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LA COMPAGNIA CARULLO-MINASI CI RACCONTA IL DELIVERY THEATRE

Tempo di lettura: 4 minuti

Sulla scia di un’iniziativa partita da Ippolito Chiarello di Nasca Teatri di Terra chiamata “Barbonaggio Teatrale Delivery”, la Compagnia Carullo-Minasi trova il modo, in piena emergenza sanitaria, di portare il teatro direttamente a domicilio. Un teatro che esce fuori dal teatro. La comunità che diventa protagonista assoluta.
I Carullo-Minasi, in giro con la loro vespa bianca per le strade di Messina, raggiungeranno balconi, finestre, cortili, terrazze, strade e piazze.  
Estratti o interi spettacoli su ordinazione, con menù teatrali destinati ad adulti e bambini, e consegnati direttamente a domicilio.
L’intervista a Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi.

Com’è iniziato tutto?

Prendendo spunto dalla straordinaria idea dell’ormai storico barbonaggio teatrale di Ippolito Chiarello. Condividendone propositi, poetica e obiettivi, ci siamo mossi con entusiasmo per ritrovare la necessità e la giusta via del teatro, prescindendo dalle pareti materiali ma non dallo spettatore. In questa specifica circostanza pandemica, Ippolito ha dato l’avvio a un’idea, con la quale abbiamo deciso di fare rete, creando le U.S.C.A., Unità Speciali di Continuità Artistica, così da raggiungere chiunque, come infermieri dell’anima, al proprio domicilio. Da Messina lo abbiamo fatto un po’ per gioco – nel ricordo di un’idea di teatro di strada e di clown clandestino che ha caratterizzato la nostra formazione iniziale – ma la circostanza pandemica ha fatto scoppiare il caso, rendendo una idea così semplice un progetto capillare e dunque rivoluzionario. 

V’è fame d’aria, d’arte, di incontri, di calore e doni immateriali che possano nutrire l’anima e il pensiero.

Una maniera indolore di attendere la riapertura dei teatri o una modalità alternativa anche in futuro?

Speriamo che da questo “limite” si possa avere il coraggio di ripartire e ripensare il teatro, tornando all’origine dello stesso, pertanto alla sua missione e alla sua funzione. Il nostro è un atto sfrontatamente pubblico e politico, volto a restituire alla comunità l’entusiasmo di vivere attraverso lo sguardo alla forma alternativa alla vita medesima l’arte. Bisogna insistere sull’importanza di un ripensamento del sistema culturale offeso dallo spettacolo, dai numeri e dalla burocrazia attraverso la visionarietà di un teatro diffuso che esce fuori dal teatro per ritornare al teatro stesso con un pubblico molto più numeroso.

Questo è un progetto che ha la responsabilità di continuare ben oltre la pandemia per divenire punto di non ritorno di una comunità teatrale ritrovata e rinnovata. In strada è tutta un’altra cosa e per noi attori costretti a saltare quali veri acrobati da un pezzo teatrale all’altro e per il pubblico “vero direttore artistico” dei nuovi spazi urbani pronti ad accogliere il brulicare delle arti.

Raccontateci Delivery Theatre.

È teatro che viene “consegnato” a domicilio, attraverso un apposito menù che al momento propone spezzoni dei nostri più importanti spettacoli di repertorio. Gli spettatori fruiranno dai palchetti dei loro balconi che si affacciano sulla strada o nei cortili dei condomini. Vorremmo che nelle scuole si coltivasse l’abitudine di fare sporgere i propri studenti alle finestre della propria immaginazione prescindendo da immaginari precostituiti. Il nostro sogno, in un’era post Dpcm, è di organizzare vere e proprie rassegne nei condomini affiancate da cene sociali in cui ciascuno potrà condividere, su tavole di legno che collegheranno i vari balconi, pietanze autoprodotte (in una visione che rimandi alla circolarità del Globe Theatre). Vorremmo cominciare a seminare per raccogliere i frutti del ritrovato senso della comunità, della solidarietà, della voglia e della forza di ritornare a essere insieme.

Dove siete diretti? I destinatari?

In giro per la città tutta, da nord a sud, dal centro alle periferie. I destinatari saranno grandi e piccini essendoci menù dedicati a entrambi: vogliamo ricostruire una “mappatura psicogeografica” di un teatro immateriale ma diffuso. Chiunque volesse prenotare è il destinatario potenziale della nostra consegna. Le ordinazioni e i relativi prezzi sono da considerarsi a finestra e/o nucleo familiare. L’ideale è creare gruppi di finestre così da potere capitalizzare spostamenti e “abbuffate” teatrali. Confidiamo nella meraviglia che le nostre parole possano tradursi in un dono natalizio da parte di un esercito di mandanti di poesia, fatti immateriali che, nel loro essere effimero, hanno la forza di poter curare il cuore. Speriamo anche si attivi l’idea del biglietto sospeso e del sostegno con contributi al progetto così da potere arrivare nelle periferie cui il teatro, da sempre, è precluso. Speriamo svegliare le coscienze delle istituzioni (Comune, Università, Teatro cittadino, Regione, Ospedali) che possano magari decidere di avvalersi del format per regalare bellezza e moltiplicarla. Qualunque attività privata commerciale (ristoranti, librerie) può contattarci per combinare le reciproche “consegne”.

Che cosa prevede il menù?

Spezzoni di diversi spettacoli teatrali (che possono tra loro anche combinarsi) o spettacoli integrali tratti dal nostro repertorio (drammaturgie originali e due operette morali di Leopardi), letture animate per bambini. I menù in giornate speciali saranno impreziositi da menù musicali realizzati dalla violoncellista Laura Benvenga per appuntamenti esclusivi. Per chi lo desiderasse leggiamo anche pezzi indicatici per un menù unico e dedicato.

Che cosa vi porterete dietro?

Arriveremo in vespa. Il nostro contenitore delivery che ricorda lo zaino dei riders sarà una scatola che magicamente si trasformerà in palchetto. Dunque la scena è la città, poi ci siamo noi, i nostri testi e i nostri cappotti. Per i bimbi, trattandosi di letture animate, ci accompagneranno i libri. Poco e niente insomma per potere scappare da una finestra all’altra, quali agitatori e colonizzatori di anime.

Una riflessione generale sullo spettacolo dal vivo prima, durante e dopo l’emergenza sanitaria.

È tutto da ripensare, cancellare e riportare alla sua essenza prima di rito collettivo. Si può prescindere dalle pareti di un teatro, ma non dallo spettatore e dall’attore, insomma dai corpi. La pandemia ha solo evidenziato le fragilità, rendendole più chiare ed evidenti: il mondo del teatro era arrivato a un punto di non ritorno, è il momento giusto per capire come ritornare a dargli il giusto e dovuto tributo. Non c’è niente di più necessario che tornare a essere insieme, per capire quanto importante sia “vederci chiaro”, dal vivo.

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