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Linea Opera: verso un Teatro di comunità

Tempo di lettura: 4 minuti

Intervista a Francesco Giambrone, Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma

La grande musica appartiene a tutti e può avvicinare realtà distanti. Queste le premesse alla base del progetto “Linea Opera”, un’iniziativa del Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e l’Assessorato alla Mobilità capitolini, ATAC e l’Associazione “Città ideale”.

Mercoledì primo giugno, cinque autobus dell’ATAC partiranno da altrettanti Municipi della capitale diretti al Teatro Costanzi, dove alle 19:00 andrà in scena la prova generale di “Ernani”, uno dei capolavori di Giuseppe Verdi.

Il tragitto sarà occasione per i partecipanti di un percorso di avvicinamento all’opera: due esperti, infatti, introdurranno la trama e la messa in scena dello spettacolo, anche attraverso la proposizione di ascolti musicali.

L’iniziativa “Linea Opera” nasce come progetto pilota, ma nei prossimi mesi coinvolgerà tutti i municipi della città.

Abbiamo incontrato Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, tra gli artefici del progetto “Linea Opera”.

NdS: Vorrei partire dall’iniziativa “Linea Opera”, realizzata dal Teatro dell’Opera in collaborazione con Assessorato alla Cultura, Assessorato alla Mobilità e Atac. Si coglie, in questo progetto, la volontà di creare un raccordo tra istituzioni politiche e culturali per rompere gli argini tra mondi a volte separati, secondo una prospettiva di comunità intesa come polis.

F.G: Le istituzioni dovrebbero sempre collaborare, lavorare in sinergia, ideare e realizzare progetti in comune. Ma questa iniziativa ha soprattutto lo scopo di rompere gli argini non tanto tra istituzioni politiche e culturali, quanto tra tutti i soggetti che svolgono un servizio pubblico.

È bello e importante che con Linea Opera si siano uniti tre servizi pubblici: l’Amministrazione comunale, che è la casa di tutti i cittadini; il servizio di trasporto pubblico, Atac; il servizio culturale pubblico, che è il Teatro dell’Opera.

Anche se dal punto di vista giuridico siamo una Fondazione di diritto privato, siamo consapevoli di svolgere un servizio pubblico e, insieme ai nostri partner, riteniamo di dover offrire un servizio pubblico per i cittadini. Ci ritroviamo pertanto uniti in un progetto comune con un obiettivo: far comprendere ai cittadini che il servizio pubblico converge per agevolarli.

Penso, ad esempio, al problema della distanza, del come arrivare a teatro, e a quello delle barriere, come i prezzi del consumo culturale. Con questa iniziativa, abbiamo dimostrato come lavorando sinergicamente il servizio pubblico possa offrire proposte belle e importanti per i cittadini.

Questo è quello che intendo per teatro di comunità: un teatro che non aspetta che i cittadini arrivino ma va verso di loro, agevolandoli. Un teatro che è la casa di tutti, non un luogo di pochi, d’élite. Tutti possono riconoscersi nel teatro, e sentirlo proprio.

NdS: Mi è parso di leggere nella volontà di coinvolgere il servizio di trasporto pubblico una precisa scelta green.  

F.G.: Trovo la sua riflessione coerente con le intenzioni del progetto, concepito all’insegna della sostenibilità.

Abbiamo lavorato con Atac per incentivare la mobilità pubblica e spingere il cittadino a utilizzare i mezzi pubblici per venire a teatro. Come Teatro dell’Opera abbiamo sposato la causa della sostenibilità, ed è in questa direzione, ad esempio, che abbiamo stipulato un accordo di partnership con BMW per l’utilizzo di un’auto elettrica.

A breve, inoltre, comunicheremo tutta una serie di nuove attività green intraprese dalla nostra Fondazione. La nostra visione è la stessa alla base di Linea Opera: non prendete l’automobile ma venite a teatro con mezzi alternativi, perché si può.

NdS: A questo proposito, penso all’importanza di poter usufruire di agevolazioni rispetto ai mezzi di trasporto, ma anche di agevolazioni di carattere economico per l’accesso ai teatri e ai luoghi della cultura in genere.
C’è in questa iniziativa una grande attenzione verso i giovani, ma anche verso tutte quelle persone che non frequentano abitualmente i teatri. Mi sembra, in questa prospettiva, di rintracciare una volontà di avvicinare, e anche creare, nuovi pubblici per la cultura. C’è, in questo senso, un nesso tra agevolazioni e “creazione” di un nuovo pubblico?

F.G.: Sì. Penso che ci troviamo in una situazione cronicamente complessa. Attualmente, questa complessità si è drammaticamente riacutizzata a causa della pandemia e della guerra. C’è una generale condizione di impoverimento delle classi sociali del nostro Paese. Un teatro che riceve finanziamenti pubblici e che riveste una funzione pubblica, non può non tenerne conto.

Questo fa parte della specificità del momento, ma più in generale, il problema esiste al di là della pandemia e della guerra, indipendentemente dall’impoverimento che stiamo vivendo.

Noi, come Teatro dell’Opera, già con la prossima stagione abbonamenti – che presenteremo attorno alla metà di luglio – introdurremo delle agevolazioni specifiche per i giovani, progetti appositamente dedicati agli under 30 che possano favorirne l’afflusso a teatro nel modo più agevole possibile.

Ritengo che sia un dovere per un grande Teatro fare in modo che il pubblico giovane possa accedervi senza avere difficoltà. Quella del prezzo, ad esempio, può essere una barriera che rende per alcuni impossibile venire a teatro. Per questo abbiamo pensato a delle belle sorprese, a conferma del desiderio del Teatro dell’Opera di avviare questo tipo di politiche. Ma è anche una scelta in termini di responsabilità, che io sento personalmente di assumere nei confronti delle persone che altrimenti non potrebbero venire a teatro.

Io vorrei vedere il teatro sempre pieno: questo capita spesso e ne sono contento, ma – se mi passa l’espressione – vorrei vederlo sempre più pieno.

NdS: Se ne potrebbe fare un hashtag di “Teatro dell’Opera sempre più pieno”.

F.G.: Quando ero a Palermo, il nostro hashtag era “sempre aperti”. Siccome non sono mai soddisfatto fino in fondo dei risultati, i miei collaboratori crearono per me l’hashtag “contento mai”. Adesso potremmo passare a “sempre più pieno”, mi piace.

NdS: Linea Opera porterà cinque autobus alla prova generale di Ernani.

F.G.: Avevamo il desiderio di offrire un’opera importante, di repertorio, che potesse affascinare e coinvolgere. L’opera, qualunque grande opera, racconta sempre delle storie che ci riguardano e affronta temi su cui è importante riflettere: l’amore, la gelosia, la libertà.

Concludo con questa bella notizia: i primi tre Municipi, dopo sole 24 ore, hanno già registrato il tutto esaurito.

A breve abbiamo aperto anche la possibilità di nuove prenotazioni, sempre al prezzo di 5 euro. In poche ore sono già arrivate 140 prenotazioni: segno che l’iniziativa sta andando bene. Ma soprattutto è una conferma di ciò di cui siamo fermamente convinti: l’opera piace, le persone vogliono venire a teatro.

Quando il teatro si pone in ascolto e nella volontà di essere casa per tutti, la gente risponde. Questo è molto incoraggiante, soprattutto in una città dalle dimensioni di Roma.

Scritto da

Direttrice editoriale. Musicologa, project manager, consulente editoriale per Istituzioni culturali.

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