Inaugura il Festival Verdi 2022 proponendo una riflessione sulla guerra con La forza del destino
Parma, 22 settembre 2022
La forza del destino ha inaugurato il Festival, con un allestimento dai toni epici e un cast di altissimo livello. È un’opera che si muove su due piani, quello della vicenda personale di due innamorati divisi – dal destino o da personali decisioni intempestive? – su cui frizionano gli eventi della storia, come le guerre, che dilazionano ancor di più il loro reincontrarsi.
Tutto attorno c’è un dispiegarsi di personaggi che tratteggiano una narrazione avvincente e che tocca temi quali l’amore, l’onore, la fratellanza, la religione, la liceità delle guerre.
A interpretare i due innamorati Leonora e Alvaro, rispettivamente Liudmyla Monastryrska e Gregory Kunde (amatissimo dal pubblico), mentre il vendicativo fratello di lei Don Carlo era Amartuvskhin Enkhbat, voce tra le più interessanti d’oggi.
Sono piaciuti anche i due interpreti dei frati che offrono asilo alla fuggitiva Leonora, il Padre guardiano e Fra’ Melitone di Marko Mimica e dell’iconico Roberto De Candia, così come la Preziosilla di Annalisa Stroppa.
Il regista Yannis Kokkos propone una riflessione sulla guerra, particolarmente necessaria in questo momento storico, ambientando l’azione in un Novecento senza tempo, ma che richiama le brutture di un conflitto: le ferite dei soldati, la miseria dei civili.
È una regia cupa, oscura, piena di macerie e di fumo. Tocchi epici sono dati dalle proiezioni di elementi atmosferici sullo sfondo: cieli neri, rossastri di albe o di sangue, percorsi da fosche nuvole… davanti a queste si stagliano elementi scenici in controluce nei quali chi si diletta di cinema degli albori potrebbe ritrovare un certo gusto “alla dottor Caligari”. Ricreando ambientazioni simili a quelle del film in bianco e nero del 1920, le scenografie dell’attuale allestimento di La forza del destino parmense si stagliano in sagome sbilenche e dagli angoli aguzzi, illuminate da tagli di luce netti (a cura di Giuseppe di Iorio). Riferimenti visivi all’arte di inizio Novecento si trovano anche in momenti corali in cui appaiono mascherate tipiche del “giorno dei morti” della tradizione messicana e che si rifanno alle rappresentazioni pittoriche di certe scene di guerra di Otto Dix e Mario Sironi.
È un impianto registico che divide: apprezzato da coloro che preferiscono una messa in scena più aderente alla tradizione, potrebbe piacere un po’ meno a chi predilige una sperimentazione ultramoderna. In ogni caso, al termine dello spettacolo, il pubblico del Regio si è espresso con grande entusiasmo soprattutto per i cantanti e la direzione di Roberto Abbado in testa a Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, anche in contrasto a certe voci di dissenso (non rivolte allo spettacolo in sé ma contro talune decisioni dell’istituzione). Queste hanno riguardato l’esclusione della formazione corale locale in favore invece del Coro del Teatro Comunale di Bologna per la produzione di inaugurazione del Festival Verdi e per altri spettacoli della stagione regolare. La decisione è problematica per gli artisti del Coro di Parma perché comporta una consistente diminuzione degli ingaggi, ma è anche molto sentita da parte di un certo numero di parmensi assidui frequentatori del Teatro Regio, affezionati alle maestranze locali.
Le contestazioni si sono manifestate in proteste verbali, striscioni, lancio di volantini, ma non hanno inficiato la riuscita della serata.
Dal 22 settembre al 10 ottobre torna a Parma il Festival Verdi. Tre le opere previste: La forza del destino, Il Trovatore e Simon Boccanegra, cui si aggiungeranno la Messa da Requiem, una serie di concerti sinfonici e i tanti eventi collaterali del VerdiOff.