Non si placano le polemiche
dopo l’intervento di Checco Zalone
durante la seconda serata del Festival.
Pierpaolo Polcaro ha intervistato, in esclusiva per Notizie di Spettacolo, il Presidente dell’Associazione Gruppo Trans Bologna.
Ha fatto molto discutere il siparietto di Checco Zalone sul palcoscenico dell’Ariston.
Ospite della seconda serata del Festival di Sanremo, in uno dei suoi interventi il comico ha raccontato insieme ad Amadeus una sorta di Cenerentola in chiave LGBT.
Una fiaba narrata in Calabria con protagonista una transessuale dallo spiccato accento sudamericano.
Sulle note di una riadattata “Almeno tu nell’Universo” di Mia Martini, con la sua consueta comicità si è poi lasciato andare a una serie di luoghi comuni, nell’intento di provare ad affrontare con ironia il tema dell’omofobia e della transfobia in particolare, proponendone una personale condanna.
La polemica sui social
Pronte le proteste sui social da parte dei gruppi attivisti LGBT, volti noti o semplicemente chi non ha gradito il momento, non lo ha considerato particolarmente comico o geniale e si è sentito offeso dal tipo di rappresentazione.
Per provare a capirne di più abbiamo sentito il parere Christian Cristalli, Presidente dell’Associazione Gruppo Trans Bologna, che ha in esclusiva rilasciato a NdS queste dichiarazioni.
“È vergognoso che in Italia, in una trasmissione di tale spessore si sia voluto per l’ennesima volta parlare di qualcosa che nell’immaginario comune solitamente è l’unica narrazione delle persone trans.
Che bisogno c’era di portare lo stereotipo all’Ariston?
È grave è inaccettabile quello che è stato proposto ieri e dobbiamo dirlo con forza, perché questa è transfobia”.
Un aiuto dall’Europa
“Per l’ennesima volta, su Raiuno in un orario in cui sono sintonizzati milioni di spettatori, sono stati riproposti i soliti cliché, i soliti luoghi comuni sulle persone trans, una carrellata di stereotipi che sono tossici e che dimostrano quanto il nostro Paese sia arretrato in Europa.
Siamo convinte che sia giusto ampliare le narrazioni che vengono fatte su di noi anche nei media.
Aiutateci dall’Europa, aiutateci dall’EurovisionSong Contest a capire quanto qui siano messi male i giornalisti, gli autori dei programmi televisivi, per non parlare della nostra classe politica”.
“Noi vogliamo esistere”
“Bisogna uscire dallo stereotipo, perché noi esistiamo, siamo persone in carne ed ossa, non teorie del gender, abbiamo dei diritti che ad oggi non ci sono riconosciuti.
Dobbiamo riconoscere un lavoro, quello delle sex worker, che in Italia esiste ma non se ne può parlare, è un sommerso. È ingiusto però continuare a rappresentarci solo ed esclusivamente come persone al margine di un marciapiede, in un limbo invisibile in cui si viene inevitabilmente spinti.
Noi vogliamo esistere, alla luce del sole.
Come Associazione Gruppo Trans, con sede a Bologna, siamo un gruppo di persone transgender che vogliono rivendicare la propria visibilità, la propria voglia di vivere al mondo”.
Grande attesa intanto per la terza serata del Festival che andrà in onda stasera e che vedrà come co-conduttrice Drusilla Foer.
Chi è Drusilla Foer
Ironica, sagace e pungente, Drusilla Foer è una nobildonna toscana, alter ego dell’attore e cantante fiorentino Gianluca Gori. Un po’ vamp e un po’ diva, è apprezzata per il suo eloquio elegante e per il suo stile inconfondibile.
Anche in questo caso sono state numerose le polemiche sulla sua partecipazione al Festival, essenzialmente legate all’incapacità di identificare Drusilla con un genere predefinito.
In realtà Drusilla non è né uomo né donna, incarna l’arte che va oltre ogni genere e diventa capace di abbattere ogni tipo di barriera.
L’auspicio è che da un palcoscenico così importante possa finalmente dare un vero segnale di apertura, con la speranza che alla fine si possa anche parlare di musica, possibilmente di qualità.
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