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GABRIELE LAVIA E FEDERICA DI MARTINO AL TEATRO DUSE CON ‘LE LEGGI DELLA GRAVITA’’

Tempo di lettura: 2 minuti

Cresce l’attesa per Gabriele Lavia e Federica Di Martino che, dal 3 al 5 Dicembre, saranno sul palco del Teatro Duse di Bologna con le ‘Le leggi della gravità’, atto unico, tratto dal romanzo di Jean Teulé, di cui Lavia firma anche adattamento e regia.

Le leggi della gravita’ racconta la storia di una donna che, in una notte di pioggia in Normandia, va al commissariato del suo quartiere e confessa l’assassinio del marito, avvenuto una decina di anni prima. Il caso era stato chiuso come suicidio. Secondo gli inquirenti, infatti, il marito si era gettato dal balcone dell’undicesimo piano. Ora, però, la donna sostiene di aver spinto lei il marito giù dal balcone. La confessione giunge dopo quasi dieci anni, ma ad una sola ora dalla scadenza dei termini di legge utili per riaprire il caso.

Al centro della trama ci sono, quindi, leggi di gravità diverse: quella fisica di nove e ottantuno metri al secondo e l’altra, non misurabile, che ha a che fare con la caduta delle coscienze dentro i fallimenti delle proprie vite.

In scena si fronteggiano così un’assassina che vuole essere arrestata e un tutore della legge che non vuole arrestarla. Da qui, emergono alcuni interrogativi per i personaggi e per il pubblico: chi è dalla parte della giustizia? E quale giustizia?

“Una notte di freddo e di pioggia. A Le Havre, in Normandia. Una donna entra in un commissariato. C’è un vecchio commissario che sta per andare in pensione. La donna viene ad autodenunciarsi. Ha ucciso il marito dieci anni prima. Lo ha spinto giù dal balcone, undicesimo piano. La legge di gravità è ineludibile. Nove e ottantuno metri al secondo. Ma la legge di gravità dell’essere ‘esseri umani’ qual è? Alla legge fisica di gravità non si può sfuggire. Ma a quella metafisica? A quella dell’essere umano? La legge non misurabile dell’amore, del dolore, della rabbia, del senso di colpa, del fallimento, dell’incertezza dell’essere non è meno ineluttabile dei nove e ottantuno metri al secondo. L’uomo cade nella vita. Cade nel suo dolore, come cade nella felicità e nel successo. L’uomo cade, precipita nel fallimento (da falere, cadere) e fa male. In una notte freddissima, un uomo e una donna prendono coscienza delle loro cadute. Ma vivere forse è la presa di coscienza dei propri dolorosi fallimenti”. Gabriele Lavia

Sul palco anche Enrico Torzillo. Lo spettacolo si avvale delle musiche di Antonio Di Pofi e la scenografia di Alessandro Camera. I costumi sono firmati da Andrea Viotti.

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