana di residenza teatrale presso il Teatro Café Müller di Torino. Alla fine di questa settimana, il sabato, l’artista porta in scena il lavoro svolto durante i giorni di residenza a teatro, trasmettendo l’esibizione in tutto il mondo grazie allo streaming. Un percorso, una sfida, una vera e propria opportunità di ricerca sull’io dell’artista e sul mondo del teatro in generale, che pone l’accento sulla vita degli operatori dello spettacolo dal vivo, fatta di grandi sacrifici e di grande lavoro. Una dimensione che spesso si perde quando si fa parte di questo mondo solo come pubblico.
Gli artisti, nella storia, si sono spesso ritrovati a fronteggiare situazioni simili. Oggi, a causa della pandemia da coronavirus, tutti o quasi si sono lanciati nel mondo dello streaming. La forza di questo progetto sta proprio nell’autentica vivacità del lavoro dietro le quinte. “Solo in teatro” è una idea che vuole dare qualcosa in più di trasmettere un semplice spettacolo come se fosse un film, ma vuole riportare l’artista al centro fisico della scena, nel suo luogo principe. Vuole riportarlo lì ed indagare dentro la sua anima per vedere l’inesorabile traccia che il covid ha lasciato dentro di sé e dentro ognuno di noi.
La risposta è incredibile: una grande stagione di spettacolo composta da venticinque artisti che hanno deciso di riappropriarsi della propria casa. Perché “Solo in teatro” saremo veramente felici. Una storia di resilienza caricata a molla dal mondo del teatro, un universo ancora in larga parte inesplorato.