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Banda Giovanile Sinfonica Nazionale - 21 Dicembre 2022 - Teatro "F. Morlacchi" - Perugia - foto di ANBIMA

Musica

Le bande in Italia, tra folklore e formazione musicale. Intervista a Giampaolo Lazzeri

Tempo di lettura: 4 minuti

Il lavoro delle bande non è un lavoro di musica di “serie b”. Tra fenomeno folkloristico e occasioni di scambio intergenerazionale, le bande hanno caratterizzato da sempre un punto di incontro tra la musica e il territorio, tra la cultura e la società.

Un fenomeno antico e variegato, che negli anni ha saputo declinarsi in modalità e strutture differenti a seconda dei luoghi e delle usanze, ma che al tempo stesso ha saputo conservare trasversalmente la sua missione sociale e culturale.

Per spiegarci quale sia il ruolo delle bande oggi in Italia e come esse si siano evolute nel tempo e nello spazio, ce ne parla Giampaolo Lazzeri, presidente di Anbima – Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome.

I dati del 2022 indicano che il numero di bande in Italia è cresciuto rispetto all’anno precedente. È un sintomo della buona vitalità del settore?

Sicuramente le bande musicali durante il periodo pandemico avevano subito una ritrazione. Non tanto perché fosse finito il mondo bandistico, ma perché c’era l’impossibilità di potersi esprimere durante i concerti nelle piazze e nei teatri. Tutte attività legate all’attività primaria della banda, che è quella di suonare insieme.

C’è però ancora una forte differenza tra nord, centro e sud a livello di realtà presenti. Come si spiega?

La differenza si spiega che il mondo bandistico è molto variegato. Nel nord la presenza di complessi è più consistente perché ogni piccolo paese, ogni oratorio, ha la propria banda. Questo ha contraddistinto il fenomeno bandistico come forza di educazione musicale che si differenzia dal sud, laddove la tradizione bandistica è fortissima, ma con una particolarità: le bande al sud venivano utilizzate nelle fattispecie solo nelle feste patronali (le cosiddette bande da giro). Ancora diversa è la situazione nel centro Italia, dove c’è sempre stata una densità abbastanza importante di bande musicali, nonostante si sia mirato molto spesso anche a modalità diverse, a bande pensate per il folklore. Alcune tipologie di complessi sono nate in queste zone, tra Lazio, Toscana, Umbria e Marche proprio a causa della diversa “modalità di vita” delle bande in questi luoghi, pensate più per essere al servizio del territorio e della società.

Spesso si pensa alle bande come un fenomeno più popolare e folkloristico, ma in tante comunità le bande rappresentano uno degli aspetti identitari più caratterizzanti. Quale funzione sociale e culturale oggi riassumono le bande a livello locale e nazionale?

L’elemento più importante secondo me è quello di essere una comunità educante. È un presidio culturale. Ciò che caratterizza la globalità di questo fenomeno, anche da un punto di vista sociale e musicale, è proprio il suo essere una comunità educante. Nella banda vivono insieme tre generazioni – i nonni, i figli e i nipoti. Soprattutto nelle realtà più piccole. E questo è un fenomeno di massa importantissimo, perché tantissime sono le famiglie che negli anni sono entrate in contaminazione con le diverse bande in Italia. In questo modo, altrettanti sono stati i ragazzi che poi hanno continuato a studiare la musica come professione. E nei paesi piccoli questo si respira molto di più rispetto alle grandi città, dove c’è più dispersione.

Immaginiamo spesso le bande in azione nelle feste di paese o nelle sagre, ma in quali altre occasioni possono esibirsi?

La Banda evoca la libertà. Cammina, marcia o corre in piazze e strade, sotto il cielo. Viene in mente l’aforisma del grande filosofo Kant che diceva “la legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me”. Anche per questa sua capacità evocativa e per un senso morale che la Banda richiama, oltre che per essere un organismo collegato al popolo, essa ebbe un forte incremento nel periodo risorgimentale, quando si fece portatrice dei valori della libertà e dell’unità della patria.
I diversi tipi di spettacoli di bande musicali includono sfilate, variando nelle loro esibizioni, dalle feste religiose a momenti funebri, da commemorazioni patriottiche a eventi inaugurali, momenti sportivi e, ovviamente alla vocazione militare che riveste la banda. Poi ci sono le occasioni dei concerti all’aperto, nelle chiese, sale da concerto e nei teatri. Dobbiamo pensare alla banda come uno strumento versatile di alto profilo culturale, in qualsiasi modo venga utilizzata.

È trasversale l’importante ruolo che le bande hanno nella formazione della cultura musicale del nostro paese?

Vorrei sottolineare la grande importanza che hanno le Bande nella formazione musicale dei giovani; infatti molti alunni che frequentano le classi di strumenti a fiato dei conservatori, provengono dalla pratica bandistica, una esperienza positiva di educazione non solo musicale ma anche sociale e psicologica.
Esserci, essere fra la gente, essere presenti ai momenti salienti che scandiscono il vivere di una collettività, incrementare una tradizione che continua, dare significato vero al proprio volontariato, contribuire alla coesione della comunità, condividere il proprio tempo con quello degli altri, creare legami con realtà vicine e lontane e, ovviamente, “promuovere e favorire l’educazione e la formazione musicale dei giovani”, come recita lo Statuto dell’ANBIMA, tutto questo rappresenta un valore di testimonianza civile e culturale insostituibile.

C’è stato un cambio, in questo senso, di approccio e di studio alla musica nel corso degli anni? 

Credo che oggi ci siano molte occasioni, sicuramente più di prima, per avvicinarsi alla musica. Quello che è cambiato, mi sembra, è la dinamica di studio e di approfondimento della musica da parte dei ragazzi. Si cerca un approccio più induttivo e che punti di più sull’immediatezza. Ma questo non può valere per la musica e per lo studio di uno strumento, che necessita di un ordine e di una costanza diversi e rigorosi.

L’attenzione ai giovani e alla loro formazione è testimoniata anche dalla Banda Giovanile Sinfonica Nazionale ANBIMA. Quando è nato questo complesso e quanti elementi riunisce?

La Banda Giovanile Nazionale nasce proprio dalla volontà dell’Associazione di volersi concentrare sull’attività di formazione a 360 gradi, perché riteniamo che sia un modo per dare la possibilità alle generazioni future di contaminarsi con la musica e di investire sulla formazione. Questo complesso ha preso vita grazie ad un progetto del FUS e a oggi comprende 120 giovani da tutte le regioni d’Italia. Attraverso un serio lavoro di formazione, non selezione, e di percorsi di masterclass assieme ad alcuni dei professionisti già importanti sul panorama nazionale. E su ogni territorio abbiamo poi fatto delle graduatorie prendendo il meglio di ogni regione. Questo mette in evidenza la funzione, oltre che sociale, dello sviluppo e della formazione culturali che hanno le bande musicali in Italia.

Come si avvicinano i ragazzi e le ragazze alla musica e ai complessi bandistici?

Ci siamo resi conto che la formazione, soprattutto fatta capillarmente sui territori, è la chiave vincente perché facendo questa attività di formazione per bande giovanili, provinciali e regionali ci consente di dare a questi ragazzi una marcia in più e quando loro ritornano nelle proprie sedi nelle proprie bande possono portare un valore aggiunto e stimolano anche gli altri ragazzi.

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