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Lirica, Musica

Dall’UNESCO la nomina del canto lirico italiano a patrimonio immateriale dell’umanità

Tempo di lettura: 3 minuti

Libiamo ne’ lieti calici”, direbbe Giuseppe Verdi. Le sue opere, così come quelle di tanti altri grandi compositori italiani, hanno portato a un riconoscimento che oggi è stato formalizzato dal Comitato per il Patrimonio immateriale dell’Unesco: da mercoledì 6 dicembre la pratica del canto lirico italiano è del patrimonio immateriale dell’umanità.

La nomina, avvenuta per acclamazione in occasione della riunione dei Paesi membri del Comitato in Botswana, arriva in una data simbolica, alla vigilia della Prima inaugurale del Teatro alla Scala.

Il riconoscimento giunge dopo quasi dieci anni di intenso lavoro da parte del Ministero dei Beni Culturali e del Comitato per la Salvaguardia dell’Arte del Canto Lirico Italiano presieduto da Federico Domenico Eraldo Sacchi, e che vede nel suo organico le massime realtà istituzionali della lirica italiana, tra cui l’ANFOLS (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche).

Dal 2014, il Comitato si è costantemente impegnato nella tutela e nella promozione di una forma d’arte e di spettacolo diventata un simbolo di italianità nel mondo.

«L’iscrizione del Canto Lirico nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale ci riempie di gioia e soddisfazione – dichiara Fulvio Macciardi, presidente dell’Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche –. Un obiettivo che, come ANFOLS, abbiamo portato avanti con forza, perché crediamo che un tesoro come l’opera lirica meriti di essere riconosciuta internazionalmente come un elemento fondamentale della cultura e dell’identità dell’essere umano».

«Questo riconoscimento è il culmine di un lungo percorso e di un’intensa e proficua collaborazione tra Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche e tutte le realtà che compongono il comitato – commenta Cecilia Gasdia, vicepresidente dell’ANFOLS e referente dell’Associazione per il Comitato –. Un lavoro che ha come obiettivo la salvaguardia e la diffusione dell’arte del Canto Lirico, un patrimonio immateriale nato con il “Recitar Cantando” più di 400 anni fa e che si è evoluto fino ad oggi grazie a grandi compositori, librettisti, artisti, cantanti, musicisti e insegnanti che hanno creato, creano e creeranno capolavori e pratica continua destinati a durare, mi auguro, in eterno».

Il Comitato per la Salvaguardia dell’Arte del Canto Lirico Italiano riunisce ANFOLS, i Teatri Italiani di Tradizione ATIT, Fondazione Teatro alla Scala, Accademia di Santa Cecilia, Assolirica ed insigni esperti rappresentativi della comunità dell’arte del Canto Lirico in Italia (Francesco Bellotto, regista e musicologo, Orietta Calcinoni, foniatra, Carmelo di Gennaro, musicologo, Rosanna Savoia, soprano e docente, Marco Tutino, compositore).

Negli ultimi anni, oltre all’elaborazione del complesso dossier di candidatura, il Comitato ha lavorato ad una mappatura dell’Arte del canto lirico italiano nelle sue numerose declinazioni formali e informali, pianificando strategie concrete a favore della diffusione, valorizzazione e salvaguardia del canto lirico italiano.

Anche il presidente dell’AGIS Francesco Giambrone ha riconosciuto il riconoscimento dell’UNESCO come «il frutto di uno sforzo collettivo che ha visto coinvolti tanti associati Agis, dalle Fondazioni lirico-sinfoniche ai Teatri di tradizione, e tutte le realtà grandi e piccole diffuse su tutto il territorio nazionale, depositarie di uno straordinario patrimonio di mestieri e professionalità. Ma siamo anche consapevoli della responsabilità che dobbiamo assumere nei confronti della tutela, della valorizzazione, della formazione e della trasmissione alle nuove generazioni di un patrimonio di saperi e competenze che ci ha sempre resi unici rispetto al resto del mondo. Un risultato ma anche un nuovo punto di partenza per rafforzare la consapevolezza dell’importanza dell’opera lirica e di tutto lo spettacolo dal vivo quale elemento portante e strategico delle politiche culturali del nostro Paese».

Il Presidente Federico Domenico Eraldo Sacchi, cantante e presidente di conservatorio, dichiara con grande soddisfazione: «Questo importantissimo riconoscimento internazionale non sarebbe stato possibile senza l’entusiasmo di una comunità composita, viva, attiva, che condividendo sforzi e obiettivi, ha saputo armonizzarsi in modo corale. Con l’iscrizione nella Lista dei beni immateriali dell’Umanità, viene riconosciuto a questo bene il ruolo di catalizzatore di tradizioni, abilità, arti, ovvero patrimoni materiali e immateriali d’importanza fondamentale per il nostro Paese e la capacità di rappresentare l’identità culturale italiana in tutta la sua ricchezza e bellezza».

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