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Il Festival Barocco Alessandro Stradella, la musica attraverso la storia. Intervista ad Andrea De Carlo

Tempo di lettura: 3 minuti

L’intersezione tra storia, musica e tradizioni diventa una lente di lettura in grado di connettere il territorio allo spettacolo, riscoprendo e valorizzando il patrimonio culturale legato al proprio paese.

È anche l’intuizione che guida l’edizione di quest’anno del Festival Barocco Alessandro Stradella (FBAS) di Viterbo e Nepi, apertosi nella giornata di mercoledì 30 agosto.

La rassegna connette i comuni di Viterbo, Nepi, Castel Sant’Elia, Caprarola, Celleno, Civitella d’Agliano e Montefiascone, decentralizzando la cultura lungo tutto il territorio della Tuscia.

“Il Festival per come lo conosciamo oggi – spiega Andrea De Carlo, direttore artistico della manifestazione – nasce dall’unione di due rassegne: quella dedicata ad Alessandro Stradella nata a Nepi nel 2013 e il Festival Barocco di Viterbo. Il FBAS oggi raccoglie un po’ queste due tradizioni delle due anime che lo compongono. Così siamo riusciti a portare avanti questo importante progetto di valorizzazione della musica barocca romana così profondamente legata al territorio”.

Il FBAS svolge da anni attività di ricerca, formazione e divulgazione musicale nel cuore di Viterbo. Come si traducono nel concreto queste attività?

Il Festival nasce proprio con l’idea di essere uno strumento per portare avanti dei progetti di ricerca e di formazione e, di conseguenza, anche dei progetti di produzione artistica e discografica. In questo senso, l’attività della rassegna si traduce in un doppio progetto di ricerca, sia musicologica che di didattica musicale. E questo si realizza attraverso i concerti, che sono il risultato finale e la punta di diamante di questo lavoro di ricerca, ma allo stesso tempo anche promuovendo un progetto di formazione dedicato ai giovani che è lo Stradella Young Project. Un’occasione per fornire una possibilità a nuove generazioni di cantanti e strumentisti di esibirsi e di partecipare alla produzione discografica del Festival. A questo si affianca anche un progetto di ricerca linguistica, sul rapporto fra la lingua e il canto e anche sull’interpretazione strumentale dei musicisti.

La manifestazione investe molto anche nella sensibilizzazione dei giovani al linguaggio barocco e contemporaneo. Come dialogano queste due forme di espressione?

Dobbiamo pensare che quando ascoltiamo o eseguiamo della musica, in realtà, stiamo ascoltando una musica che è stata sempre contemporanea e moderna ai suoi tempi. Un’idea che si incarna proprio nella figura di Stradella, che è stato un compositore a cavallo tra il Seicento e il Settecento e che ha saputo collegare queste due epoche. 

In questo senso, riproporre quella musica oggi non significa riadattare la musica barocca al contemporaneo, ma pensarla piuttosto come un eterno presente.

Quando eseguiamo i grandi compositori del passato non percepiamo questa distanza tra loro e noi, ed è questa la missione del Festival: mettere in dialogo compositori barocchi con giovani compositori contemporanei per evidenziare la trasversalità della musica.

Il concerto di apertura di quest’anno è dedicato a S. Rosa da Viterbo, che rappresenta un momento di aggregazione e condivisione per la comunità locale. In questo senso il Festival unisce storia, tradizioni e spettacolo insieme?

Questa unione è il punto di partenza del Festival e la si ritrova proprio nella storia e nel territorio in cui ci troviamo. La scuola polifonica romana del Cinquecento e del Seicento è stata nutrita in maniera fondamentale da moltissimi compositori della Tuscia viterbese. Quello che il Festival vuole fare adesso è replicare questa cosa al contrario, restituendo alla comunità tutta la sua storia di tradizioni e di cultura sia su Viterbo che sull’intero territorio attorno a cui si svolge la manifestazione. E questo è possibile sia grazie alla collaborazione con il comune e con le istituzioni locali, grazie alle quali stiamo operando un’azione di “decentralizzazione della cultura”, ma anche grazie al pubblico, locale e internazionale, che sempre più sta tornando a stringere un forte legame con il Festival.

La Chiesa di S. M. Nuova di Viterbo in occasione del concerto inaugurale del Festival Barocco Alessandro Stradella 2023
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