Una delicata indagine teatrale ispirata alle vicende di due ragazze romane bollate dalla cronaca come “le Baby Squillo” dei Parioli.
Debutta in prima assoluta al Teatro India per il Romaeuropa Festival martedì 5 ottobre (in replica fino al 17 ottobre) Nel bosco, spettacolo firmato da Carlotta Corradi e diretto da Andrea Collavino per raccontare il «bosco» dell’adolescenza senza moralismi e con lo sguardo laico dell’autrice finalista al 54° Premio Riccione per il Teatro e vincitrice del Premio di Produzione. Nel bosco è prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano in coproduzione con Teatro di Roma, Romaeuropa Festival 2021, Riccione Teatro.
Lo spettacolo di Carlotta Corradi trae ispirazione da un fatto di cronaca che nel 2013 ha fortemente segnato l’opinione pubblica: la vicenda delle Baby Squillo dei Parioli, due quindicenni cadute nel giro di prostituzione minorile della Roma bene. Ma nel bosco fittissimo costruito dall’autrice e portato in scena con la regia di Andrea Collavino, la morbosità del fatto di cronaca sembra restare solo sullo sfondo di un intreccio che con delicatezza si apre a una lettura priva di giudizi e moralismi sulla complessità dell’adolescenza. Quella di Manu e Chiara perse in un locale in cui uomini immaturi cantano canzoni non più alla moda, dove il percorso di formazione della propria identità è improvvisamente deviato dal tornaconto personale. A fare da specchio alle due ragazze ci sono le madri, molto diverse tra loro ma in fondo accomunate dal difficile compito di affrontare la crescita delle proprie figlie in procinto di diventare donne. Infine c’è la nonna, come nella fiaba di Cappuccetto Rosso. È proprio seguendo il percorso di questa fiaba – metafora psicanalitica dell’iniziazione sessuale delle ragazze – che Manu si addentra in un bosco attratta dal lupo. Ma le fronde degli alberi non permettono alla luce di passare, impedendo a qualunque personaggio che lo attraversi di orientarsi. «Seguendo il percorso di iniziazione della due ragazze ci ritroviamo continuamente ingannati dai sentimenti contrastanti che la vicenda genera in noi, senza poterci aggrappare a nessuna certezza, persi anche noi tra le fronde degli alberi» afferma Andrea Collavino.
«Sono moltissimi gli aspetti del fatto di cronaca che hanno scaturito in me una serie di domande – prima su tutte: Sarebbe potuto capitare anche a me? – ma quel che davvero è andato oltre la mia immaginazione è stata la velocità con la quale sono stati formulati dei giudizi e come questi giudizi siano immediatamente ricaduti sulle due ragazze minorenni coinvolte. L’indignazione è diventato il vero motore di questa scrittura, seguito da paure e vuoti di senso. Ho sentito immediatamente parlare di colpa ma quello che il testo indaga non è certo la colpa o il perché, bensì il come: come è possibile, come è successo, come accade che una madre, come accade che un uomo, come accade che una ragazzina. Scegliendo il punto di vista di un’adolescente, mettendomi nei suoi panni, immaginando e riconnettendomi alla mia di adolescenza, ho capito che il testo racconta in fondo una forma di manipolazione sentimentale. E questo soprattutto grazie al lavoro di comprensione del testo che ho visto fare al regista con le attrici e gli attori.
Ne sento parlare pochissimo di manipolazione sentimentale, eppure l’ho vista attuare tantissimo. Magari l’ho anche provocata; sicuramente l’ho subita. Vederlo accadere sul palcoscenico, è stato rivelatorio. Come è stata rivelatoria ai fini della scrittura del testo la favola di Cappuccetto Rosso nelle sue diversissime versioni – dalla tradizione orale a Perrault, dai Fratelli Grimm alle odierne versioni per bambini che leggo alle mie figlie. La favola è diventata la chiave di lettura che mi ha permesso di addentrarmi a nervi scoperti nel bosco di Chiara e Manu e che si è rivelata non una storia di colpe come la cronaca l’ha presentata ma come una storia iniziatica» racconta Carlotta Corradi.