A scanso di suspense, partiamo dalla risposta.
“Ai posteri l’ardua sentenza”.
È difficile spiegare a chi non abbia già dai primi vagiti familiarizzato col Festival della canzone italiana l’importanza, anche solo mediatica, che la kermesse sanremese riveste nel Bel Paese.
Sanremo è l’icona del Made in Italy: bel canto, moda, stile, arte. Talvolta kitsch: ma anche il kitsch può essere arte.
Sanremo è lo spirito del tempo, lo Zeitgeist. Nelle canzonette risuona la storia d’Italia: il boom economico dei ’60, la guerra fredda, gli anni di piombo, il riflusso degli ’80 e via cantando. Nelle performance, la storia del costume.
Sanremo è il contraltare televisivo della relatività ristretta di Einstein: spazio e tempo sono relativi. Sanremo è lo spaziotempo di Minkowski.
A primo impatto, Sanremo è anacronistico, in un ritardo ontologico. Il rap esiste da 20 anni prima di sbarcare nella kermesse: e si presenta come una novità. Il rock, idem. Eppure, Sanremo è l’etichetta DOC della musica italiana. Imbottiglia ciò che il Paese produce e lo immette sul mercato dopo adeguato invecchiamento (o maturazione, ḉa va sans dire).
Sanremo lancia tendenze, nella musica, nella moda, anche nei modi di dire. Sanremo è sempre in voga. Sanremo è avanguardia in delay.
Sanremo è sineddoche d’Italia: l’Italia in magniloquente miniatura. Melodia e alta moda, polemiche da bettola e glamour da copertina, artigianato d’autore e arte di arrangiarsi, istituzionalità e tarallucci e vino. Sanremo è trash, ma anche trés chic. È colto, ma anche cool. È internazionale restando nazionalpopolare. È commistione postmoderna di alto e basso. È la farfallina di Belen, ma anche il farfallino di Beppe Vessicchio.
Sanremo è distrazione di massa, Sanremo è massima allerta. Ogni passo in passerella, ogni parola pronunciata, ogni gesto, volontario o involontario, sono passati al setaccio da orde di giornalisti, commentatori, opinionisti. Sanremo è apoteosi semiotica.
Sanremo è fenomeno di costume, fenomeno sociale, fenomeno culturale. Trend topic d’ufficio.
Sanremo patenta gli intellettuali che non lo guardano, per poi sbugiardarli.
Sanremo legittima i critici che lo guardano per criticarlo, disinnescandoli.
Sanremo fomenta i fan, fanatizzandoli.
Sanremo è ingessato: quindi è anticonformista per conformazione.
Sanremo un po’ ci è, un po’ ci fa.
Per questo piace un po’ a tutti, anche a quelli a cui non piace. Probabilmente anche ai posteri.