«Siamo e rimaniamo la forma di spettacolo più popolare e inclusiva e ci auguriamo di tornare a investire nelle sale incrementando comfort, tecnologia e servizi a beneficio del pubblico, e perché no, riattivare anche strutture dismesse in questi anni».
È con questo auspicio che Giulio Dilonardo accompagna la sua nomina a presidente dell’ANEC di Puglia e Basilicata. L’elezione, che ne riconferma la guida fino al 2028, è avvenuta oggi al Cinema ABC di Bari.
L’unione interregionale degli esercenti cinematografici raccoglie le imprese cinematografiche che operano all’interno delle due Regioni, per un totale di oltre 200 schermi.
Numerosi i punti del programma di Dilonardo esposti durante l’Assemblea, tra cui quello di incentivare la formazione di un nuovo pubblico, creando un rapporto più stretto tra le Scuole e il settore dello spettacolo, e riaprire le sale e i cinema che negli ultimi anni sono stati chiusi.
«Tutto ciò potrà essere possibile – spiega il presidente di Anec Puglia e Basilicata – solo se si porta a compimento la riforma dei sostegni al settore produttivo – avviata dal Ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano – che in questi anni ha visto un eccesso di film italiani, a volte a discapito della qualità. Deve finire il periodo in cui si sono prodotti i film “per ottenere il tax credit” e incominciare il periodo in cui si producono film, sperimentando anche nuovi linguaggi, “grazie al tax credit».
«Sicuramente dovremo perseguire la formazione del nuovo pubblico a partire dal mondo delle scuole che sono tornate a frequentare le sale ma per questo è indispensabile il sostegno delle Regioni – ha continuato Dilonardo –. Questa la nota dolente e che desta non poche preoccupazioni per le sale cinematografiche e più in generale per tutto il settore dello spettacolo incluso quello dal vivo. Se da un lato è vero che molto è stato fatto in questi anni per sostenere le imprese culturali, è altrettanto vero che le note difficoltà di utilizzo dei fondi di coesione sociale (FSC) per le attività del settore, portano a una difficoltà di programmare le attività, considerato che le Regioni non hanno incluso nel bilancio di previsione 2024 le risorse minime per consentire al settore di guardare all’immediato futuro con ottimismo».